BARAONDA BANCARIA - DIETRO IL CONTRATTO DEI BANCARI, C'È ANCHE LA MANINA DELLA CAMUSSO CHE HA SEGUITO IL NEGOZIATO - LE CANTONATE DELLA UIL (AVEVA PRONOSTICATO LA MANCATA FIRMA) E DISCREDITO (“85 EURO SONO POCHI”)

1 - DAGOREPORT 

 

abiabi

La madre di tutte le vertenze- durata 18 mesi- il contratto dei bancari, è già alle spalle. Ora l’Esecutivo Abi e le assemblee dei lavoratori dovranno ratificare l’accordo, ma, a differenza del contratto nazionale del 2012, la parte più integralista della FisacCgil stavolta avrà poco da baccagliare. Agostino Megale ed Enrico Segantini, con l’ottimo lavoro fatto, hanno convinto anchei più scettici: quei pochi dirigenti Fisac Cgil che comunque boicotteranno demagogicamente le assemblee ora correranno il serio rischio di essere espulsi. 

 

Megale ha in mano saldamente l’organizzazione e persino il quotidiano “Il manifesto” gliene hadato atto, coprendolo di elogi per il lavoro fatto. Il dietro alle quinte del contratto dei bancari è ricco di episodi divertenti e paradossali. Maurizio Arena, Segretario di Dircredito, al momento della firma, storceva la bocca: “85 euro sono pochi, guadagno molto di più con le polizze assicurative”.

antonio patuelli con moglieantonio patuelli con moglie

 

L’oscar della goffaggine va al segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che il 25 febbraio tuonò: “la rottura della trattativa tra Abi e sindacati è imminente”. Previsione puntualmente poi smentita dai fatti. “Carmeluzzo nostro” si è ripetuto a poche ore dalla firma, martedì 31 marzo, quando per spaventare se stesso sibillinamente ha dichiarato: “il contratto dei bancari prevede qualche modifica al Jobs act”. Ma qualche minuto dopo, in una marcia indietro degna del miglior Niki Lauda, ha contraddetto se stesso: “Si tratta di una considerazione di carattere generale. Non c’è alcun riferimento esplicito al contratto dei bancari”.

  Carmelo Barbagallo Carmelo Barbagallo

 

Così parlò Barbagallo dall’alto del proprio scranno. I più maligni sostengono, invece, che il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e Luigi Abete e lo stesso Alessandro Profumo, lette le dichiarazioni, siano andati su tutte le furie costringendolo al dietrofront. Ma laUil, la cui barra è stata saldamente in mano durante tutta latrattativa a Massimo Masi, non si è mai persa nei funambolismi e nelle acrobazie del proprio segretario Barbagallo, dando sempre la sensazione di grande serietà e stabilità.

 

Nonostante nell’accordo dei bancari non ci sia la minima traccia di variazione alla legge sul Jobs act, anche perché il presidente del Consiglio Renzi non l’avrebbe digerita, in molti si sono agitati per bloccare immediatamente il messaggio di un improbabile “accordo in deroga”. Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, esperto di free climbing che trascorre il proprio tempo libero ad arrampicarsi sulle pareti, ha tuonato fulmini e saetteverso quei giornalisti che hanno male interpretato alcuni passaggi del nuovo contratto dei bancari.

 

Lo stesso Sabatini però dimentica che la supervisione politica e tecnica dell’accordo è stata saldamente nelle mani sia dell’ottimo Giancarlo Durante, sia del lungimirante Giorgio Mieli, dirigenti in casa Abi esperti della materia, che mai sarebbero scivolati su una buccia di banana così evidente.

Susanna Camusso Susanna Camusso

 

La stessa Susanna Camusso ha seguito attentamente la vicenda, assicurando sempre il proprio sostegno, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha osservato dall’alto lo svolgersi della vertenza senza mettere bocca, limitandosi a qualche dichiarazione diplomatica di facciata, che però lasciava in mano ai sindacati il pallino della trattativa.

Chiusa la vertenza dei bancari, adesso è il momento di portare a casa il contratto anche dei 37mila lavoratori delle banche dicredito cooperativo.

 

Il Presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, che dovrà gestire anche la patata bollente dell’autoriforma del proprio settore, sarà coadiuvato da Marco Vernieri, ex Intesa ed ex Unicredit, e da Augusto dell’Erba, che in 8 mesi di trattative con i sindacati hanno fallito su tutta la linea, .creando malcontento non solo tra i lavoratori ma soprattutto tra i rappresentanti regionali delle stesse banche di credito cooperativo. Se Azzi non intervienesarà coinvolto nella confusione prodotta dai due.

Alessandro Profumo Alessandro Profumo

 

2 - LA  PENULTIMA  FATICA  DI  ERCOLE – PROFUMO

Da “Milano Finanza” 

 

E anche  la  penultima  fatica  è andata. Un  confronto  serrato, duro  e  a  tratti  vicinissimo  dal  rompersi  definitivamente, quello  tra  Alessandro  Profumo, plenipotenziario  dei  banchieri  italiani  per  il  rinnovo  del  contratto, la  Fabi  di  Lando  Maria  Sileoni. Caratteri sanguigni  tutti  e  due, anche  se  Profumo  dice  che  da  giovane  era  ben  più duro. E  in  effetti  i  suoi  scontri  con  la  Fabi  ai  tempi  della  sua  leadership  in  Unicredit  erano  molto  aspri.

 

MPS MPS

E  anche  i  primi  assaggi  tra  Profumo  e  il  leader  del  sindacato  dei  bancari  al  momento  della  nomina  a  presidente  di  Mps  sono  finiti  sui  giornali. Ma  alla  fine  Profumo  ha  portato  a  casa  un  risultato  in  autonomia, come  è suo  costume: una  delega  chiara, e  poi  mani  libere. Solo  una  settimana  prima  un'altra  fatica  era  stata  superata  da  Profumo, simile  a  quella  di  Sisifo: il  proscioglimento  dalle  accuse  relative  alla  frode  fiscale  sulla  vicenda  dei  derivati  Brontos.

 

Un  processo  che  sembrava  nessuno  volesse  celebrare, tanti  erano  stati  i  palleggi  di  competenze  tra  tribunali. Il procedimento  era  stato  avviato  a  Milano  per  poi  passare  a  Bologna  e  infine  a  Roma  su  decisione  della  Cassazione. lì, quando  qualcuno  ha  avuto  il  coraggio  di  occuparsene, il  solidissimo  teorema  della  Procura  di  Milano  si  è dimostrato  un  castello  di  sabbia, l'ennesimo  «Sono  molto  contento», si  è li- a  dire  a  chi  lo  chiamava  per  congratularsi  per  essere  stato  l'unico  top  banker  a  non  chiedere  patteggiamenti  sul  tema, convinto  della  bontà del  suo  operato. La  prossima  fatica  di  Ercole- sarà l'aumento  di  capitale  Mps.

 

FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI

Che  affronta  da  una  posizione  non  facile, in  quanto  deve  andare  a  convincere  a  versare  fino  a  3  miliardi  investitori  a  molti  dei  quali  ne  aveva  già chiesti  5  non  molto  tempo  fa. Ma  il  piano  industriale  è serio  e  credibile, risultati  operativi  sono  già visibili  e  il  consorzio  di  garanzia, guidato  da  Ubs, sembra  robusto. Insieme  all'ad  Fabrizio  Viola, Profumo  ci  dovrà mettere  la  faccia, ma  non  è il  tipo  che  si  tira  indietro. poi? Se, a  fine  giugno  verosimilmente, anche  Mps  avrà il  fieno  in  cascina  che  occorre  per  risollevarsi, Profumo  avrà riguadagnato  la  sua  libertà. Lascerà la  presidenza  e  allora  deciderà se  proseguire  il  percorso  di  merchant  banker  internazionale  in  proprio  o  farsi  sedurre  da  altre  istituzioni  italiane  o  (più plausibile) internazionali. Ma  lo  farà con  la  serenità di  chi, come  usava  dire  il  suo  José Mourinho, è tornato  padrone  del  suo  destino.

SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENASEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…