DUCATI, CON QUATTRO CERCHI AUDI - IL GRUPPO VOLKSWAGEN COMPRERÀ LA DUCATI PER 860 MLN € - I CRUCCHI SI ACCOLLERANNO PURE I 130 MLN € DI DEBITI CONTRATTI DALLA FINANZIARIA DI ANDREA BONOMI (CHE INTASCHERÀ IL DOPPIO DI QUANTO HA INVESTITO) - L’AUDI PUNTA AL MERCATO ASIATICO: TRA GLI ADVISOR CHE GESTIRANNO LA QUOTAZIONE SULLA PIAZZA DI HONG KONG, ANCHE BANCA IMI DI INTESA SAN PAOLO (TRA I PRIMI CREDITORI DELLA DUCATI) - CHE FINE FARANNO I MILLE DIPENDENTI DI BORGO PANIGALE?…

Teodoro Chiarelli per "la Stampa"

La cessione di Ducati all'Audi è ormai in dirittura d'arrivo. I consigli di vigilanza di Audi e della sua holding Volkswagen oggi pomeriggio dovrebbero autorizzare l'acquisto del marchio di Borgo Panigale per 860 milioni di euro dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi. Meno del miliardo che avrebbe chiesto inizialmente l'imprenditore milanese. Ma se si sommano i circa 130 milioni di euro di debiti che la società ha in pancia, i conti tornano. Con Ducati,che si affiancherebbe a brand di lusso come Bentley e Bugatti, salirebbe a 12 il numero dei marchi che fanno capo a Volkswagen.

A muovere le fila per comprare l'altra «rossa» italiana è stato Ferdinand Piech, appassionato di moto e gran patron di Wolfsburg, la cui prima motocicletta è stata proprio una Ducati. Per Piech, nipote del leggendario Ferdinand Porsche e per anni alla guida prima di Audi e poi dell'intero gruppo Volkswagen, uno straordinario regalo di compleanno: lunedì scorso ha compiuto 75 anni. È a Piech, presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo che si deve dunque il grande salto da Borgo Panigale a Ingolstadt, al centro della Baviera.

Solo la ferma determinazione dell'anziano industriale avrebbe consentito di superare le perplessità di chi, all'interno della holding di Wolfsburg,ritiene sbagliato investire in un'azienda discretamente indebitata nonostante il gran blasone. La rincorsa alla rivale Bmw sembra difficile. Soprattutto nel momento in cui il mercato motociclistico in Europa si è dimezzato e la crisi ha reso la moto un oggetto quasi di lusso. Ma Piech ha lo sguardo lungo e sembra puntare lontano, ai mercati asiatici in espansione.

Ducati, vincitrice dal 1988 di 13 titoli mondiali nelle superbike (anche se da un paio d'anni, nonostante Valentino Rossi, non brilla al motomondiale) e rilevata dal fondo di Bonomi nel 2005 quando era sull'orlo del fallimento, è arrivata, con i suoi mille dipendenti e le 40 mila moto vendute, a fatturare 480 milioni di euro nel 2011.

La «rossa» consentirebbe a Volkswagen, oltre a conquistare il suo dodicesimo marchio, di entrare dalla porta principale nel settore premium delle moto, sfidando lo strapotere della Bmw, unica casa presente nell'alto di gamma sia nelle quattro che nelle due ruote.

«Se Investindustrial mantenesse il controllo di Ducati e non lo cedesse a un partner industriale - aveva detto ancora lunedì scorso Bonomi - commetterebbe un grosso errore per gli interessi dell'azienda». Secondo il numero uno di Investindustrial, «Ducati ha sete di globalizzazione. Per quanto ci venga riconosciuto quello che abbiamo fatto, l'aiuto che gli possiamo dare non è più adeguato, ci vuole un industriale. Non siamo pronti a essere industriali a lunghissimo termine». Bonomi ha anche detto che Investindustrial potrebbe mantenere una quota di minoranza nella società. «Non ci dispiacerebbe partecipare alla prossima fase di crescita».

 

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