alitalia ferrovie

ACCA NISCIUNO È FS – FERROVIE NEL 2018 HA CONTABILIZZATO UN UTILE NETTO DI 559 MILIONI, CHE ORA SARA' BRUCIATO IN ALITALIA, CHE NE HA PEDUTI TRA I 400 E I 500 – HA SENSO BUTTARE LE CEDOLE DEI TRENI (FINORA CEDUTE AL MEF) SULL’INVESTIMENTO IN THE SKY? L’OPERAZIONE NON È PROPRIAMENTE QUELLO CHE SI DICE UN ESEMPIO DI BUONA ECONOMIA INDUSTRIALE, EPPURE…

Paolo Stefanato per “il Giornale”

alitalia

 

Se è vero, come pare, che Alitalia ha perso anche nel 2018 tra i 400 e i 500 milioni, il bilancio delle Ferrovie dello Stato ha contabilizzato, all' ultima riga, un utile netto di 559 milioni. Viene da pensare che le FS potrebbero accollarsi le perdite dell' intera compagnia aerea, e sopravvivere: ma a carico dello Stato, di cui fanno parte, e cioè sottraendo valore ai contribuenti. Le Fs di Gianfranco Battisti, che ieri hanno presentato i conti del 2018, hanno in mano la regia per trovare una soluzione allo sfortunato vettore.

 

danilo toninelli gianfranco battisti

Una soluzione societaria è annunciata per Pasqua, poi dovrebbe seguire il piano industriale. Le Fs rileveranno comunque una quota di minoranza della compagnia, quindi tutti i profitti non saranno indirizzati lì. Se i treni italiani hanno finanziariamente le spalle larghe, questo non significa che si possono permettere un' avventura di questo tipo senza il timore di indebolirsi troppo.

 

Negli ultimi anni il gruppo Fs ha girato al proprio azionista, il ministero dell' Economia, buona parte degli utili sotto forma di dividendo: 300 milioni nel 2017 sul bilancio 2016, 150 milioni nel 2018 sul bilancio 2017.

 

EMBRAER E-175 ALITALIA

Quest' anno non si sa ancora, la decisione sarà presa prima dell' assemblea. Azzardando una ipotesi, il Mef potrebbe rinunciare alla cedola dirottandola verso l' investimento aeronautico: sarebbe una follia. L' operazione non sembra un esempio di buona economia industriale. Ma ieri l' ad di Fs ha detto: l' operazione va fatta se crea valore. Va ricordato che, con i contratti di servizio, le Fs sono sostenute finanziariamente da governo e regioni: i loro conti devono rispondere ai cittadini.

gianfranco battisti 1

 

I numeri del bilancio Fs sono, comunque, tutti positivi. I ricavi, per la prima volta nella storia hanno superato i 10 miliardi, raggiungendo i 12,1 miliardi, con un incremento del 30%. La grossa parte della crescita va attribuita al consolidamento di Anas, che dall' 1 gennaio fa parte della holding Ferrovie, portando una dote di 2,319 miliardi di ricavi.

tria

«Anas - ha detto Battisti - è parte integrante del gruppo Fs e, se la politica non decide diversamente, Anas è perfettamente integrata». Quanto alla generazione dei ricavi, non è possibile suddividere le varie voci, perché il dettaglio è contenuto nei bilancio delle singole società partecipate.

 

frecciarossa 3

Trenitalia, per esempio, non comunica i conti del Frecciarossa e dell' Alta velocità perché sono considerati dati sensibili, di cui potrebbe avvantaggiarsi la concorrenza. Quanto ai costi, sono aumentati in maniera meno che proporzionale rispetto ai ricavi, complice una politica di risparmi. A questo proposito viene messo in luce il «valore economico distribuito», che consiste nell' insieme dei costi operativi per beni e servizi e per il pagamento del personale che come un volano si irradiano nel sistema economico: il totale è 9,9 miliardi e il gruppo contribuisce in modo diretto e indiretto alla crescita dell' economia italiana per 0,9 punti percentuali di Pil. Il personale è cresciuto da 74.436 unità a 82.944.

 

frecciarossa 1

Quanto agli investimenti, nel 2018 sono stati 7,5 miliardi e saliranno a 9 miliardi quest' anno, nel quadro del piano industriale che prevede 58 miliardi di investimenti in cinque anni. Convergono nel bilancio della holding i conti dell' infrastruttura (Rfi), del trasporto passeggeri (Trenitalia), delle merci (Mercitalia), della gomma (Busitalia). Le Fs sono poi presenti all' estero: sono il primo operatore in Grecia, il secondo nel regionale in Germania, il terzo, sempre locale, in Olanda. In tutto i ricavi all' estero rappresentano il 14% del bilancio.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”