DRAGHI POLITICS! “I GOVERNI CHE NON CREANO POSTI DI LAVORO SARANNO MANDATI A CASA” - CAPOCCIONI DELL’ECONOMIA IN SOLLUCCHERO PER IL JOBS ACT: “L’ITALIA HA COMINCIATO LE RIFORME”

Francesco Semprini per “La Stampa

 

renzi porro virusrenzi porro virus

Occupazione, giovani e flessibilità del mercato del lavoro. E’ questo il tema intorno al quale si sviluppa il dibattito di questi incontri annuali di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. All’indomani del voto di fiducia al Senato del Jobs Act, è Mario Draghi a farsi sentire. «Non credo» che la riforma del lavoro in Italia si tradurrà in massicci licenziamenti, dice il presidente della Banca centrale europea.

 

Da anni il Paese è in recessione e la disoccupazione è elevata: «Le aziende hanno già agito». Ma questa considerazione è solo il punto di partenza dell’analisi che Draghi formula durante il simposio organizzato dall’osservatorio Brookings Institution.

 

«Le riforme del mercato del lavoro devono rendere più facile per le aziende assumere giovani, non licenziarli».

 

Mario Draghi a NapoliMario Draghi a Napoli

Il capo di Eurotower parla su scala europea: «Dal 2002 sono stati fatti contratti molto flessibili, posizioni che la crisi ha spazzato via». Un eccesso di flessibilità rischi di essere controproducente, secondo il preidente della Bce, convinto che quando si hanno tassi di disoccupazione al 25%, e milioni di giovani senza lavoro, i governi sono ancora più spinti ad agire. «C’è un potente incentivo per fare queste riforme, ovvero la consapevolezza che se non le facessero sparirebbero per sempre dalla scena politica perché non sarebbero rieletti». In questo senso Draghi si sente «oggi più ottimista di quanto non lo fossi nel 2002».

 

Di giovani e lavoro parla anche Pier Carlo Padoan commentando il passaggio del Jobs Act al Senato. «E’ un segno molto importante del fatto che il Paese fa le riforme che servono - dice il ministro dell’Economia -. Vedo positivo». Il perché lo spiega nel corso del dibattito al quale interviene al fianco del collega tedesco Wolfgang Schaeuble, e dell’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers.

giancarlo padoangiancarlo padoan

 

Col Jobs Act «abbiamo ottenuto un risultato molto importante. E sono convinto che ora possiamo spingere su altre riforme molto ambiziose, non solo nel mercato del lavoro». Il titolare di via XX Settembre spiega che «nel mercato del lavoro abbiamo introdotto profondi cambiamenti per aumentare la flessibilità e agevolare occupazione, soprattutto per i più giovani».

 

Certo occorre tempo anche perché l’Italia si trova ad affrontare una doppia sfida «non solo fare le riforme strutturali, ma farle anche contrastando un ciclo economico negativo», in cui c’è un calo di produttività cronico e una fase di non crescita. Serve una strategia che va oltre il breve termine - ha proseguito - perché le riforme vanno attuate».

 

A puntellarlo sul rigore di bilancio è Schaeuble: «Le regole devono valere per tutti, per i piccoli Stati membri così come per i grandi Stati».

 

COTTARELLI COTTARELLI

In Europa, prosegue il tedesco «abbiamo abbastanza flessibilità, nessun governo sta chiedendo di cambiare la regola del 3%, e Pier Carlo ne è perfettamente consapevole». «E’ importante tenere a bada la spesa - ribatte Padoan - ma è importante anche cambiare la composizione degli aggiustamenti di bilancio, e questo è stato finora un aspetto spesso sottovalutato», ma invece importante nell’ambito di una strategia «growth friendly».

 

Draghi e SchaeubleDraghi e Schaeuble

E’ poi Summers a tentare l’affondo nei confronti del rappresentante di Berlino, quando spiega che «concentrarsi solo sul deficit di bilancio senza considerare il deficit di investimenti» va ad aumentare lo stesso disavanzo e causa fallimenti delle politiche di bilancio. Sul Jobs Act si pronuncia anche Carlo Cottarelli, convinto che l’Italia è un Paese «che si sta riformando».

 

E sul suo ritorno al Fmi, questa volta nella veste di direttore esecutivo per l’Italia - dopo l’esperienza italiana da commissario alla «spending review» - dice: «Nessuno a Roma è indispensabile. Il lavoro sulla spesa non è uno sprint né una maratona, è una staffetta. Io l’ho passata a qualcun altro».

 

 

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