1. IN QUESTE ORE IN FINMECCANICA SI STA GIOCANDO UNA FEROCE BATTAGLIA DI POTERE 2. SPONSOR NAPOLITANO E GIANNI LETTA, DE GENNARO ATTENDE LA NOMINA A PRESIDENTE (CON DELEGHE). E CON LE DIMISSIONI DEL RAPPRESENTATE DEL TESORO IN CDA (PARLATO), L’INTERO CONSIGLIO DECADREBBE E GLI GARANTIREBBE UN MANDATO DI TRE ANNI 3. ALTRO FRONTE DI GUERRA. C’È UN ASSE CHE DA SACCOMANNI ARRIVA FINO A ENRICO LETTA CHE SI CONTRAPPONE ALLA CANDIDATURA DI ZAMPINI SUL QUALE L’INTERO PD E IL MINISTRO ZANONATO CARO A BERSANI PUNTANO PER DARE UNA SVOLTA “INDUSTRIALE” AL GRUPPO 4. OPERAZIONE MINOPOLI-BERSANI: FUSIONE ANSALDO NUCLEARE-SOGIN (URGE ZAMPINI)

Gli uscieri di Finmeccanica hanno partecipato con una folta delegazione al Salone dell'Aeronautica di Le Bourget e hanno deciso di trascorrere il prossimo weekend a Parigi che dista poco più di 10 km dall'area dove si tiene il 50° AirShow.

Dopo aver assistito alla passerella dei manager e dei ministri si sono fatti le idee chiare e hanno apprezzato la parsimonia con cui il Gruppo ha affidato all'architetto padovano Gris il progetto dello stand dove il ragioniere Alessandro Pansa e il mite Marco Forlani hanno ricevuto sorridenti i rappresentanti delle più grandi aziende straniere.

Adesso vogliono riposare la testa e sicuramente lo faranno sulle panchine delle Tuilleries, frequentate dalle olgettine dell'epoca, dove il filosofo Diderot trascorreva in solitudine gran parte del suo tempo dicendo: "i miei pensieri sono le mie puttane".

Gli uscieri non hanno pensieri libertini, e non indulgono alla lussuria perché la loro attenzione è tesa a capire che cosa succederà il 4 luglio quando l'Assemblea di Finmeccanica dovrà definire il nuovo assetto di vertice. Passeggiando tra le centinaia di velivoli esposti a Le Bourget sono rimasti colpiti dalla serenita' che Pansa ha ostentato anche quando il neoministro dello Sviluppo, Zanonato (un bersaniano che sembra avere i piedi per terra) lo ha chiaramente smentito sul tema delle dismissioni di asset civili.

Questa serenità, almeno apparente, sembra portare acqua ai sostenitori della continuità aziendale e senza cambiamenti traumatici.

Secondo questa logica il ragioniere Pansa potrebbe stare tranquillo e l'unico cambiamento potrebbe toccare l'ottuagenario ammiraglio Guido Venturoni che dopo la cacciata di Orsi è salito sulla poltrona di presidente. Per questo incarico non sembra affatto caduta, anzi, l'ipotesi De Gennaro, sostenuta con particolare vigore dal Quirinale e dal Ciambellano di Berlusconi, Gianni Letta.

Con una variante legislativa potrebbe cadere l'ostacolo che obbliga chi come l'ex-superpoliziotto ha ricoperto incarichi di governo a restare in panchina per un anno, ma questo non sembra un problema insuperabile. Più decisiva sembra invece la volontà manifestata dallo stesso De Gennaro di avere garanzie per ciò che riguarda le deleghe che a suo avviso dovrebbero comprendere, oltre alle classiche e futili funzioni di rappresentanza, anche le strategie. A queste richieste si aggiunge la perplessità di un mandato circoscritto al limite temporale di un anno qualora il Tesoro (azionista di maggioranza) decidesse di procedere a una semplice sostituzione e rinviasse di 12 mesi la composizione del nuovo consiglio di amministrazione.

E qui entra in ballo il ruolo decisivo che il placido ministro Saccomanni sta cercando di giocare nella partita Finmeccanica. Anche gli uscieri, che sono pervasi dalla passione insanabile del gossip e dei rumors , non riescono a raccapezzarsi perché finora dalle stanze del ministero di via XX Settembre sono uscite soltanto delle affermazioni di principio sulla necessità di introdurre parametri rigorosi nelle nomine dei manager pubblici.

A dare fiato a queste intenzioni si è schierato in prima linea il "Corriere della Sera" attraverso la penna del giornalista Sergio Rizzo che arrampicandosi sugli specchi con la chiamata in causa di una inesistente esperta francese, ha tirato fuori la storia e la foto del pizzino nelle mani di Epifani sul quale si leggeva chiaramente il nome di Giuseppe Zampini, il candidato più autorevole alla guida del Gruppo.

Dopo il piccolo scoop di Rizzo e' apparso evidente che qualcuno al Tesoro e in Finmeccanica si sta agitando per impedire che il manager di Ansaldo Energia prenda l'ascensore per salire sulla plancia di comando di piazza Monte Grappa. Gli uscieri di Finmeccanica ritengono di aver individuato l'uomo che accanto al ministro del Tesoro sta orchestrando la battaglia finale del 4 luglio.

Il suo profilo coincide con quello di Daniele Cabras, il nuovo capo di Gabinetto che svolge il ruolo di braccio armato del timido e placido "Drago-manni". Dopo aver liquidato il Ragioniere Generale dello Stato, Cabras, che ha preso il posto di Vincenzo Fortunato nel Gabinetto del ministro, potrebbe chiedere a Francesco Parlato, il burocrate che rappresenta il Tesoro nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica, di dimettersi e a questo punto l'intero consiglio decadrebbe con un azzeramento totale.

Un'operazione simile è ben diversa dalla semplice sostituzione del presidente ottuagenario Venturoni perche' il rinnovo dell'intero consiglio garantirebbe un mandato di tre anni. C'è da chiedersi se questa prospettiva di cambiamento che Cabras porta avanti dopo aver sentito il parere di Saccomanni e di Palazzo Chigi, sia favorevole anche per i sostenitori della continuità, primi fra tutti il ragioniere Pansa e il mite Marco Forlani.

Secondo gli uscieri ,seduti sulle panchine di Diderot per cercare di avere idee simili alle puttane del ‘700, la risposta è positiva perché non ignorano che questo Daniele Cabras, oggi potente capo di Gabinetto di Saccomanni, è figlio di quel Paolo Cabras ex-deputato e senatore oggi 82enne che ha svolto un ruolo importante nella Dc ai tempi di Donat Cattin e Forlani.

Questo ricordo puo' essere un'idea semplicemente "puttana", ma sembra la chiave per capire la tranquillità ostentata dal tandem Pansa-Forlani nel Salone aeronautico di Le Bourget. Ad aggiungere altri sospetti c'e' poi il ruolo attivissimo che accanto al mite Marco Forlani sta svolgendo in queste ore un altro ex-democristiano, Simone Guerrini (in gioventù delegato dei giovani Dc), oggi responsabile per le relazioni istituzionali della Grande Selex e un tempo assistente di Giorgio Zappa.

C'è quindi un asse che dal Tesoro arriva fino a Enrico Letta e che, in nome della continuità e di un apparente cambiamento, si contrappone alla candidatura del bellunese Zampini sul quale l'intero Pd, il ministro Zanonato caro a Bersani e altri esponenti del Pdl puntano per dare una svolta "industriale" al pachiderma addormentato di Finmeccanica.

Qualcuno ha messo in giro una voce ,non priva di malizia, che con il manager di Ansaldo Energia al vertice di Finmeccanica la sinistra porterebbe a casa un risultato formidabile. E c'è chi aggiunge che il boccone sarebbe troppo grosso se si considera che oltre a Zampini c'è in posizione di vertice un altro manager, Umberto Minopoli, l'ex segretario di Bersani che a maggio e' diventato presidente di Ansaldo Nucleare.

Minolpoli ha incontrati Bersani per chiedere la fusione di Ansaldo Nucleare con la Sogim; e perché accada occorre che Zampini occupi la presidenza di Finmeccanica.

Come si può intuire la partita è in pieno svolgimento anche se nella loro illusione illuministica gli uscieri ritengono che si tratti di una battaglia sterile e tutto sommato secondaria rispetto a quella che dovrebbe essere la preoccupazione del governo. Al Salone di Le Bourget si è capito che Finmeccanica deve ritrovare la sua mission aziendale e una visione all'altezza della sfida tra i colossi francesi, tedeschi, inglesi e americani. Non è soltanto un problema di credibilità e di reputazione da riconquistare, ma soprattutto di capire se il governo è in grado di scegliere manager in grado di gestire con partners stranieri un progetto di integrazione industriale tra l'anima della difesa e quella delle attività civili.

Per quanto lo riguarda Enrico Letta dovrebbe preoccuparsi soprattutto di scegliere i partner internazionali con cui Finmeccanica deve allearsi per tirarsi fuori dalle secche e recuperare fette di mercato. È un problema di politica estera e di politica industriale insieme sul quale forse il giovane premier ha chiacchierato al G8 con Obama e Cameron che incontrerà a luglio.

Per lui sarà meglio dedicarsi a questo piuttosto che agli intrighi e ai rumors che frullano nelle stanze del ministero del Tesoro dove dietro le spalle del placido Saccomanni si sta giocando una inequivocabile battaglia di potere.

 

ALESSANDRO PANSAFLAVIO ZANONATOGUIDO VENTURONIGiovanni De Gennaro DE GENNARO MANGANELLI Giorgio Napolitano-Gianni LettaNAPOLITANO GALAN GIANNI LETTASergio Rizzo SERGIO RIZZOGUGLIELMO EPIFANI SABINA GUZZANTI Zampini Giuseppe

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…