SPAGNOLI PADRONI: GLI AZIONISTI TELCO, PUR DI LIBERARSI DI TELECOM, HANNO LASCIATO MANO LIBERA AD ALIERTA

Fabio Tamburini per "Il Corriere della Sera"

L'accordo su Telco, a cui fa capo il controllo di Telecom, prevede che Telefonica possa esercitare l'opzione di acquisto delle quote controllate dai soci italiani pagando i titoli 1,1 euro circa. Ma non c'è alcun diritto di segno opposto, cioè gli altri azionisti non possono vendere agli spagnoli. E Telefonica potrà restare ferma sulle sue posizioni che, come risulta dall'integrazione dell'intesa del 24 settembre scorso, possono toccare quota 70% di Telco.

Perché dovrebbe farlo? Per esempio se avesse già raggiunto un obiettivo: l'uscita di Telecom, agguerrita concorrente nella telefonia mobile in America latina, dal Brasile. In più avrebbe la possibilità di motivare il mancato esercizio dell'opzione di acquisto in diversi modi. C'è soltanto l'imbarazzo della scelta: dall'eventuale modifica della legge sull'Opa (l'offerta pubblica di acquisto) con l'abbassamento della soglia che la fa scattare all'approvazione della cosiddetta «Golden power» sulla rete, che dà la possibilità al governo italiano di decidere il destino della rete fissa.

Quanto basta, e avanza, per chiamarsi fuori ma anche per accendere le polemiche sul futuro di Telecom. Il timore è che con la vendita di Tim Brasil venga portato a conclusione il depotenziamento della compagnia telefonica, fino a una decina d'anni fa il concorrente più agguerrito degli spagnoli.

Intanto l'incontro con il presidente del consiglio Enrico Letta, chiesto un paio di settimane fa dagli spagnoli non è ancora stato fissato e la mozione bipartisan proposta da Massimo Mucchetti per abbassare le soglie dell'offerta pubblica di acquisto sta facendo strada. Mercoledì prossimo ne discuterà il consiglio direttivo della Confindustria.

L'altra scadenza chiave è il piano che sta preparando l'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, molto atteso dai grandi azionisti e dal mercato. A lui viene chiesto di far tornare conti aziendali che da tempo non tornano. La presentazione è in calendario giovedì 7 novembre e dovrà precisare sia un programma di dismissioni da realizzare in tempi rapidi sia un drastico taglio dei costi.

Grazie all'ultimo accordo con gli spagnoli il break even per gli azionisti di Telco è sceso a 0,7 euro per azione, ma la richiesta a Patuano di una svolta radicale nella gestione del gruppo. Certo che l'accordo del 24 settembre scorso non modifica la governance. E, di conseguenza, le scelte in arrivo vedono il consiglio di amministrazione a netta maggioranza dei soci italiani. A loro, e non a Telefonica,toccherà decidere le scelte necessarie. Sempre che, nel frattempo, non vengano allo scoperto nuovi azionisti di riferimento. Nelle settimane scorse è passato di mano circa metà del capitale e c'è chi è pronto a scommettere che ad acquistare titoli Telecom non è stata soltanto la speculazione.

In particolare sono sotto osservazione le mosse del fondo Blackrock e di un importante azionista di minoranza, Marco Fossati. Entrambi hanno superato il 5% del capitale e non hanno più obblighi di comunicazione al mercato fino alla soglia del 10%. Va ricordato,in proposito, che Telco controlla Telecom con poco più del 22%. La partita si presta ad altre sorprese, mentre circola una battuta sull'ex presidente Franco Bernabé e su un suo rinnovato interesse ad essere della partita.

Fantafinanza, dicono. In fondo sul luogo del delitto è già tornato e, per una volta, non vale la massima secondo cui non c'è due senza tre.

 

FRANCO BERNABE CESAR ALIERTA GABRIELE GALATERI DI GENOLA ALIERTA Alessandra Necci e Antonio Catricala marco fossatiRICK RIEDERLOGO blackrocktelecom tim brasil

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