1- CHE INTERESSI SI NASCONDONO DIETRO L’IDEA DI ABETE E DELLO SCARPARO DELLA VALLE DI COMPRARE SUI GIORNALI UN’INTERA PAGINA PER DIFENDERE IL PROGETTO PER TRASFORMARE CINECITTÀ IN UN CENTRO DI INTRATTENIMENTO CON ALBERGHI E BEAUTY FARM? 2- IL SILENZIO DI ABETE SU SQUINZI E LA STRADA IMPRATICABILE PEL CAMPIDOGLIO 3- UNICREDIT REVOLUTION: GHIZZONI SPACCA IL “BANCONE” DI PROFUMO. RIDIMENSIONATI NICASTRO E MUSTIER, TUTTO IL POTERE A GABRIELE PICCINI. SEMPRE PIÙ ESTRANEO FIORENTINO, CHE SCONTA LA VENDITA DELLA AS ROMA AGLI AMERICANI PRIVI DI SOLDI 4- UN NUOVO CENTRO DI POTERE È LA CONSIP, LA SOCIETÀ DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA CHE HA IL COMPITO DI ACQUISTARE BENI E SERVIZI DELLO STATO E DEGLI ENTI LOCALI 5- ALLA FACCIA DELLO SPREAD E DI MONTI: CICLO-SQUINZI CON PRODI AL “MAPEI DAY 2012”

1- CHE INTERESSI SI NASCONDONO NEL PROGETTO CINECITTA' DI ABETE E DELLO SCARPARO DELLA VALLE? IL SILENZIO DI ABETE SU SQUINZI E LA STRADA IMPRATICABILE PER IL CAMPIDOGLIO
Chi ha visto Luigino Abete nelle ultime ore ha avuto la sensazione che il presidente di BNL abbia la camicia fradicia per l'imbarazzo che prova dopo l'ultima sparata di Giorgio Squinzi sulla quale finora ha evitato di pronunciarsi.

Quando si trattò di scegliere il candidato per la successione alla Marcegaglia, Luigino fece appello al coraggio e si smarcò dalla cordata di Luchino di Montezemolo che si batteva per il patron di Brembo, Alberto Bombassei.

"Ho scelto Squinzi - dichiarò Abete - perché dobbiamo modernizzare la Confederazione, sburocratizzare il Paese per incrementare gli investimenti e modernizzare i servizi pubblici e privati. I conti in ordine sono importanti, ma non bastano".

Da domenica scorsa si è scatenato un fuoco concentrico contro Squinzi e tutto il gotha di Confindustria ha sparato bordate tremende nei confronti del nuovo Presidente, ma l'unico big che non si è pronunciato è stato proprio Luigino. Ad aggiungere affanno al corpo massiccio dell'imprenditore-banchiere, c'è poi il futuro incerto della battaglia per il Campidoglio dove tra un anno si voterà per la successione del sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno.

Per l'ex-tipografo romano che sognava di diventare ministro, la carica di primo cittadino sarebbe il giusto prezzo pagato alla sua abilità manovriera, ma la candidatura di Nicola Zingaretti, alla quale si è affiancata negli ultimi tempi anche quella del patron di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, fa capire che la strada è quasi impraticabile.

Come non bastasse si aggiunge la polemica degli ultimi giorni sul futuro di Cinecittà Studios, la società di produzione cinematografica e televisiva che è stata privatizzata nel '98 per passare nelle mani di Italian Entertainment Group. Questa holding detiene l'80% del capitale azionario di Cinecittà Studios, il 49% di Cinecittà Entertainment, l'1% di Cinecittà Village e il 18% di Edilparco.

La presidenza del consiglio di amministrazione è nelle mani di Luigino Abete, ma la quota più rilevante del capitale (il 33%) fa capo al suo amico e compagno di merende Dieguito Della Valle, lo scarparo marchigiano che ha già messo le mani sul Colosseo. I due compari, insieme al cinematografaro Aurelio De Laurentiis, vorrebbero cambiare la fisionomia di Cinecittà che oggi non è più concorrenziale con gli studios ungheresi, serbi e tunisini.

Il valore della produzione che nel 2008 era di 40 milioni l'anno dopo è calato del 40% e la partecipazione azionaria di Dieguito e degli altri soci ha bisogno di trovare nuovi partner e nuovi sbocchi per evitare perdite disastrose.

Da qui l'idea di investire quattrini per creare a Cinecittà un centro di intrattenimento con alberghi e beauty farm, un progetto che ha sollevato la ribellione dei sindacati e degli esponenti politici come Zingaretti, Di Pietro e Vendola.

Per fronteggiare la rivolta ecco spuntare nella mente fervida di Luigino e del suo amico Della Valle l'idea di comprare sui giornali un'intera pagina per difendere il progetto che secondo gli azionisti "non prevede alcun esubero occupazionale".

Non è difficile immaginare l'ispiratore di questa iniziativa. Con tutta probabilità la scelta di comprare intere paginate dei giornali è di Dieguito Della Valle che il 1° ottobre dell'anno scorso ebbe la stessa idea per attaccare su quattro giornali nazionali "lo spettacolo indecente della classe politica".

Nel caso di Cinecittà il tono è meno violento anche se si legge di "una miope opposizione sindacale". Resta comunque la curiosa sensazione di impotenza che il tandem Luigino-Dieguito sta offrendo con la scelta di lanciare manifesti rassicuranti quando in ballo ci sono una ventina di licenziamenti e il trasferimento di un centinaio di dipendenti.

Viene quasi il sospetto che dietro tanta preoccupazione e dispendio di mezzi, si nascondano interessi robusti e ancora sconosciuti.


2- UNICREDIT REVOLUTION
Gli uscieri di Unicredit hanno aperto le porte ai 16 consiglieri di amministrazione che oggi si riuniranno insieme all'amministratore Ghizzoni per dare una svolta alla struttura della banca.

Da alcuni mesi i 120 manager che occupano i livelli più alti sono in ansia perché hanno capito che il piacentino Ghizzoni con la sua faccia rosea come una pesca biologica vuole dare un taglio netto al modello organizzativo del "bancone" che Alessandro Profumo aveva concepito insieme ai cervelloni di McKinsey. Dall'incontro di oggi dovrebbe venir fuori uno schema che prevede l'abbandono della struttura divisionale in modo da alleggerire i pesi e i diaframmi che impediscono un rapporto diretto con la clientela e il mercato.

Ghizzoni vuole semplificare la struttura, ottimizzare la gestione dei costi e aumentare l'efficienza soprattutto in Italia, dove Unicredit occupa il 13% del mercato con 61mila addetti.

Se l'operazione, come è probabile, sarà approvata qualche piuma sarà tolta dal cappello del direttore generale Roberto Nicastro, il 48enne trentino che dopo la Bocconi e un'esperienza in McKinsey è entrato nel maggio '97 dentro il Credito Italiano. E la stessa cosa dovrebbe succedere anche per Jean Pierre Mustier, il manager francese che ha fatto il suo ingresso in Unicredit quando l'ex-presidente tedesco Dieter Rampl ha puntato i piedi per cacciare Sergio Ermotti.

Chi invece acquisirà nuovo potere è Gabriele Piccini, il 56enne milanese che a novembre di due anni fa è stato nominato Country chairman-Italia. Anche in questo caso si tratta di un uomo che conosce profondamente l'azienda dove è entrato nel '78 specializzandosi nel settore retail. Dopo le dimissioni "spintanee" di Profumo il suo nome prese a circolare per la carica più alta, ma alla fine prevalse il buon Ghizzoni supportato dalle Fondazioni azioniste e dagli esponenti della Lega come Zaia e Flavio Tosi.

D'ora in avanti - come ha scritto qualche giorno fa Rosario Dimito sul "Messaggero" - Piccini sarà una sorta di plenipotenziario al quale risponderanno i responsabili sul territorio. Per Nicastro ci sarà più spazio sulle attività estere, mentre il parigino Mustier dovrà salire sull'aereo per Monaco per dedicarsi alla controllata tedesca Hvb.

Nel nuovo organigramma disegnato da Ghizzoni sembra essere sempre più estraneo Paolo Fiorentino, il manager napoletano che sta scontando la vendita della As Roma agli americani privi di soldi.


3- UN NUOVO CENTRO DI POTERE È LA CONSIP

Quando il Parlamento avrà approvato definitivamente il decreto sulla spending review, si dovrà prendere atto che nel panorama della Pubblica Amministrazione si è irrobustito in maniera formidabile un altro centro di potere.

È la Consip, la società per azioni del ministero dell'Economia che ha il compito di acquistare beni e servizi dello Stato e degli enti locali. A partire da settembre i suoi poteri sugli appalti pubblici saranno rafforzati in maniera notevole fino al punto da rescindere i contratti stipulati dalla Pubblica Amministrazione qualora i parametri non corrispondessero ai criteri fissati con logica matematica dal super-ragioniere Enrico Bondi.

Fino ad oggi questo organismo era rimasto nell'ombra e le amministrazioni pubbliche andavano per loro conto sul mercato creando le voragini della sanità e di altri settori fondamentali nella spesa pubblica.

Ora, alla luce di ciò che è scritto nell'articolo 1 del decreto legge sulla spending review, gli uomini che guidano la Consip diventeranno sempre più importanti e decisivi. Gli occhi sono puntati in particolare sull'amministratore delegato Domenico Casalino, un torinese laureato alla Sapienza di Roma che dopo il volontariato nella Croce Rossa è diventato responsabile al Tesoro dei sistemi informativi (un'esperienza proseguita tra il 2007 e il 2011 dentro l'Enav). Dopo le dimissioni del presidente Raffaele Ferrara che il 13 giugno ha lasciato Consip per Fintecna, sarà lui, insieme ai tre membri del consiglio di amministrazione (Castanò, Ferrigno, Schiavo), a gestire il centro d'acquisti più importante d'Italia.

A maggio dell'anno scorso l'incarico di Casalino è stato confermato per tre anni, ma adesso bisogna capire se di fronte al nuovo potere attribuito alla Consip non salteranno fuori appetiti politici per mandarlo a casa.


4- CICLO-SQUINZI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che l'amore di Giorgio Squinzi per la bicicletta supera di gran lunga quello per lo spread.

Domenica scorsa quando tutti i big di Confindustria e i giornalisti lo cercavano per capire le sue dichiarazioni "comuniste" pronunciate il giorno prima sottobraccio alla Camusso, l'imprenditore della chimica ha trascorso la giornata sulle due ruote spegnendo il cellulare. La stessa cosa farà domenica prossima per il "Mapei Day 2012", l'evento che si svolgerà a Bormio e al Passo dello Stelvio.

Il programma prevede una piccola maratona e una gara ciclistica per la quale è prevista anche la partecipazione dell'amico Romano Prodi".

 

 

GIORGIO SQUINZI LUIGI ABETE DIEGO DELLA VALLE E FRATELLO ANDREA AURELIO DE LAURENTIISNICOLA ZINGARETTI FOTO AGF REPUBBLICA jpegcinecittàFEDERICO GHIZZONI ROBERTO NICASTRO DIRETTORE GENERALE UNICREDITJEAN PIERRE MUSTIER GABRIELE PICCINI PAOLO FIORENTINODOMENICO CASALINO romano prodi in biciclettaSQUINZI GIOCA A PALLONE jpegGIORGIO SQUINZI IN BICI jpeg

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...