I MERCANTI DI VENEZIA - LA PRIVATIZZAZIONE SELVAGGIA DI VENEZIA: PRADA COMPRA CA’ CORNER DAL COMUNE, PINAULT TRASFORMA PUNTA DELLA DOGANA IN UNO SHOW-ROOM, BENETTON TRASFORMA UN TEATRO IN UN RISTORANTE D’ALBERGO, HARD ROCK CAFÈ PROIETTA IL SUO LOGO SU SAN MARCO - IN NOME DEL BUSINESS DEL TURISMO, VENEZIA DIVENTA UNA VERA “BENETTOWN” - IL TUTTO CON IL SOSTEGNO DEL SINDACO-AVVOCATO (DI CHI?) GIORGIO ORSONI...

1 - UNA SHOWROOM CHIAMATA VENEZIA
Tomaso Montanari per "il Fatto quotidiano"

Venezia 2014. Su proposta del ministro per i Beni culturali Roberto Cecchi, il governo Alfano sdemanializza Palazzo Ducale e ne passa la piena proprietà al Comune di Venezia, per compensarlo degli ulteriori, inevitabili tagli al bilancio degli enti locali. Pochi mesi dopo, il sindaco (naturalmente di centrosinistra) vende il palazzo dei dogi a un magnate arabo che desidera restare anonimo e che si impegna graziosamente a lasciarne una parte in uso ai Musei Civici Veneziani. Pochi giorni dopo, il Domenicale del Sole 24 Ore dedica una copertina all'esotico mecenate.

Fantapolitica? No, solo il prevedibile culmine simbolico del processo di privatizzazione di Venezia, teorizzato in un volume pubblicato da Marsilio nel 1995 (Privatizzare Venezia. Il progettista imprenditore) e oggi in avanzato stato di realizzazione. Come nota lucidamente Paola Somma nell'illuminante Benettown (Corte del Fontego 2011), nel 1995 il rappresentante della Benetton Group poteva ancora dichiarare che "nell'acquistare immobili a Venezia, la società ha fatto un puro e semplice calcolo di investimento, dal quale si aspetta un ritorno, un beneficio", in un'operazione che "certamente non rientra in una logica di puro restauro, ma in una logica imprenditoriale più ampia".

Oggi la nuova retorica del connubio pubblico-privato preferisce parlare di ‘mecenatismo'. Prada che compra Ca' Corner dal Comune, Pinault che trasforma Punta della Dogana in una show-room della propria collezione, Benetton che acquista un teatro e lo trasforma in ristorante d'albergo (contro il parere del consiglio di quartiere), realizza un centro commerciale nella Stazione Santa Lucia e ora progetta di annullare l'identità architettonica e storica di un palazzo-simbolo come il Fondaco dei Tedeschi: ecco i nuovi mecenati di un nuovo rinascimento.

Qualcosa, tuttavia, non quadra: i mecenati del Rinascimento impiegavano i loro capitali (che avvertivano di aver in qualche modo sottratto alla collettività) in grandi imprese edilizie e artistiche a vantaggio del pubblico. Gli imprenditori del 2012, al contrario, si sono decisamente emancipati dal senso di colpa e usano le loro ricchezze per privatizzare pezzi di città, cavalcando a proprio vantaggio lo sfascio delle finanze e dell'etica pubbliche. Più che di un rinascimento, si tratta di un nuovo, e stavolta davvero oscuro, medioevo che vede andare in frantumi un patrimonio comune a vantaggio di nuovi, e spietati, feudatari.

La sera di martedì grasso, per esempio, il campanile di San Marco appariva espropriato e umiliato da una gigantesca proiezione del marchio dell'Hard Rock Café, ma i media leggevano la cosa molto diversamente: "La catena mondiale di locali ormai considerata un tempio della musica regala a Venezia il finale del suo straordinario Carnevale... con uno show totalmente gratuito" (così l'Adn Kronos).

Il messaggio è chiarissimo: i nuovi feudatari non solo si prendono la città, ma si aspettano anche la gratitudine dei cittadini. E tutto questo non comporta solo la progressiva privatizzazione del bene comune che è Venezia, ma determina la sistematica perdita dell'identità storica a favore di una omologazione ricreativa.

La disneyficazione entusiasticamente profetizzata nel 1981 dall'architetto Marco Romano ("la trasformazione di Venezia in una Disneyland potrebbe segnare il passaggio a un modo di vivere più creativo, più allegro, più festoso") è oggi compiuta: la città storica (abitata ormai da non più di 60.000 maltollerati veneziani) è percorsa ogni giorno da 50.000 turisti. Insomma, "un paese dei balocchi per i signori del cemento", come scrive Raffaele Liucci in un durissimo pamphlet (che circola sulle mail in attesa di trovare un editore abbastanza coraggioso da pubblicarlo) dedicato al "politico della domenica" Massimo Cacciari.

Come accade alle stelle morte, la luce di Venezia brilla ancora solo a distanza. Lo si capisce bene in questi giorni a Roma, dove alla mostra di Tintoretto curata da Vittorio Sgarbi, si trovano (tra le altre moltissime opere che hanno lasciato la Laguna) due tele asportate dalla Scuola Grande di San Rocco.

La temporanea mutilazione di uno dei complessi figurativi più importanti della città non è il risultato di un'imposizione: il modello dello scambio tra elargizioni ‘liberali' e noleggio (o vendita) del patrimonio storico e artistico è ormai così introiettato che è stata la stessa Arciconfraternita a offrirsi di prestare i quadri in cambio di una banale pulitura.

E questo modello viene applicato a tutta Venezia, e a qualunque costo. Giovedì scorso il governo Monti ha vietato gli ‘inchini' delle grandi navi da crociera: ovunque, ma non a Venezia, dove il business impone di far transitare questi pericolosi colossi a pochi metri dal Palazzo Ducale e dalla Biblioteca Marciana "finché le autorità marittime avranno individuato vie alternative di transito" (vie che, naturalmente, sono ben lungi dall'essere cercate).

Sono parole che il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha pronunciato mentre quello dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, tanto per cambiare, taceva. Del resto, il ministro dei Beni culturali ha competenza su Venezia, e Venezia non esiste più. Ora al suo posto sorge Benettown.

2 - GIORGIO ORSONI, IL SINDACO-AVVOCATO SERVITORE DI TROPPI PADRONI
Erminia Della Frattina per "il Fatto quotidiano"


Venezia come l'Arlecchino servitore di due padroni, che grida correndo da una parte all'altra: comandi! me diga sior. Così tra casse comunali a secco dopo che la Legge speciale ha chiuso i rubinetti e il Casinò che non rende più gli utili di un tempo, la città è divisa tra millenarie tradizioni, vocazione turistica, arie di presidio culturale e tentazione di vendersi un pezzo alla volta al miglior offerente.

Un atteggiamento schizofrenico: come si fa a riempirsi di turisti con le tasche piene senza svuotarsi dei propri abitanti? Equilibri difficili come ponti tibetani sospesi nel vuoto. Come il ruolo complicato del primo cittadino della città Giorgio Orsoni, 66 anni, docente universitario a Ca' Foscari e grande avvocato amministrativista in uno degli studi più importanti del Nord-est, difensore dei privati, ma anche della cosa pubblica.

Il sindaco Orsoni ha ereditato lo studio di Feliciano Benvenuti, una roccaforte dove oltre a difendere gli interessi delle amministrazioni pubbliche si rivolgono a lui anche gli imprenditori e le famiglie più importanti della zona, Benetton, Coin per dirne alcuni. Insomma il sindaco si destreggia tra ricorsi pubblici e ricorsi di privati contro i comuni come quello che lui amministra.

Un discreto conflitto di interessi, che esplode quando i clienti diventano acquirenti di pezzi della cosa pubblica: come quando i Benetton acquistano il Fontego dei Tedeschi dalle Poste italiane, un magnifico palazzone alla base del Ponte di Rialto, e cominciano a trattare con il Comune per la grande "terrazza a vasca" a cielo aperto sul panorama più bello del mondo, vasca da realizzare tagliando il tetto, o la scala mobile levatoia che si alza per liberare il chiostro in caso di eventi, o i 6.800 metri di negozi; tutto secondo il volere dell'archistar più cool del momento, Rem Koolhaas, giornalista e designer olandese.

Benetton che versano, a parte rispetto ai 53 milioni per l'acquisto, 6 milioni alle magre casse comunali come sovratassa per il valore che l'immobile acquista con il cambio di destinazione d'uso. Soldi con i quali il Comune ha sistemato il bilancio 2011; non a caso nella convenzione Comune-Edizione Property (Benetton) la somma viene classificata "a titolo di beneficio pubblico".

Niente male per un sindaco che ha affrontato la sua campagna elettorale con lo slogan: "Ogni giorno per Venezia" - mentre secondo gli impiegati del Comune sta molto in studio e pochissimo a Ca' Farsetti - e che ha vinto le elezioni contro Renato Brunetta facendo leva sul fatto che quello era ministro, e quindi avrebbe avuto un doppio incarico difficile da gestire. Orsoni però di incarichi ne ha ben 19.

Diciannove cariche tra le più varie ma tutte di una certa rilevanza: si va dal Rotary (cosa che ha fatto storcere il naso a molta sinistra che lo ha votato tappandosi il naso) alla presidenza della Compagnia della vela, al "pesante" ruolo di Primo procuratore di San Marco. Un ruolo di potere sopravvissuto alla caduta della Serenissima che risale al nono secolo, quando il Doge in persona - e in seguito il Maggior Consiglio - sceglieva il procuratore per curare i beni della fabbrica e l'amministrazione dei territori della basilica di San Marco.

Oggi il Primo procuratore si occupa della gestione e dell'amministrazione del patrimonio e della basilica di San Marco per conto del Patriarcato di Venezia, organismo con cui Orsoni ha un solido legame, rafforzato anche dall'amicizia personale con Angelo Scola ora Arcivescovo di Milano. "È un posto delicato che richiede impegno e tempo perché interessa il simbolo più conosciuto della città" sbotta un consigliere.

Ma non è finita: l'avvocato dei vip veneti è presente anche nel cda di nove società di capitali, dove lo slalom per tenere lontani gli intrecci pubblici si fa davvero impegnativo.

Il multiforme Orsoni, che in passato è stato anche nel cda della Biennale, presidente della Save (società dell'aeroporto di Venezia), presidente dell'Ordine degli avvocati e presidente dell'Unione triveneta consigli dell'Ordine, attualmente è componente del Consiglio nazionale forense, vicepresidente della Fondazione Cini, robusto motore culturale della città, presidente della Finanziaria Coin spa e consigliere della Fondazione lirica di Venezia. Suggeriamo al sindaco di procurarsi delle controfigure.

 

MIUCCIA PRADA Francois Pinaultgiorgio orsoniIL MINISTRO CORRADO CLINI LORENZO ORNAGHI CARNEVALE 2012 - IL CAMPANILE DI SAN MARCO CON LA GRIFFE DELL'HARD ROCK CAFE'

Ultimi Dagoreport

claudia conte

DAGOREPORT - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE CLAUDIA CONTE, LA “GIORNALISTA, SCRITTRICE, "EVENT PRODUCER", OPINIONISTA” CHE IMPERVERSA TRA TV, EVENTI PUBBLICI E ISTITUZIONALI - COME MAI HA PRESENTATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DI UN LIBRO DI GABRIEL GARKO?!?! - PERCHÉ LA 33ENNE DI CASSINO È STATA SCELTA PER “RIFLETTERE” SULL’EREDITÀ DI ALDO MORO NEL MAGGIO 2023, ALLA PRESENZA DEL MINISTRO DELL’INTERNO, MATTEO PIANTEDOSI, E DEL PREZZEMOLONE MOLLICONE? - SUI SOCIAL DILAGANO LE SUE FOTO CON MINISTRI, ALTE GERARCHIE MILITARI, CONDUTTORI TV E PERFINO PAPA FRANCESCO – PRESENZA FISSA A PRESENTAZIONI DI LIBRI, CENE E GALA, LA BELLA CLAUDIA HA INIZIATO COME ATTRICE, POI HA TROVATO UNA MINIERA D’ORO NEL SOTTOBOSCO DELLA ''BENEFICENZA'', DELLA ''SOLIDARIETÀ'' E DELLE "LEGALITÀ" – TRA LIBRI, LE OSPITATE, I PREMI DI OGNI TIPO, E' ARRIVATO L’INCARICO PIÙ PRESTIGIOSO: LA PRESENTATRICE DEL TOUR DELLA NAVE AMERIGO VESPUCCI, IN GIRO PER IL MONDO. A QUALE TITOLO LE È STATO AFFIDATO? E PERCHÉ PROPRIO A LEI? AH, SAPERLO...

giuseppe conte elly schlein matteo ricci giorgia meloni francesco acquaroli

DAGOREPORT - COME E' RIUSCITO CONTE, DALL’ALTO DEL MISERO 5% DEI 5STELLE NELLE MARCHE, A TENERE IN OSTAGGIO IL PD-ELLY? - L'EX ''AVVOCATO DEL POPOLO'' È RIUSCITO A OTTENERE DALLA "GRUPPETTARA CON L'ESKIMO" LE CANDIDATURE DI ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA, E SENZA SPENDERSI GRANCHE' PER MATTEO RICCI. ANZI, RIEMPIENDO I MEDIA DI DISTINGUO E SUPERCAZZOLE SULL’ALLEANZA (“NON SIAMO UN CESPUGLIO DEL PD”) – IL PIU' MADORNALE ERRORE DEL RIFORMISTA RICCI E' STATO DI FAR SALIRE SUL PALCO L'"ATTIVISTA" DEL NAZARENO, AGITANDOSI PER GAZA ANZICHE' PER UNA REGIONE DOVE LA GLOBALIZZAZIONE HA IMPOVERITO LE INDUSTRIE (SCAVOLINI, TOD'S, ETC.), LA DISOCCUPAZIONE E' ARRIVATA E I MARCHIGIANI SI SONO SENTITI ABBANDONATI - VISTO IL RISCHIO-RICCI, E' ARRIVATA LA MOSSA DA CAVALLO DELLA DUCETTA: ''ZONA ECONOMICA SPECIALE'' E UNA PIOGGIA DI 70 MILIONI DI AIUTI...

al-thani netanyahu trump papa leone bin salman hamas

DAGOREPORT – STASERA INIZIA LA RICORRENZA DI YOM KIPPUR E NETANYAHU PREGA CHE HAMAS RIFIUTI IL PIANO DI PACE PER GAZA (ASSEDIATO IN CASA DALLE PROTESTE E DAI PROCESSI, PIÙ DURA LA GUERRA, MEGLIO È). NON A CASO HA FATTO MODIFICARE LAST MINUTE IL TESTO RENDENDOLO PIÙ DIFFICILE DA ACCETTARE PER I TERRORISTI CHE, A LORO VOLTA, INSISTONO SU TRE PUNTI: UN SALVACONDOTTO PER I CAPI; UN IMPEGNO A CREARE LO STATO DI PALESTINA; IL RITIRO DELL’ESERCITO ISRAELIANO, ANCHE DALLA ZONA CUSCINETTO – PRESSING FORTISSIMO DI VATICANO, ONU E PAESI ARABI PER CHIUDERE L'ACCORDO – EMIRI E SCEICCHI INFURIATI PER IL RUOLO DI TONY BLAIR, CHE BOMBARDÒ L’IRAQ SENZA MAI PENTIRSI – L’UMILIAZIONE DI “BIBI” CON LA TELEFONATA AL QATAR: L’EMIRO AL THANI NON HA VOLUTO PARLARE CON LUI E HA DELEGATO IL PRIMO MINISTRO – L’OBIETTIVO DEI “FLOTILLEROS” E L’ANTISEMITISMO CHE DILAGA IN EUROPA

luca zaia matteo salvini roberto vannacci

IL CORAGGIO SE UNO NON CE L'HA, MICA SE LO PUO' DARE! LUCA ZAIA, ETERNO CACADUBBI, NICCHIA SULLA CANDIDATURA ALLE SUPPLETIVE PER LA CAMERA: ORA CHE HA FINALMENTE LA CHANCE DI TORNARE A ROMA E INCIDERE SULLA LEGA, DUELLANDO CON VANNACCI E SALVINI CONTRO LA SVOLTA A DESTRA DEL CARROCCIO, PREFERISCE RESTARE NEL SUO VENETO A PIAZZARE QUALCHE FEDELISSIMO – SONO ANNI CHE MUGUGNANO I “MODERATI” LEGHISTI COME ZAIA, FEDRIGA, GIORGETTI, FONTANA MA AL MOMENTO DI SFIDARE SALVINI, SE LA FANNO SOTTO...

elly schlein tafazzi

DAGOREPORT: IL “NUOVO PD” DI ELLY NON ESISTE - ALIMENTATA DA UN'AMBIZIONE SFRENATA, INFARCITA SOLO DI TATTICISMI E DISPETTI, NON POSSIEDE L'ABILITÀ DI GUIDARE LA NOMENKLATURA DEL PARTITO, ISPIRANDOLA E MOTIVANDOLA - IL FATIDICO "CAMPOLARGO" NON BASTA PER RISPEDIRE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO L'ARMATA BRANCA-MELONI. NELLE MARCHE IL PD-ELLY SUBISCE IL SORPASSO DELLE SORELLE D'ITALIA - QUELLO CHE INQUIETA È LO SQUILIBRIO DELLA DUCETTA DEL NAZARENO NELLA COSTRUZIONE DELLE ALLEANZE, TUTTO IN FAVORE DI UN'AREA DI SINISTRA (M5S E AVS) IN CUI LEI STESSA SI È FORMATA E A CUI SENTE DI APPARTENERE, A SCAPITO DI QUELLA MODERATA, SPAZIO SUBITO OCCUPATO DALLA SCALTRISSIMA DUCETTA DI VIA DELLA SCROFA, CHE HA LANCIATO AMI A CUI HANNO ABBOCCATO LA CISL E COMUNIONE E LIBERAZIONE - CHE ELLY NON POSSIEDA VISIONE STRATEGICA, CAPACITÀ DI COMUNICAZIONE, INTELLIGENZA EMOTIVA, PER FRONTEGGIARE IL FENOMENO MELONI, E' LAMPANTE - OCCORRE URGENTEMENTE, IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, RISPEDIRE ELLY SUI CARRI DEI GAY-PRIDE, PUNTANDO, DOPO LE REGIONALI D'AUTUNNO, SU UNA NUOVA LEADERSHIP IN SINTONIA COI TEMPI TUMULTUOSI DI OGGI

raoul bova beatrice arnera

DAGOREPORT: RAOUL, UN TRIVELLONE ''SPACCANTE''! - DAGOSPIA PIZZICA IL 54ENNE BOVA ATTOVAGLIATO ALL'ORA DI PRANZO AL RISTORANTE “QUINTO”, A ROMA, IN COMPAGNIA DELLA FASCINOSA TRENTENNE BEATRICE ARNERA, CON CUI RECITA NELLA FICTION “BUONGIORNO, MAMMA”, ATTUALMENTE IN ONDA SU CANALE5 – GLI AVVENTORI DEL RISTORANTE NON HANNO POTUTO FARE A MENO DI NOTARE L'AFFETTUOSA INTIMITÀ TRA I DUE ATTORI: BACI GALEOTTI, ABBRACCI E CAREZZE FURTIVE FINO A UN INASPETTATO E IMPROVVISO PIANTO DI BOVA – DOPO LO SCANDALO DEGLI AUDIO PICCANTI INVIATI A MARTINA CERETTI, DIFFUSI DA FABRIZIO CORONA, CHE HANNO TENUTO BANCO TUTTA L’ESTATE, ORA QUEL MANZO DI BOVA SI RIMETTE AL CENTRO DELLA STALLA…