
CHE FINE HA FATTO LO STROMBAZZATO TERZO POLO BANCARIO SOGNATO DA GOVERNO MELONI? LA BPM DI CASTAGNA SE NE FOTTE DI FONDERSI CON MPS E MEDIOBANCA: È PRONTA ALLE NOZZE CON I FRANCESI DI CREDIT AGRICOLE, CHE CONTROLLA GIÀ IL 20,1% DELL'EX POPOLARE – IL QUOTIDIANO “LES ECHO” RILANCIA IL PIANO DELLA FUSIONE, CON UNA QUOTA NON NON SUPERIONE AL 35% AI TRANSALPINI: “UN'IPOTESI È DI LASCIARE CASTAGNA ALLA GUIDA DELLA FUTURA ENTITÀ, MENTRE IL CDA LASCEREBBE SPAZIO IN GRAN PARTE A RAPPRESENTANTI DI CRÉDIT AGRICOLE…”
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
[...] I riflettori stanno tornando a illuminare il Banco Bpm, per otto mesi ingabbiato dall'Ops di Unicredit e ora libero di prendere altre direzioni.
Una pista sempre più accreditata in queste ore è quella che guarda in Francia, al Crédit Agricole, già azionista industriale di Banco Bpm sopra il 20% e con in pancia il 76% di Crédit Agricole Italia (CAI)
Il 7 agosto scorso, in un'intervista a Class Cnbc, l'ad Giuseppe Castagna, dichiarava: «Non ci sono operazioni in corso. Se mai si dovesse ipotizzare una fusione con Crédit Agricole Italia, penso sarebbe ipotizzabile un'operazione tra due banche italiane, non un'acquisizione francese. E l'azionista sarebbe di minoranza, anche se con una quota rilevante».
Poi, il 29 agosto, è il quotidiano transalpino Les Echo a rilanciare l'ipotesi della fusione citando alcune fonti vicine al dossier che indicano Castagna come motore dell'operazione.
«Il piano del patron di Banco Bpm è piuttosto sofisticato - sostiene la fonte anonima di Les Echo - Un'ipotesi al vaglio sarebbe quella di lasciare Giuseppe Castagna alla guida della futura entità, mentre il consiglio di amministrazione lascerebbe spazio in gran parte a rappresentanti di Crédit Agricole».
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Il problema è quale sarà la quota del Crédit Agricole nel nuovo gruppo e cosa ne penserà il governo. Secondo gli analisti che stanno esamindando la possibile aggregazione Banco Bpm- CAI, infatti, difficilmente questa quota potrà essere compressa sotto il 35%.
A questa soglia si arriverebbe partendo da una valutazione di CAI di 5,5 miliardi (il gruppo ex Cariparma ha circa 6 miliardi di valore di libro). Il Crédit Agricole ne possiede il 76%, quindi il Banco dovrebbe pagare 4,2 miliardi per comprare CAI. Un miliardo potrebbe avere come contropartita il 39% di Agos Ducato che la banca italiana possiede (il 61% è già dei francesi).
giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.
Mentre un altro miliardo potrebbe arrivare dalla cessione, sempre ai francesi, di un 39% di Anima eccedente il 51% che Banco Bpm manterrebbe in portafoglio. I restanti 2,3 miliardi verrebbero pagati in azioni Banco Bpm e così il pacchetto della banca italiana in mano al Crédit Agricole salirebbe dal 20 al 35%. Una quota che equivale al controllo del gruppo.
Potrà il governo Meloni, dopo aver respinto l'attacco di Andrea Orcel a colpi di Golden power, consegnare ai francesi il controllo del gruppo bancario che opera nelle aree più ricche d'Italia? Si vedrà, intanto per fine mese è attesa la decisione finale della Commissione Ue sul Golden power italiano in base al dettato dell'art. 21, già anticipata con lettera del 14 luglio.