I DOLORI DEL GIOVANE NAGEL - SALVARE I CREDITI (UN MILIARDO) CON LIGRESTI TROVANDO IL BADANTE CIMBRI (UNIPOL), SUPERARE GLI INTRALCI DEI MISTER ANTITRUST (PITRUZZELLA E CATRICALA'), TROVARE UN AD IN RCS TRA I MUGUGNI DI DELLA VALLE E ROTELLI CHE VOGLIONO SFASCIARE IL PATTO CHE GOVERNA IL CORRIERE, INCALZARE PERISSINOTTO IN GENERALI MA SENZA FARLO INNERVOSIRE TROPPO…

dal sito www.michelearnese.it

L'intralcio della norma Catricalà-Monti sui doppi incarichi dei banchieri, la sospensione del progetto Unipol decretata dall'Antitrust, lo stallo in Rcs con un patto di sindacato messo in discussione e la partecipata Generali in fibrillazione.

Non mancano i motivi di tensione tra i poteri forti, o presunti tali, del capitalismo italiano. E al centro, meno riverita del passato, c'è Mediobanca. Il top management dell'Istituto di Piazzetta Cuccia sta cercando di condurre in porto progetti controversi.

E' il caso ad esempio dell'operazione architettata dall'ad, Alberto Nagel, in simbiosi con Unicredit, per dare un futuro alla galassia assicurativa dei Ligresti, per preservare la mole dei crediti di Mediobanca e Unicredit verso Ligresti e concedere la possibilità a Unipol di crescere nel comparto delle polizze, provocando qualche malumore nelle Generali.

Ma alla controffensiva su Premafin-Fondiaria organizzata da Matteo Arpe (Sator) e da Roberto Meneguzzo (Palladio Finanziaria) si è aggiunto l'intervento dell'Antitrust che ha di fatto sospeso l'operazione. Quello che non hanno fatto la Consob presieduta da Giuseppe Vegas e l'Isvap di Giancarlo Giannini, l'ha compiuto l'authority presieduta da Giovanni Pitruzzella, sogghignano dalle parti di Sator e Palladio.

Venerdì scorso, comunque, l'ad di Unipol, Carlo Cimbri, ha cercato di rassicurare: "Puntiamo a circoscrivere la sospensione dell'Antitrust". E' la conferma di quanto ha scritto venerdì Massimo Mucchetti sul Corriere Economia: "Questa volta (a differenza del caso Bnl, ndr) Unipol insiste. Non solo perché ha dietro di sé, diversamente da allora, gran parte del sistema bancario italiano e internazionale, meno Intesa, ma anche perché una lettura strettamente giuridica fa intravedere lo spazio per la soluzione del problema".

Eppure, secondo Giovanni Pons di Repubblica, "Nagel e Pagliaro dopo aver mandato in pensione Cesare Geronzi in nome dello svecchiamento del sistema ora sono loro stessi accusati di voler conservare il sistema".

Nella decisione del Garante del mercato su Unipol hanno avuto un ruolo di primo piano due commissari dell'Antitrust di provenienza bancaria: Piero Barucci, in passato presidente di Mps e poi dell'Abi, e Salvatore Rebecchini, per anni all'ufficio studi della Banca d'Italia e poi presidente della Cassa depositi e prestiti.

D'altronde fra Antitrust e Piazzetta Cuccia la sintonia è sovente stata scarsa. L'ex presidente dell'authority, Antonio Catricalà, da sottosegretario alla Presidenza del consiglio è stato l'ispiratore della norma con cui il governo presieduto da Mario Monti ha vietato i doppi incarichi per una stessa persona nei consigli di amministrazione di banche, assicurazioni e società finanziarie.

La legge ha provocato malumori (anche nel governo) e un risultato concreto nella filiera Mediobanca-Generali: Nagel e Francesco Saverio Vinci si sono dimessi dal cda del Leone, certificando un allentamento almeno formale fra Piazzetta Cuccia e gruppo triestino; allentamento che Cesare Geronzi perseguiva anche nella sostanza.

Eppure proprio da Trieste è arrivata una buona notizia per i vertici di Piazzetta Cuccia che non stimano troppo la capacità gestionale dell'ad del Leone, Giovanni Perissinotto. Sabato scorso, in un'intervista al Corriere della Sera, Leonardo Del Vecchio di Luxottica ha chiesto le dimissioni di Perissinotto per i pessimi risultati in termini di redditività e per l'eccesso di operazioni extra assicurazioni: "Basta con i manager-finanzieri", ha titolato il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli, però lo stesso giorno Del Vecchio ha votato in assemblea il bilancio di Generali firmato da Perissinotto.

Non si meraviglia del comportamento Giancarlo Galli, saggista e autore della "Giungla degli Gnomi" (Garzanti): "Un conto è la strategia, un altro conto è la tattica, E il messaggio delle dimissioni è la strategia, che si può perseguire attraverso diverse tattiche". Ma le soddisfazioni per Nagel, nel leggere l'intervista a Del Vecchio, sono ben presto svanite, visto quanto ha aggiunto il patron di Luxottica e azionista del Leone di Trieste: "Quello che mi chiedo è perché Mediobanca e Unicredit abbiano dato tutti quei soldi a Ligresti".

"La verità è che si è rotto il salotto buono - commenta Galli - per effetto della debolezza della politica e della crisi. E' in corso un regolamento di conti nel capitalismo italiano, da sempre relazionale". E la classe dirigente di questo capitalismo, sia azionisti che manager, è rimasta spiazzata: "Finora prevaleva la teoria attribuita a Giovanni Bazoli, secondo cui il profitto era una variabile secondaria. Ma adesso sembra prevalere un altro approccio: il profitto prima di tutto, quindi la redditività delle aziende e degli investimenti, anche borsistici e azionari".

Fautori di questo nuovo approccio sono Del Vecchio, Giuseppe Rotelli e Diego Della Valle, gli ultimi due arrembanti soci di Rcs, seppure con visioni in parte diverse su come risanare e ristrutturare il gruppo editoriale.

Non è un caso che Rotelli, in rapporti con Bazoli e Giuseppe Guzzetti, ritiene superato, superfluo e obsoleto il patto Mediobanca-Fiat che governa la Rizzoli. Un altro grattacapo per Nagel, alle prese con la nomina dell'ad del gruppo al posto di Antonello Perricone.

 

 

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