DA ATENE, NUOVE PENE - SULLA GRECIA INCOMBE IL RISCHIO DI VOTO ANTICIPATO E QUESTO VORREBBE DIRE VITTORIA DI TSIPRAS CHE MINACCIA DI PORTARE IL PAESE FUORI DALL’EURO - A QUEL PUNTO ANCHE L’ITALIA SAREBBE SULLA STRADA DEL RITORNO ALLA LIRA

 

Federico Fubini per “la Repubblica”

SAMARAS E MERKEL AD ATENE SAMARAS E MERKEL AD ATENE

 

Ognuno ha il suo subprime, la piccola zavorra dimenticata che può affondare il transatlantico, e l’Europa ha trovato il proprio in Grecia. Il Paese da cui cinque anni fa partì il contagio del debito sovrano, sta riportando un’ondata di instabilità sull’intera area monetaria. Questa volta però è diverso: economie come Cipro, il Portogallo o la stessa Italia sono più esauste e meno resistenti a un ennesimo terremoto, altre come la Francia possono trovarsi investite in pieno per la prima volta: l’evoluzione stessa del mercato dei titoli di Stato ieri ha confermato uno per uno questi timori.

 

alexis tsipras parla alla festa di sel  alexis tsipras parla alla festa di sel

L’ennesimo dramma della Grecia ha una trama politica emerso alla luce del sole e un intreccio diplomatico finanziario rimasto troppo a lungo nell’ombra. La vicenda politica riguarda l’incapacità del governo di trovare un nome plausibile, entro gennaio prossimo, per la presidenza della Repubblica.

 

Alla maggioranza mancano 29 voti in parlamento per il quorum. Il premier Antonis Samaras si è ridotto a pensare alla candidatura di Vangelis Marinakis, presidente dell’Olympiakos, solo perché guida il club di calcio più popolare del Paese: quando si arriva a tanto, lo stallo è di certo a un passo e le elezioni anticipate imminenti. In quel caso, a giudicare dai sondaggi che la danno di 5 punti in vantaggio, può vincere la sinistra radicale di Syriza.

TSIPRASTSIPRAS

 

La Grecia è tentata da una svolta radicale della sua politica europea. Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, in pubblico promette l’addio al programma della troika e una conferenza internazionale per liberare la Grecia del suo debito tramite un default definitivo. In privato invece, con altri leader europei, minaccia di portare il Paese direttamente fuori dall’euro: non è un caso se i mercati, con i crolli di questi giorni, hanno iniziato a dare un prezzo all’ipotesi che l’Italia o il Portogallo a quel punto possano trovarsi costrette a seguire a ruota.

 

angela merkel magnaangela merkel magna

L’Europa e l’Fmi hanno investito 280 miliardi di euro in Grecia in questi anni, solo per dimostrare che non esiste una porta d’uscita dall’euro. Se Atene la smentisse, gli investitori crederebbero che altri lasceranno la moneta, dunque porterebbero i tassi sui titoli italiani alle stelle e anche Roma può essere costretta a tornare a una moneta nazionale.

 

Samaras, il premier di centro-destra, di fronte agli elettori non intende lasciarsi scavalcare da Tsipras. Di qui la sua richiesta attuale di liberarsi anzitempo della troika, benché la Grecia non sia in grado di stare finanziariamente in piedi da sola.

 

merkel schaeuble germania merkel schaeuble germania

Fin qui il dramma politico alla luce del sole, ma sottotraccia lo sta alimentando l’ordito diplomatico-finanziario. Lontano dai riflettori, nel silenzio di tutti, quest’anno i governi europei hanno mancato un appuntamento che rischiano di rimpiangere: all’inizio del 2014 avevano iniziato a discutere l’ipotesi di dare altro sollievo alla Grecia sul debito.

 

Niente di diverso dal trattamento che la Gran Bretagna ha ricevuto dopo la Grande Guerra o la Germania dopo la caduta del nazismo: il debito pubblico verso gli altri governi — dopo i salvataggi, 173 miliardi nel caso della Grecia — viene spalmato su molti decenni a interessi quasi zero. Sarebbe una forma mascherata di default, già sperimentata da altri Paesi nel ‘900, e capace di disinnescare lo choc politico che ora minaccia di nuovo l’Europa.

GRECIAGRECIA

 

Ma quell’ipotesi su Atene si è arenata: il governo tedesco si è opposto, asserendo che una Grecia in deflazione, con un’economia crollata del 25%, una disoccupazione al 27%, potesse realmente ripagare un debito al 175% del Pil.

 

Come già troppe volte in questa crisi, la tattica tedesca si è dimostrata sbagliata. La Grecia oggi dà (o dava) segni di ripresa, più della stessa Italia, ma la tensione sociale e la pressione finanziaria rischiano di trasformarla in un detonatore per l’Europa. Una concessione sul debito sarebbe costata circa lo 0,7% del Pil europeo, un piccolo pezzo del mercato come lo erano in America i subprime. Negarla, può provocare una catastrofe decine di volte più devastante.

SCONTRI AD ATENESCONTRI AD ATENE

 

La lezione di ieri però è che non tutti sono uguali quando si alza la tempesta. La Spagna ha distanziato l’Italia per i rendimenti dei titoli di Stato, ormai più bassi di 37 punti per Madrid, perché lì la crescita è più alta e il debito più basso. E i bond sovrani francesi ieri hanno perso più terreno degli iberici, allontanandosi di 13 punti base in più dai Bund tedeschi. Ce n’è abbastanza perché il mercato decida di mettere concretamente alla prova la promessa di Mario Draghi, il presidente della Bce, di fare «qualunque cosa per preservare l’euro». Ma neanche un’onda infinita di liquidità può riempire il vuoto della politica, né quello del buon senso quando non c’è.

SCONTRI AD ATENESCONTRI AD ATENE

 

 

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…