ENTI SERPENTI – DOPO SIENA, ANCHE ALLA CARIGE DI GENOVA VA IN SCENA LO SCONTRO TRA BANCA E FONDAZIONE SULL’AUMENTO DI CAPITALE

1-FONDAZIONE CARIGE: RINVIARE L'AUMENTO
Raoul de Forcade per ‘Il Sole 24 Ore'

Stoppare di fatto (prorogandolo) l'esercizio di delega del cda di Banca Carige per portare a compimento l'aumento di capitale fino a 800 milioni, che oggi è fissato al 31 marzo; oppure dare il via libera, entro la fine del prossimo mese, alla ricapitalizzazione, facendone però slittare l'esecuzione a giugno. Sono le due opzioni che il cda di Fondazione Carige ha inserito nell'ordine del giorno della delibera (approvata all'unanimità) con cui, dietro indicazione del consiglio di indirizzo (che ha approvato a maggioranza), richiede «la convocazione urgente dell'assemblea straordinaria» della banca, di cui controlla il 46,5%.

Alla fine, il confronto tra l'istituto di credito genovese e il suo ente di riferimento a corto di liquidità (e perciò al momento non in grado di sottoscrivere un eventuale aumento di capitale), è giunto alla sfida finale. E nonostante alcuni consiglieri della Fondazione abbiano voluto sottolineare che la richiesta «è finalizzata a concordare un percorso tra banca e fondazione in un' ottica di condivisione e non di conflittualità» e dicano di non voler «dare l'impressione che ci sia uno scontro tra noi», sottolineando la necessità «di far rispettare le nostre esigenze ma senza entrare in conflitto», lo scontro c'è.

Anche perché la banca, che era parzialmente al corrente di quanto si è discusso ieri pomeriggio, per lunghe ore, nelle riunioni del cdi e del cda, si aspettava che la proposta del presidente della Fondazione, Paolo Momigliano, poi approvata, contenesse solo una voce all'ordine del giorno. Quella relativa alla «eventuale assunzione della deliberazione entro il 31 marzo 2014 con esecuzione dell'aumento al mese di giugno 2014». Non anche (e per prima nell'odg) l'opzione di una «eventuale proroga del termine stabilito per l'esercizio della delega», conferita al cda dall'assemblea del 29 aprile 2013.

Il documento approvato dalla Fondazione mette anche in chiaro che l'advisor dell'ente (Banca Imi) «ha presentato un memo circa l'opportunità e la convenienza, sia per la banca sia per la fondazione, di un differimento temporale per l'esecuzione del deliberando aumento di capitale sociale». E che i «consulenti giuridici» ritengono che «un'esecuzione differita dell'aumento di capitale» non rappresenterebbe «a quanto allo stato consta, una violazione delle prescrizioni dell'organo di vigilanza».

Ora, però, la palla passa, oltre che alla banca, proprio alle autorità di vigilanza (Bankitalia per Carige e Mef per la Fondazione). Via Nazionale, da parte sua, vedrà già oggi, a Roma, i vertici di Banca Carige, ossia il presidente, Cesare Castelbarco, e l'ad, Pier Luigi Montani. La notizia è emersa ieri mentre cda e cdi della fondazione erano in corso. A quanto risulta, la convocazione avrebbe carattere ordinario e non sarebbe inerente al braccio di ferro tra l'istituto e l'ente azionista. Sembra difficile, però, che, alla luce degli avvenimenti di ieri, l'argomento non sia trattato.

Ieri, peraltro, anche i sindacati hanno preso posizione sulla vicenda. Dircredito, Fabi, Falcri, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Uilca rilevano che «un aumento di capitale di 800 milioni per una banca che, ad oggi, ha una capitalizzazione di borsa di poco superiore agli 850 milioni, assomiglia molto, nei fatti, a un formale annuncio di messa in vendita della capogruppo».

Le organizzazioni sottolineano, poi, che, con una simile ricapitalizzazione «la fondazione sarebbe destinata a rimanere con quote di capitale quasi insignificanti e cesserebbe di essere il socio di riferimento, con ovvie conseguenze negative sul rapporto con i territori». Dicono, inoltre, che il comunicato con cui Carige ha annunciato l'avvio dell'aumento sembra prevedere «il rinvio o la rinuncia alla cessione di asset non strategici annunciati lo scorso aprile».

Ancora, il sindacato denuncia che «continuerebbero ad essere in fase avanzata di studio iniziative come la chiusura/vendita di sportelli o come l'attivazione di un fondo esuberi, che comporterebbero sensibili perdite di posti di lavoro e metterebbero a rischio l'integrità del gruppo». In tutto questo, il titolo Carige ieri è salito dell'1,15% arrivando a quota 0,413.

2-L'ANNUS HORRIBILIS DI GENOVA
Marco Ferrando per ‘Il Sole 24 Ore'

Proprio un anno fa, alla data di oggi, Banca Carige annunciava il suo piano di rafforzamento da 800 milioni, per «raggiungere una dotazione patrimoniale pienamente conforme ai più elevati coefficienti richiesti dal nuovo quadro regolamentare», come sottolineava la banca in una nota diffusa in serata in contemporanea ai primi risultati delle elezioni politiche del 2013.

Una maxi operazione inattesa disposta dalle autorità di controllo, Bankitalia e Consob, che di fatto ha finito per aprire un vero e proprio annus horribilis per il gruppo: prima le tensioni tra la Fondazione e la banca per il delicato equilibrio tra aumento cash e cessioni, poi la tregua raggiunta in occasione dell'assemblea di fine aprile (quando davanti ai soci si presentò anche il presidente della Fondazione, Flavio Repetto) e quindi l'accordo conquistato in estate per vendere l'Sgr ad Arca.

Un deal, formalizzato solo con la fine del 2013, che di fatto ha rappresentato l'unica buona notizia ricevuta nel corso dell'intero anno: ad agosto arrivano prima le dimissioni di alcuni consiglieri e poi la decadenza dell'intero board, a fine settembre la nuova assemblea che sancisce la fine dell'era Berneschi ed elegge Cesare Castelbarco alla presidenza.

Ma neanche questo è l'epilogo: sciolto il nodo dell'avvicendamento in banca e individuato in Piero Montani il nuovo amministratore delegato, la resa dei conti si sposta subito in Fondazione, che a fine ottobre sfiducia il suo presidente, Flavio Repetto. Un mese di trattative, il pericolo - scampato - che il nuovo terremoto in Fondazione possa ripercuotersi sulla banca e poi a inizio dicembre la scelta di Paolo Momigliano, che avvia subito la ricerca di un advisor che affianchi la Fondazione nel delicato passaggio dell'aumento di capitale.

Alla fine, mentre la Procura accende più di un faro sull'intera vicenda, la scelta cade su Banca Imi. Ma è solo un piccolo passo in avanti: a un anno di distanza, con il titolo quasi dimezzato (in forte controtendenza con il settore), si è allungato l'elenco delle banche in cerca di capitali freschi ma intanto il piano di rafforzamento di Carige è nei fatti ancora al palo e l'equilibrio tra banca e Fondazione quanto mai precario, proprio come a Siena. Un dossier urgente, e tutt'altro che facile, per il neo ministro Pier Carlo Padoan, considerato che il Mef - autorità di vigilanza sulle Fondazioni - può agire con incisività sulle sorti dell'ente e quindi, indirettamente, della banca. Che oggi, a sua volta, è stata convocata in Via Nazionale per fare il punto - ancora una volta - sull'aumento di capitale.

 

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