1. FUOCO ALLE POLVERI! IL TELE-CATTIVO ALDO GRASSO INTERVISTATO DAL CATTIVO MERLO 2. SE SU GOOGLE CERCATE “STRONCATO DA ALDO GRASSO”, VIENE FUORI UN ELENCO INTERMINABILE: DA SANTORO “CHE NON AMMETTE, PER VERGOGNA, DI FARE UNA TV SIMILE A QUELLA DI BARBARA D’URSO” A MARIA DE FILIPPI, “LA BURATTINAIA DEI POVERI CRISTI” 3. ”NON SCRIVO PER ESSERE LETTO DA GERRY SCOTTI, CELENTANO, FAZIO, LA CLERICI… NEPPURE PER COMPIACERE I LORO NEMICI. ACCADE PERSINO CHE BONOLIS DICA IN UN’UNIVERSITÀ CHE CERTA TV HA CONTRIBUITO A CORROMPERE IL PAESE. LUI DOV’ERA?” 3. ‘’MINOLI RACCONTA LA STORIA A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA” E SAVIANO CHE “SI ATTEGGIA, COLTIVA IL PERSONAGGIO E PROMUOVE IL SUO LIBRO COME BRUNO VESPA” 4. QUANDO HA SCRITTO CHE LA PEREGO È RACCOMANDATA, IL MARITO LUCIO PRESTA, MANAGER DI UN VERO “CARTELLO” DI VIP, HA TWITTATO: “GRASSO, SEI UN COGLIONE”.

Francesco Merlo per "GQ" Italia

Sei l'ultimo dei cattivi?
«Cattivo o severo?».

La sottile differenza si chiama libertà?
«Se critico Gerry Scotti sembro cattivo sia ai suoi amici che si rammaricano, sia ai suoi nemici che ridacchiano».

È fatale che disegnino la tua identità "contro" o "a favore".
«Non scrivo per essere letto da Gerry Scotti, Celentano, Fazio, la Clerici... Neppure per compiacere i loro nemici».

Ma conquisti tutti gli altri?
«Di sicuro non li imbroglio».

In Italia tutti imbrogliano.
«Già. Accade persino che Bonolis dica in un'università che certa tv ha contribuito a corrompere il Paese. Lui dov'era?».

Se su Google cercate "stroncato da Aldo Grasso", viene fuori un elenco interminabile: da Santoro «che non ammette, per vergogna, di fare una tv simile a quella di Barbara D'Urso» a Maria De Filippi, «la burattinaia dei poveri Cristi».

Poi Floris, Giletti e Travaglio, Mara Venier e la Clerici, persino Minoli «che racconta la storia a sua immagine e somiglianza» e Saviano che «si atteggia, coltiva il personaggio e promuove il suo libro come Bruno Vespa». Eppure gli piace pure parlare bene: Report, Fiorello, Teocoli, Baudo, MasterChef, persino programmi di bellezza: «Ma la generica bontà è peggio della cattiveria».

Buono e cattivo sono parole adatte solo al cibo: alla cotoletta, per esempio, che stiamo mangiando qui all'Uccellina, l'unico ristorante aperto di lunedì vicino al suo studio, nei pressi della Cattolica dove è entrato come studente: «C'era ancora Capanna, che già non mi piaceva». Allievo di Mario Apollonio, è professore di Storia della televisione e del cinema, ma non promuove in tv i suoi libri sulla tv: «Fazio mi ha detto: sei l'unico che non viene».

Grasso ha battezzato il buonismo critico "Mollichismo", da Vincenzo Mollica, che magnifica sempre, "a prescindere". Ma l'elogio è bello finché sei certo di poterne uscire: «Quando le lodi cominciano a odorare di incenso, quando rimangono addosso come macchie d'unto...». È la sfida, credo, del suo orgoglio piemontese: «La severità è più faticosa della cattiveria e della bontà». Così ci sono molti nomi che stanno in entrambi gli elenchi: Crozza, Benigni e Fazio, per esempio.

Dunque ti capita di ricrederti, di scoprire che è un talento qualcuno che avevi trattato da brocco, come il gatto maltese di Kipling che in realtà era un cavallo. «Fiorello era inguardabile. Poi ha cominciato a lavorare bene. Adesso mi accusano di stravedere per lui: lo conosco appena e ci diamo del lei».


Hai rapporti personali con le tue "vittime"?
«No».

Conoscere Floris è pericoloso?
«Beniamino Placido fu il primo a consigliarmi di non abitare a Roma. Lì, mi diceva, "ti capita spesso di incontrare Marzullo o Minoli e di accorgerti che sono simpatici, o complessi, o con il dramma umano"».

A Milano ci sono meno occasioni mondane.
«Faccio una vita molto privata: università e casa. Con la tv in sottofondo».

Posso testimoniare che non è un bacchettone come capita ai Catoni. Gli piace mangiare, bere, ha l'aria sana e allegra. Ma è timido, come vuole la tradizione della critica da Cecchi a Borgese, da Moravia a Saviane. E non gli piacciono le zuffe. Quando ha scritto che la Perego è raccomandata, il marito Lucio Presta ha twittato: «Grasso, sei un coglione». Presta è il manager di uno sterminato numero di vip, un vero "cartello". Ho letto questo titolo: "Il mondo dei vip solidale con la Perego". Chiedo: solidali o complici?

Ci capita spesso di ridere mentre mangiamo le patate fritte con le mani. Ma se Grasso decidesse di scrivere la critica di Grasso?
«La stroncatura bisogna meritarsela».

La stroncatura è la promozione più vibrante?
«Quasi tutti pretendono la vergogna della marchetta».

Perché?
«Perché non si fa più critica, perché i giornali hanno una soggezione imbarazzante nei confronti della televisione».

Quindi vivi con loro, i televisivi, ma non sai nulla di loro. «Per me non sono persone ma personaggi, immagini di uno schermo, fantasmi». Per loro sarebbe più facile detestarti se ti conoscessero?
«Il risentimento è cieco».

Celentano sul palco di Sanremo ti diede del deficiente, Minoli dice che sei frustrato, Maria De Filippi usa la sapienza: «Sarei felice di piacere ad Aldo Grasso perché spesso condivido quel che scrive e - va detto - Grasso scrive molto bene. Altre volte invece mi sembra spudoratamente di parte e mi chiedo perché mi ritrovi a cercare la sua rubrica. Però accade. Ogni giorno».

Il rimprovero che ti fanno più spesso è di essere stato cacciato dalla radio: «La Moratti, appena arrivata alla presidenza, sistemò un direttore in quota An». Era Paolo Francia, biografo del Fini di allora: «Io ero stato nominato dai cosiddetti professori».

In che quota?
«Macché quota. Insegnavo alla Cattolica e avevo scritto qualcosa...».

Era l'epoca dei tecnici.
«Con Zanetti, che dirigeva le news, avevamo un bel progetto ma in sei mesi abbiamo potuto fare molto poco. Però La barcaccia e Il ruggito del coniglio durano ancora».

Prima del Corriere della Sera facevi già il critico?
«Qualche articolo su Il Secolo XIX».

Per questo ti iscrivono al clan dei genovesi?
«Ho fatto le scuole a Savona dai padri Scolopi, ma sono nato a Sale delle Langhe, in Piemonte».

Parliamo di Dogliani, il paese del Dolcetto, dove ha la piccola vigna di famiglia che gli permette di produrre il suo Benedetta: «A Dogliani ci sono gli Einaudi, hanno casa Carlo De Benedetti, l'avvocato Gian Luigi Gabetti, la figlia di Giorgio Bocca e, al confine, c'è il paese dove è nato Ezio Mauro...».

Cos'è, la nuova Capalbio?
«Ma va...».

La moglie è Anna Foa, una delle colonne dell'Adelphi, la figlia Benedetta ha 26 anni: «Vive a New York, scrive sceneggiature per bambini alla Pixar».

Un Dna di spettacolo?
«Sono di origine contadina e a Sale delle Langhe non c'era neppure il cinema».

Allora?
«La scintilla scocca a Savona dove con Carlo Freccero e Tati Sanguineti facevamo un cineclub».

Proviamo ad assegnare i premi.
«Sicuramente la Gabanelli».

E nell'intrattenimento?
«X Factor è di grande pregio».

E i tg? Dicono che stravedi per Enrico Mentana.
«Ha fatto un buon lavoro».

Non pensi che La7 stia deludendo?
«Cairo tenta di aggiungere il popolaresco: Sottile, Paragone, che fa il peggiore talk show mai visto».

Il Tg1?
«Lo guardo appena».

Il Tg5?
«Per carità».

Il Tg2?
«Esiste ancora?»

Il Tg3?
«Troppo ansiogeno».

Sky Tg24, che è il mio preferito?
«Ha raggiunto un'alta professionalità». Prima i giornalisti erano «hostess e steward dell'informazione».

Ora molti li conoscono per nome: Alessio Viola, Valentina Bendicenti... Come succedeva a me con Sandro Paternostro e Andrea Barbato. «E lo sport è di rara qualità».

Però, qual è il però?
«L'approfondimento è banalmente assennato, affidato a opinionisti di basso profilo».

E Rainews24?
«Il predecessore della Maggioni faceva un'informazione fradicia di ideologia».

Le fiction?
«Canale 5 e la Rai fanno a gara a chi le fa peggio. Diciamolo: hanno fatto a pezzi Trilussa, Modugno, Don Bosco, Walter Chiari, Gigi Meroni, i Papi...».

 

Aldo Grasso ALDO GRASSO FERRUCCIO DE BORTOLI matteo renzi a ballaro da floris Giovanni Minoli PAOLA PEREGO SCIPPA LOSPITA IN DIRETTA A BARBARA DURSO lucio presta foto mezzelani gmt ANTONELLA CLERICI E LE SCARPE MASSIMO GILETTI REGALA LA MAGLIETTA DI MONTOLIVO A ENRICO LETTAdes05 maria de filippi

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