HERVÈ FALCIANI, L’INGEGNERE INFORMATICO ITALOFRANCESE DELLA HSBC, DETENUTO A MADRID PER FURTO DI DATI BANCARI, DICE DI TEMERE PER LA SUA VITA: “HO PAURA DI ESSERE UCCISO” - IL SUO PC, SEQUESTRATO DALLE AUTORITÀ FRANCESI, CONTIENE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI DATI SCOTTANTI SU CHI, IN TUTTO IL MONDO, USAVA LA BANCA PER OPERAZIONI ILLECITE - QUEL CHE NON È CHIARO, È PERCHÉ LA MAGISTRATURA ITALIANA NON SI INTERESSI DI QUEI PREZIOSI DATI, CHE POTREBBERO CONTENERE NOMI ALTISONANTI (PURE DEL VATICANO)…

Angelo Mincuzzi per "Il Sole 24 Ore"

«Temo per la mia vita. Ho paura di essere ucciso». La voce di Hervè Falciani è un suono lontano ma il tono delle sue parole arriva deciso e sicuro. Dal carcere di Madrid, dove è rinchiuso dopo il suo arresto il 1° luglio a Barcellona, l'ex ingegnere informatico della Hsbc parla per alcuni minuti e racconta la storia di un uomo che si sente in pericolo. Ma la sua è anche una denuncia verso chi - dice - avrebbe dovuto prendersi cura della sua vita: «Nessuno mi protegge. Voglio andare in Svizzera e chiudere questa storia là dove è iniziata», scandisce.

Il 5 luglio le autorità di Berna hanno chiesto l'estradizione di Falciani, dando seguito a un mandato di arresto internazionale che lo accusa di furto di dati bancari. E adesso la corte di Madrid ha 40 giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta.

Nel computer di Falciani, sequestrato dalla giustizia francese nel 2009, sono racchiusi tutti i segreti della Hsbc, una delle più grandi e potenti banche del mondo. Mescolate tra loro ci sono operazioni lecite ma anche operazioni sospette, come quelle rivelate dalla commissione d'inchiesta permanente del Senato americano, che in un rapporto di 335 pagine ha elencato centinaia di transazioni compiute dai narcotrafficanti messicani e da una banca saudita considerata vicina ad Al Qaeda, tutte avvenute attraverso i canali della Hsbc.

Falciani è arrivato a Barcellona in traghetto la mattina del 1° luglio proveniente dalla Francia ed è stato subito arrestato dalla polizia catalana. Poi, alcuni giorni fa, è stato trasferito in un carcere alla periferia di Madrid, dove attende le decisioni della giustizia spagnola. «Temo per la mia vita», ripete Falciani. Ma perché?

La storia dell'ingegnere informatico, nato a Montecarlo ma con passaporto italiano e francese, è più complessa di quanto sia finora trapelato sui giornali di tutto il mondo, perché complessa e intricata è la quantità di informazioni contenute nel pc che è oggi in possesso delle autorità francesi.

La filiale di Ginevra dove Falciani lavorava era il quartier generale mondiale della Hsbc Private Bank e dalla sede Svizzera dipendevano tutte le filiali sparse nel globo, a cominciare da quella di Montecarlo, del Lussemburgo e delle Bahamas, tutte aree inserite nel circuito dei paradisi fiscali offshore. La lista che contiene i nomi di migliaia di presunti evasori fiscali giunta in Italia riguarda, però, soltanto i correntisti della sede centrale di Ginevra.

Dunque, esistono altre migliaia di nomi, finora rimasti segreti, relativi a investitori che hanno portato il proprio denaro a Montecarlo, in Lussemburgo e nelle altre filiali. Chi sono questi presunti evasori fiscali? Forse soltanto le autorità francesi sono a conoscenza di questi segreti, ma nessuna delle oltre cento procure italiane che indagano sulla lista Falciani, tra le quali c'è anche quella di Milano, ha mai chiesto a Parigi di ottenere l'intero materiale sequestrato. Soltanto la procura di Torino guidata da Giancarlo Caselli ha inoltrato una richiesta formale. I documenti, però, non sono ancora arrivati a Torino.

La magistratura italiana sembra non aver compreso l'importanza del materiale sequestrato dalle autorità parigine. Le liste dei presunti evasori fiscali finora arrivate anche in Italia rappresentano meno dell'1% del materiale che è stato trasferito in quel pc. E il restante 99%? Sono dati, cifre, nomi, transazioni, società, trust, fondazioni, flussi di denaro, conti cifrati e conti dormienti, molti dei quali si muovono a zig zag tra i più opachi paradisi fiscali mondiali.

Nel pc ci sono anche centinaia di migliaia di "visiting report", i rapporti che i gestori della Hsbc redigevano dopo aver incontrato i clienti della banca. Solo per quanto riguarda i correntisti italiani, nel pc sono immagazzinati più di 60mila "visiting report", molti dei quali potrebbero fornire interessanti spunti di indagine per le procure italiane e per l'Agenzia delle Entrate, che ha costituito al suo interno una struttura di intelligence dedicata alla lotta all'evasione internazionale. Da questi documenti trapelano infatti, talvolta, operazioni e comportamenti che potrebbero celare reati fiscali e penali. Resta un mistero il motivo per cui i magistrati italiani abbiano deciso di ignorare questa enorme mole di materiale.

Da quando il suo pc è stato sequestrato, Falciani ha iniziato a collaborare, formalmente e informalmente, con le autorità fiscali e giudiziarie di decine di Paesi, dall'Italia alla Francia, dalla Spagna agli Stati Uniti. Il 1° giugno l'ingegnere informatico ha testimoniato a Parigi davanti a rappresentanti del Dipartimento della Giustizia americano, venti giorni prima che la commissione d'inchiesta del Senato Usa diffondesse il rapporto sulle sospette operazioni di riciclaggio avvenute tramite i canali della Hsbc. Eppure, sostiene Falciani, «nessuno mi protegge». Resta la domanda: perché nessuna autorità si è finora mobilitata pienamente per difendere la vita dell'ingegnere informatico, che è cittadino italiano e francese?

Il quadro che emerge dalle notizie che fin qui sono note sulla Hsbc (a cominciare dall'inchiesta americana) evidenziano come nei circuiti della banca - molto spesso off shore - si mescolassero operazioni di tutti i tipi: da quelle lecite a quelle illecite. Entrambe utilizzavano gli stessi identici canali, quelli dei paradisi fiscali.

Le liste dei presunti evasori fiscali che hanno depositato i propri soldi a Montecarlo e in Lussemburgo conterrebbero nomi di grande rilevanza del mondo politico e finanziario italiano e internazionale. Uno dei correntisti presso la sede di Ginevra era il banchiere spagnolo dell'Opus Dei, Emilio Botin, presidente del Banco Santander. Ma nei forzieri della Hsbc avrebbero depositato ingenti quantità di denaro anche personaggi italiani vicini, o fino a poco tempo fa vicini, al Vaticano.

I milioni di euro recuperati dalle autorità fiscali di alcuni paesi, tra i quali l'Italia, sono probabilmente una minuscola fetta dei fondi che potrebbero essere restituiti al fisco se quel 99% di informazioni contenute nel pc sequestrato a Falciani arrivasse anche in Italia. Ma di quei segreti sembra che nessuno voglia saperne nulla.

 

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