ROTTURA DI SCARONI PER RENZI - IL FONDO USA “KNIGHT VINKE” VENDE LA SUA QUOTA IN ENI IN POLEMICA CON I METODI CON CUI VENGONO SCELTI I VERTICI: “NON C’È CHIAREZZA SU COME VIENE SCELTO L’AD”

1 - KNIGHT VINKE ESCE DA ENI: «OPACITÀ SULL'AD»
Da "la Stampa"

Knight Vinke dice addio ad Eni e denuncia l'opacità nella nomina dell'amministratore delegato del gruppo. «Come fondo abbiamo venduto tutta la posizione su Eni, poco meno dell'1% non più di una settimana-dieci giorni fa perché non c'è chiarezza su come viene scelto il prossimo a.d che riteniamo debba seguire criteri legati al merito e non logiche politiche. Questo nuoce alla credibilità dell'Italia», ha detto il Ceo del fondo.

2 - IL CONSIGLIO DELL'ENI TRA MERCATI E DIKTAT DEL TESORO E IL FONDO USA DISINVESTE
Stefano Agnoli per il "Corriere della Sera"

Considerare illegittimo o far decadere un amministratore anche in caso di «mero rinvio a giudizio» corrisponde all'interesse degli azionisti Eni? Una domanda legittima se si pensa al dibattito sollevato dalla lettera con la quale il ministero dell'Economia e la Cassa depositi hanno chiesto al Cane a sei zampe (ma anche a Enel, Finmeccanica e Terna) di introdurre nello Statuto la clausola su ineleggibilità e decadenza decretata dall'ex ministro Saccomanni lo scorso anno.

Colpisce, però, che l'invito in questione sia contenuto nella relazione che lo stesso board (uscente) dell'Eni ha pubblicato in vista dell'assemblea dell'8 maggio, quella che dovrà sancire le nuove regole e le nuove nomine. Rigorosamente in quest'ordine (prima la clausola di ineleggibilità poi le nomine), come voluto dall'azionista pubblico. Curioso anche che un suggerimento del genere, a prima lettura, non compaia nella relazione scritta per l'analoga occasione (clausola e nomine) dal consiglio di amministrazione di Finmeccanica.

Ma che cosa dovrebbero effettivamente «valutare», secondo il consiglio in scadenza, gli azionisti Eni? Se con la clausola «sia impedito loro di nominare o di consentire la permanenza nella carica delle persone ritenute più idonee a gestire la Società o comunque (se) siano messe in pericolo la stabilità della gestione e le certezze che il mercato richiede».

Linguaggio da relazione, certo, ma presa di posizione precisa, in linea con i dubbi sollevati di recente dagli opinionisti anglosassoni. Il tutto mentre anche il fondo attivista Knight Vinke, che spesso in passato ha agito da pungolo e sponda alle decisioni del management Eni, ha reso noto di aver venduto il suo 1% di azioni. Motivo? La «mancata chiarezza su come verrà scelto il futuro amministratore delegato». Non c'è che dire, le manovre sul prossimo Ceo dell'Eni entrano nelle due settimane decisive.

 

Logo "Eni"ERIC KNIGHT DI KNIGHT VINKEscaroni e renzi spl

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