PATRIOTI SCADUTI: GLI AZIONISTI ALITALIA LIBERI DI VENDERE - DEL TORCHIO INCONTRERÀ AIR FRANCE: IL NODO È RIDUZIONE DEL DEBITO E LICENZIAMENTI - IL PIANO DI POSTE ITALIANE

1. SOCI ALITALIA LIBERI DI VENDERE DEL TORCHIO INCONTRA AIR FRANCE IL NODO È LA RIDUZIONE DEL DEBITO
Lucio Cillis per "la Repubblica"

Scade il lock-up, tutti liberi di vendere le proprie azioni. Esattamente cinque anni fa nasceva dalle ceneri della ex compagnia di bandiera fallita Alitalia-Cai e a partire da oggi gli azionisti sono liberi di cedere le proprie quote, previo un "giro" di tavolo per verificare l'eventuale interesse di attuali azionisti, cui resta il diritto di prelazione ma non di veto.

Un passaggio in teoria interessante per le sorti del vettore. Ma in pratica oggi di possibili compratori, non sembrano essercene molti. A parte l'interesse mai ufficializzato di Aeroflot e Etihad, non resta che Air France-Klm. Ma anche il gruppo franco-olandese, alle prese con una pesante ristrutturazione, è incerto sul da farsi nonostante il dialogo politico tra i governi di Roma e Parigi stia stringendo sul nodo centrale del debito.

Intanto da Bruxelles è arrivata al conferma che il dossier Alitalia è stato ufficialmente aperto e si stanno verificando i documenti inviati dal governo per giustificare il ruolo di Poste italiane nell'operazione di salvataggio.

E ieri l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni ha ribadito che «i termini dell'intervento di Unicredit e Intesa San Paolo su Alitalia sono noti: noi abbiamo dato disponibilità a garantire l'aumento di capitale fino a 100 milioni complessivi (50 ciascuno ndr). Poi vedremo - ha aggiunto - se questo si tradurrà in una partecipazione azionaria o meno». E sulla possibilità di entrare ne capitale in veste di soci la risposta di Ghizzoni è stata netta: «Ci potremmo trovare come soci nel caso i 100 milioni di non venissero interamente sottoscritti».

Intanto in queste ore frenetiche e a due settimane dal termine ultimo per i soci intenzionati a sottoscrivere l'aumento di capitale da 300 milioni, l'ad Gabriele Del Torchio vedrà di nuovo i colleghi transalpini. Questa volta si gioca in casa, e l'incontro, probabilmente decisivo, si svolgerà a Roma.

Air France non è affatto convinta del piano di salvataggio messo a punto da Del Torchio e ne fa ampia pubblicità da alcune settimane, ribadendo la propria contrarietà a misure morbide. Nel frattempo la compagnia cerca di mantenere in piedi il proprio piano di rilancio invernale sia con offerte a prezzi scontati, sia con nuove rotte.

L'ultima novità arriva dal volo Milano Linate Vienna inaugurato ieri ed effettuato utilizzando degli slot (le bande orarie di decollo) che fino a pochi giorni fa venivano usate per la tratta Linate-Fiumicino. Oggi infine, potrebbero verificarsi dei disagi per chi vola a causa dello sciopero di quattro ore (dalle 10 alle 14) di piloti e assistenti di volo Alitalia proclamato da Uiltrasporti, Anpac, Avia, Anpav, Ugl, mentre non aderisce la Fit Cisl. La compagnia ha comunque previsto «misure per diminuire i disagi ai passeggeri».


2. ALITALIA, ADDIO ALLA MANUTENZIONE - «PIETRA TOMBALE SU UN SETTORE STRATEGICO»
Valeria Costantini per il "Corriere della Sera - Roma"

Oltre 300 operai aeroportuali di Ams sono già in cassa integrazione, 90 «carrellisti» restano in bilico: la media dei posti di lavoro evaporati, nell'arco di dieci anni, nelle ex Officine di Alitalia si assesta sulle tremila unità. Manodopera e settori industriali di eccellenza del made in Italy che rischiano di scomparire definitivamente durante il (secondo) salvataggio della compagnia tricolore, che rischia di mettere una «pietra tombale» su un settore strategico.

La Cub Trasporti denuncia già da anni lo smantellamento della Divisione Manutenzione Alitalia di Fiumicino, ovvero lo scheletro del vettore, composto da equipe di operai che hanno da sempre il compito di revisionare e mettere in pista aerei sicuri ed efficienti. Allarmi inascoltati fin quando l'Italia s'è destata e si è accorta, di nuovo, che stava per perdere la sua compagnia di bandiera.

POSTI A PERDERE - Appare già avviata al fallimento Ams, Alitalia Maintenance Systems, fiore all'occhiello dell'attività di manutenzione dell'aeroporto capitolino, con i suoi 320 dipendenti che si occupano di riparare motori e componenti aeronautici. Ad oggi i lavoratori sono già in cassa integrazione per 15 giorni al mese, ma il rischio è che, con la diminuzione delle commesse di Alitalia-Cai, Ams possa letteralmente chiudere i battenti. Nonostante un piano industriale, sottoscritto da Cai con il Governo nel 2010, parlasse di rilancio del settore e l'impegno preso dalla Regione Lazio di tutelare i livelli occupazionali del più grande polo industriale regionale, ovvero il Leonardo Da Vinci.

I CARRELLISTI - Rischiano, nelle ex Officine Alitalia, anche i dipendenti dell'area-manutenzione carrelli di atterraggio, i 90 operai dell'unico settore rimasto dove si effettuano commesse per terzi. La principale committente è proprio Air France, a cui però Cai ha già annunciato il ritiro dell'appalto nel 2015, proprio in vista della chiusura del settore. Lo stesso sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha espresso forte preoccupazione per il futuro delle migliaia di operai specializzati dello scalo romano.

L'APPELLO - «Non è possibile chiudere gli occhi di fronte a una situazione che, ogni giorno che passa, diventa sempre più incerta e drammatica per gli oltre 300 lavoratori di Ams. - ha sottolineato Montino - L'ex compagnia di bandiera non può ignorare le alte professionalità e specializzazioni nella revisione e riparazione di motori e componenti aeronautici che avrebbe a disposizione e che vanno tutelate». La dismissione dei settori dove sono impiegati gli ex «meccanici con le ali», ha avuto un'accelerazione nel 2008, con l'entrata in scena di Cai e l'avvio di una serie di esternalizzazioni che hanno mutato per sempre il volto industriale di Fiumicino.

FIUMICINO SMANTELLATA - Pezzi di aerei che prima venivano controllati e revisionati da un tecnico specializzato Alitalia negli hangar romani, oggi arriva nelle mani di operai israeliani, francesi etc. La manutenzione del lungo raggio è infatti già passata all'israeliana Bedek, il medio raggio all'Atitech di Napoli, a giugno 2012 si è affidato il reparto componenti aeronautici ai colonizzatori Air France. Alitalia non è più italiana già da un pezzo ma solo gli operai sembrano essersene accorti.


3. IL PIANO DI POSTE ITALIANE PER ALITALIA
Umberto Mancini per "Il Messaggero"

Ancora una decina di giorni e il piano delle Poste per Alitalia sarà definito. La messa a fuoco è a buon punto, ma si va con i piedi di piombo in un percorso di avvicinamento graduale. Non sottovalutando nessun aspetto. Lo scoglio da superare - o meglio da valutare bene prima di concentrare l'attenzione sui ricavi - resta quello legato alla situazione finanziaria, pregressa e attuale, che incide in maniera significativa sull'attività operativa e in definitiva sul core business.

Tema sul quale l'ad Massimo Sarmi e il suo staff sono da tempo al lavoro. «Soluzioni finanziarie tampone - è il ragionamento del manager - hanno appunto un valore temporaneo, mentre serve una svolta vera, di natura industriale, su cui disegnare il futuro della compagnia e dare stabilità».

Ma al di là di questa problematica - centrale anche per Air France - la strategia di Sarmi, almeno in una prospettiva più ampia e soprattutto dopo aver sottoscritto l'aumento di capitale, ha tre obiettivi prioritari: migliorare l'efficienza complessiva della compagnia, allentare alcuni vincoli che ne limitano l'operatività, assicurare a Fiumicino un ruolo centrale, quello cioè di essere per Alitalia il ponte per Africa e Medio Oriente.

Certo molto dipenderà dalle scelte che compirà Air France il 16 novembre, quando dovrà decidere se aderire o meno alla ricapitalizzazione. Ai suoi, Sarmi fa capire che Parigi sarà quasi certamente della partita, sottoscrivendo la propria quota e magari un po' di inoptato. Se non altro - è la convinzione - perché nonostante le frizioni con Colaninno, in aumento in questi giorni, non c'è nessuna intenzione di lasciare il campo ai concorrenti, sia europei, come Lufthansa o British, sia del Golfo, vedi l'esempio Etihad. Non tutto è però scontato - si ragiona ancora - visto che il presidente Alexandre de Juniac dovrà vedersela con l'ala più dura del gruppo Air France-Klm che non vuole, come noto, investire altre risorse nell'alleanza e pone clausole rigidissime. Il pressing su Colaninno di questi giorni lo dimostra plasticamente.

Francesi divisi quindi, con una parte che spinge a far saltare il banco e l'altra che frena pur alzando i toni. L'ultima parola spetterà al cda dove probabilmente prevarrà una linea di compromesso. Quello che è più chiaro nella mente del top manager che ha rilanciato le Poste è proprio l'aspetto industriale. Le sinergie - ha detto ai collaboratori - sono la parte più semplice da dominare. C'è già una proiezione di massima. Le stime sulle possibili sinergie parlano di una forchetta tra 100 e 120 milioni di euro in tre anni.

Con un piano industriale che spinge a valorizzare iniziative commerciali comuni, ad integrare la piccola Mistral Air con la flotta Alitalia, a sviluppare la gestione di data center e dei sistemi informatici, a modulare tratte e network, gestione delle vendite e debito. «Le iniziative utili ad entrambi sono tante - aggiunge - e tutte da seguire con la massima attenzione». Serve quindi un cambio di passo rispetto al passato. Come richiesto, con toni decisamente rudi e strumentali dalle due lettere inviate a Roma da de Juniac e dal cfo Philippe Calavia. Critiche e obiezioni che ai più - Sarmi è tra questi - sono apparse di natura tattica, un pressing studiato.

Finalizzate non a rompere, ma a ad avere mani libere nel caso in cui tutto dovesse naufragare. Con de Juniac (Sarmi gli ha parlato anche dopo l'invio dell'ultima lettera di fuoco) si è instaurato un ottimo rapporto. «Hanno una visione pragmatica, un know how da grande azienda come Poste, del resto. E pongono condizioni dure, ma sono disponibili a ragionare in maniera aperta e pragmatica».

Pare evidente che i francesi siano poco inclini a tagliare i ponti: piuttosto c'è la necessità, condivisa da Poste, di rivedere a fondo la governance. «L'obiettivo comune potrebbe essere quello di avere un board più snello per Alitalia, con una decina di membri al massimo, magari con due rappresentati a testa per Poste e per i francesi». Si tratta di ipotesi ovviamente. Tutto dipenderà dagli equilibri che si troveranno con la ricapitalizzazione. Nessuna preclusione quindi a lavorare insieme, in un working team comune con Parigi.

Analizzando caso per caso tutti i nodi da sciogliere: dal debito di Alitalia - i francesi non hanno nessuna intenzione di consolidarlo insieme al proprio - agli accordi industriali, fino al modo migliore per riempire gli aerei in un mercato sempre più competitivo. Purtroppo - e Sarmi lo fa intendere - in passato sono stati fatti degli errori che oggi condizionano il futuro. Per questo la discontinuità - sia nel piano che sul fronte del management - come chiedono il governo Letta e Air France - gli appare condivisibile. Si tratta di una strada quasi obbligata.

Come dire che il presidente Roberto Colaninno potrebbe essere costretto a farsi da parte. Meno scontata l'uscita di Gabriele Del Torchio, da poco più di 5 mesi sul ponte di comando, ma il cui piano è stato già bocciato dai francesi che lo considerano troppo ottimistico. Sarmi è poi convinto della necessità di avere all'interno del nuovo business plan un punto fermo. «L'hub di Fiumicino è strategico per il governo e ovviamente anche per Alitalia».

E su questo Air France dovrà farsene una ragione. «Il tema sarà discusso ma i margini per Parigi sono strettissimi». Così come è convinto che per Poste l'investimento in Alitalia sarà duraturo. «La nostra sarà una partecipazione ampia, tra il 15 e il 20% del capitale, con un investimento sostenibile che sarà ripagato». Altrimenti anche il colosso postale avrebbe declinato l'invito del governo. Intanto ieri Bruxelles ha annunciato di aver ricevuto il dossier da Palazzo Chigi che esclude aiuti di Stato.

 

GABRIELE DEL TORCHIODE JUNIACGABRIELE DEL TORCHIOghizzoniASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FEDERICO GHIZZONI E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO FOTO LA PRESSE AEROPORTO ROMA FIUMICINO MASSIMO SARMI MASSIMO SARMI PIPPO CORIGLIANO airfrance_logoAirFrancealitalia vignettaALITALIAAlitaliaROBERTO COLANINNO IN MOTO ANDREA RAGNETTI E ROBERTO COLANINNORoberto Colaninno e Franco De Benedetti MISTRAL AIR MISTRAL AIR jpeg

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