FINITA LA PROCEDURA D’INFRAZIONE? BENE, PREPARIAMOCI A NUOVE EUROSUPPOSTE

Gian Battista Bozzo per "Il Giornale"

L'Italia è, di fatto, fuori dalla procedura europea di infrazione per deficit eccessivo. La proposta del commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, completata ieri pomeriggio, sarà approvata mercoledì a Bruxelles.

Nel documento, ancora riservato, Rehn prende atto degli sforzi italiani per riportare il disavanzo sotto la soglia critica del 3% del prodotto interno lordo, ma chiede al nostro Paese di proseguire senza esitazioni sulla strada del risanamento dei conti pubblici.
In particolare, si sollecita la riduzione del debito pubblico, che quest'anno dovrebbe superare il 130% del Pil.

La «promozione» di Bruxelles è accompagnata da sei raccomandazioni nei confronti del nostro Paese. La più importante è quella che riguarda i conti pubblici: l'Italia non deve abbandonare il sentiero del risanamento, il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil non deve essere assolutamente superato, e il debito deve riprendere la strada in discesa. L'uscita dalla procedura di infrazione consente tuttavia margini di manovra più ampi rispetto agli anni scorsi, soprattutto per quanto riguarda il 2014.

L'obiettivo di un deficit 2014 dell'1,8% potrebbe essere allentato di uno 0,5-0,8%, mettendo a disposizione del governo fra i 7,5 ed i 10 miliardi di euro per misure anti-crisi: riduzione degli oneri fiscali e contributivi per i neo assunti, taglio dell'Irap per le imprese, e niente aumento dei ticket sanitari per le famiglie.

Una seconda raccomandazione riguarda le tasse. Secondo la Commissione, l'Italia dovrebbe attuare uno spostamento del prelievo fiscale dal lavoro e dalla produzione ai consumi e alle rendite. In buona sostanza, con l'azzeramento dell'Imu sulla prima casa e con il tentativo di non aumentare l'Iva dal 21 al 22%, l'Italia va nella direzione opposta a quella sollecitata da Bruxelles.

Ma è anche vero che si tratta di raccomandazioni: ogni Paese è libero di decidere la propria politica fiscale, purché alla fine i conti tornino. Il documento si occupa anche del decreto per i pagamenti degli arretrati alle imprese da parte della Pubblica amministrazione. Si tratta di un esborso quantificato in 40 miliardi di euro per il biennio 2013-2014, una somma che andrà per la massima parte ad incidere sullo stock del debito pubblico.

Bruxelles ha dato il via libera al provvedimento, ma ricorda che a partire dal 2015 le regole del fiscal compact prevedono una riduzione del debito a tappe forzate: dunque in futuro non ci sarà spazio per provvedimenti analoghi, nonostante il debito complessivo della Pubblica amministrazione verso il sistema delle imprese superi i 90 miliardi di euro.

La Commissione europea chiede al nostro Paese di andare avanti con le riforme strutturali. Fra queste, la riforma del sistema bancario e quella della Pubblica amministrazione. Un'altra riforma dovrebbe riguardare i servizi di rete, in particolare i trasporti. Infine, il mercato del lavoro: l'esecutivo europeo sollecita l'Italia a dare maggiore importanza alla contrattazione di secondo livello, e a inserire maggiore flessibilità nei contratti di lavoro.

Complessivamente, i contenuti della proposta di Rehn vengono giudicati «piuttosto buoni» da parte di fonti italiane a Bruxelles, soprattutto se confrontati con quelli che riguardano altri Paesi. In particolare, la Commissione sarebbe stata piuttosto dura con la Spagna. Fuori dalla procedura anche l'Ungheria.

Dopo il «sì» ufficiale dell'Europa, mercoledì, all'uscita dalla procedura di infrazione, il governo farà il punto della situazione. La promozione europea amplia i margini di manovra, ma non ci consente di allentare automaticamente i cordoni della borsa. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni dovrà reperire la copertura per l'Iva (2 miliardi), e per la proroga degli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni e gli interventi di efficienza energetica (80-90 milioni sino a fine anno). Mentre, sullo sfondo, restano da coprire i 2 miliardi abbondanti del taglio Imu di giugno.

 

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