ALTRO CHE GRECIA! LA PRIMA A USCIRE DALL’EURO SARÀ LA SPAGNA - “OGGI È, PIÙ DI QUANTO APPAIA DALLO SPREAD, SULL’ORLO DEL BARATRO” - LA CAUSA? LE CASSE DI RISPARMIO PUBBLICHE IN MANO AI PARTITI, VEDI BANKIA E CAIXA, SONO STATE IL MOTORE DELLA BOLLA SPECULATIVA 2005-2007 E HANNO BRUCIATO MILIARDI DI EURO - LE BANCHE PRIVATE CORRONO AI RIPARI, CHIUDONO I RUBINETTI DEL CREDITO E L’ECONOMIA SI BLOCCA…

Di Michele Boldrin* per il "Fatto quotidiano"
*Washington University in St Louis

Sarà la Spagna a farla finita con l'euro come lo conosciamo, realizzando l'opera non riuscita a portoghesi e greci nonostante questi ultimi ci abbiano tentato (e continuino a farlo) con ammirevole dedizione? Se mi avessero posto questa domanda nel mezzo dell'estate 2011, durante la quale gli italiani fecero inimicizia con lo spread, avrei risposto con un tranquillo "no": la situazione spagnola era grave, lo è dal 2006, ma non drammatica. C'erano ancora margini relativamente abbondanti per evitare disastri.

Ora, devo ammetterlo, non è più così e questo drammatico cambio, che ha cominciato a materializzarsi fra settembre e novembre dell'anno scorso, va compreso e interpretato. Perché ha in serbo gravi e utili lezioni anche per noi, oltre che per tutta l'Europa. La Spagna oggi è, più di quanto forse appaia dallo spread sul suo debito pubblico e dalla caduta dell'Ibex, sull'orlo del baratro.

E lo è a causa di una parte del suo sistema finanziario: le "cajas" pubbliche e un pezzo piccolo della banca privata. Le cajas sono le nostre vecchie casse di risparmio, tali e quali. Controllano più della metà del sistema bancario spagnolo e le due più grandi (La Caixa, catalanissima, e Caja Madrid ora Bankia dopo una serie di fusioni una più demente dell'altra, madrilena) sono rispettivamente la terza e la quarta banca del paese (Santander e BBVA son la prima e la seconda).

Le cajas sono quasi tutte fallite (fatta eccezione forse per La Caixa ma non è più il caso di mettere la mano sul fuoco per nessuno) e lo sono perché sono state il motore finanziario della bolla speculativa 2005-2007 legata al ladrillo, noto da noi come mattone. Le cajas sono da sempre in mano ai partiti e lo sono così esplicitamente che gli spagnoli parlano ufficialmente di "cajas del PP, del Psoe, di CyU" e così via. Il buco si stima attualmente fra gli 80 e i 120 miliardi di euro ma, visto che Bankia (del PP, appena "nazionalizzata") è passata da un buco stimato di 10 a uno rivelato di 40, meglio anche qui non mettere la mano sul fuoco.

Dal 2007 in poi questo buco è stato attivamente coperto dai consigli delle varie cajas (composti quasi essenzialmente di politici, sindacalisti e qualche prete), dal Psoe, dal PP, dal governatore del Banco de España e anche da buona parte dei media spagnoli coscienti del potere delle cajas medesime. Chi provava a mettere in evidenza che i conti non tornavano veniva rimbrottato mentre, nel frattempo, le cajas continuavano a rifinanziare il capitale e gli interessi di progetti residenziali falliti, aumentando così la loro esposizione.

Da circa un anno la liquidità si è fatta drammaticamente scarsa e il giochetto del rilancio non ha più funzionato. Oggi non solo le cajas sono quasi tutte fallite e praticamente non operative (ossia, non fanno credito a nessuno, buono o cattivo che sia) ma la loro malattia - che avrebbe potuto essere isolata in maniera costosa ma non troppo quattro anni fa - ha ora contagiato l'intero sistema bancario. Quest'ultimo, che soffre di una progressiva emorragia di depositi e fatica a finanziarsi sul mercato, sta sottoponendo il proprio paese a una restrizione brutale del credito.

È fondamentalmente per questo che la Spagna è entrata in una recessione forse più profonda di quella in corso pure in Italia (la quale ha le stesse radici, anche se la condizione delle banche italiane è meno grave di quella delle spagnole) e non certo per i piccoli tagli di spesa effettuati sino ad ora: la spesa pubblica spagnola, nel 2012, sarà ancora superiore a quella del 2011.

Sono le banche e soprattutto le cajas che stanno uccidendo la Spagna ed è per questo che bisogna intervenire su (quasi) tutte al più presto, i loro consigli d'amministrazione cacciati e i loro capitali ricostruiti con nuovi fondi. E questo deve essere fatto al più presto perché l'economia spagnola si sta avvitando su se stessa con sintomi greci - per chi non se ne fosse reso ancora conto: non è stata l'austerità a massacrare la Grecia, ma il collasso del suo sistema bancario. Ed è qui che casca l'asino: lo Stato spagnolo non è oggi in grado di indebitarsi sul mercato per i 100-120 miliardi di euro addizionali di cui avrebbe bisogno per nazionalizzare.

Se provasse a farlo rischierebbe la sindrome irlandese, avvitandosi. Ha quindi bisogno di aiuti esterni che possono venire solo dallo Efsf/Esm o, pensano i politici spagnoli, dalla Bec. Sì, perché Psoe e Pp, che si aggrediscono su tutto in maniera violenta da anni, su una cosa sono riusciti neanche tanto segretamente a "pactar" la settimana scorsa: che richiedere l'aiuto dell'Efsf/Esm comprometterebbe l'indipendenza nazionale e che, quindi, le cajas devono sopravvivere grazie a finanziamenti straordinari della Bce.

La quale, non avendo alcuna intenzione da un lato di violare il proprio mandato e dall'altro di aprire l'ennesimo vaso di Pandora pieno di mostri, ha immediatamente risposto picche.
Perché qui non si tratta di fare il prestatore di ultima istanza di alcune banche in crisi di liquidità, ma di ricapitalizzare banche fallite, che non è mai stato compito di una Banca centrale.

Su questo stallo che dura oramai da una decina di giorni si è inserita oggi l'iniziativa della Commissione europea che ha suggerito di utilizzare l'Efsf/Esm per ricapitalizzare le banche. Proposta saggia, non tanto di mediazione, ma di superamento dello stallo guardando ai suoi aspetti più generali: l'Europa non può avere una Banca centrale comune senza avere un regolatore bancario comune capace di intervenire sulle singole banche nazionali e assumerne il controllo quando la stabilità del sistema lo richiede.

Assumere il controllo, però, deve voler dire davvero assumere il controllo. Ammesso e non concesso che su questa nuova proposta si aggreghi il consenso europeo, non è detto che ai politici spagnoli piaccia l'idea di dover perdere per sempre i loro giocattolini chiamati cajas che finirebbero per essere gestiti da tecnocrati provenienti dai quattro angoli d'Europa invece che dai loro amici di provincia. Perché forse sarà anche vero che questa crisi infinita è frutto dell'irrazionalità dei mercati ma quella spagnola è tutta e solo figlia della voracità e del cinismo dei politici. E non è la sola.

 

crisi spagnaspagnamanifestazione-spagnaZAPATEROBANKIA BANKIA SPORTELLO BANCOMAT Mariano Rajoy

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…