michael o leary ryanair

''L'ITALIA PEGGIO DELLA COREA DEL NORD'' - CONTRO IL SALVATAGGIO DI ALITALIA IL FUMANTINO CAPO DI RYANAIR: ''NON ME LA PRENDO PER I 3 MILIARDI, TANTO SONO SOLO NUOVI SOLDI BRUCIATI NELLA FORNACE DI ALITALIA. MA NOI VOGLIAMO UN ARBITRO EQUO E NON SBILANCIATO SU UN SOLO GIOCATORE'' - PURE PALENZONA, CHE RAPPRESENTA GLI AEROPORTI, NON VUOLE UN PAESE IMPICCATO AL CARROZZONE DI BANDIERA: ''LE LOW COST VANNO TUTELATE, ALITALIA TRASPORTA IL 13% DEI PASSEGGERI''

 

1. RYANAIR,GOVERNO SALVA ALITALIA CON NORME DA COREA DEL NORD

MICHAEL O LEARY RYANAIR OLEARY

 (ANSA) - "Non si possono alzare barricate a difesa della compagnia italiana e pensare a norme 'comuniste' che nemmeno nella Corea del Nord avrebbero senso". L'amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary, intervistato da Repubblica attacca i 3 miliardi di euro per Alitalia. "Non me la prendo per la cifra, tanto sono solo nuovi soldi bruciati nella fornace di Alitalia. Il problema è un altro: noi vogliamo che la partita sia arbitrata in maniera equa e non a favore di un solo giocatore come sta facendo il governo".

 

"Siamo pronti a dare battaglia e a salvaguardare i nostri interessi dando il via ad un ricorso in sede europea per aiuti di Stato ad Alitalia. Ma prima di passare all'attacco vorrei incontrare il premier Giuseppe Conte", afferma O'Leary. "Qui si sta cercando di costringere gli aeroporti a stipulare accordi con la compagnia di bandiera e ad allontanare gli altri vettori. Non solo: si chiede a tutti di rispettare i contratti di lavoro siglati solo da Alitalia con alcuni sindacati, alzando i costi dei concorrenti", accusa il manager.

michael o leary 3

 

"Si fa l'opposto di quanto sarebbe logico fare. Ossia abbattere i costi, tagliare le tasse abolendo le addizionali comunali che gravano sui passeggeri. E invece no, si adotta uno schema protezionistico che farà del male - avverte - a tutto l'indotto, dal turismo ai ristoranti fino agli alberghi". Inoltre "l'Italia e il suo turismo hanno un estremo bisogno di concorrenza e di traffico diretto verso le regioni, anche per sostenere l'occupazione giovanile e le ricadute positive sui territori. Il decreto, invece, costringerà le low cost ad abbandonare alcune zone del Paese", conclude O'Leary.

 

 

2. PALENZONA: OK SALVATAGGIO DI ALITALIA MA PENSIAMO ALLE LOW COST

Leonard Berberi per il ''Corriere della Sera''

 

 

fabrizio palenzona foto di bacco

«Non siamo contrari al rilancio di Alitalia, ma questo non può avvenire con misure protezionistiche che allontanano le low cost protagoniste in questi anni dell' incremento di traffico nel nostro Paese». È un ok condizionato quello del presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona ai piani di nazionalizzazione del vettore tricolore. Ma il capo dell' associazione che riunisce gli aeroporti nazionali chiede di fare attenzione, soprattutto in un momento in cui la pandemia e il blocco agli spostamenti ha quasi azzerato i passeggeri nei terminal domestici (-45 milioni negli ultimi tre mesi) e costretto le società di gestione a mettere in cassa integrazione 10 mila persone.

 

Presidente, quanto ha stanziato il governo per supportarvi in questo periodo senza precedenti?

«Nemmeno un centesimo di euro. Parliamo di un settore che ha perso il 98% del traffico ed è stato obbligato a tenere aperti alcuni scali per garantire un minimo di servizio pubblico».

 

A quanto ammontano i danni causati dalla pandemia?

«Quest' anno prevediamo un calo di 1,6 miliardi di euro di ricavi e di 120 milioni di passeggeri (-63% sul 2019, ndr )».

Per voi nulla, per ora, per Alitalia sono stati previsti tre miliardi di euro per il suo rilancio a trazione statale.

«Sia chiaro: non siamo contrari all' idea di una compagnia di bandiera, ma abbiamo visto cos' è successo».

coronavirus, a fiumicino sono rimasti solo gli aerei alitalia

 

A cosa si riferisce?

«Ricordo la legge sui requisiti di sistema di quindici anni fa pensata per far trionfare Alitalia che invece si è rimpicciolita e oggi trasporta il 13% del totale nazionale. E nel frattempo i viaggiatori sono cresciuti notevolmente grazie alle low cost».

 

Teme per il destino delle aviolinee a basso costo?

«Bisogna evitare misure selettive per avvantaggiare Alitalia perché disincentivano questi vettori e rischiano di farci tornare indietro, a un trasporto aereo d' élite».

Low cost che però hanno ricevuto centinaia di milioni di euro di incentivi dagli scali e non sempre in modo trasparente...

«Non lo nego, ma in questo caso la trasparenza si scontra con la concorrenza tra le compagnie».

C' è chi sostiene che gli aeroporti operativi in Italia siano troppi.

giuseppe leogrande

«Nessuno dice che siano tutti indispensabili. Ma abbiamo isole e territori svantaggiati nei quali gli scali sono vitali per la mobilità».

 

Cosa si può fare da subito?

«Si deve togliere l' addizionale comunale da 6,5 euro per passeggero in partenza, per tutti e soprattutto per gli scali più piccoli».

 

E quanto vi servirebbe per non soccombere?

«800 milioni di euro».

 

Soldi per fare cosa?

«È necessario che venga istituito un fondo dedicato ai gestori per supportarli, non solo in questa fase critica, ma anche durante la ripresa del traffico che prevediamo possa avvenire nel secondo semestre del 2021. Allo stesso tempo bisognerebbe anche affrontare il discorso degli investimenti».

 

In che senso?

AEREO ALITALIA

«Bisogna garantire gli investimenti senza gravare sulle tariffe e quindi, come del resto suggerisce l' Europa, agire sul terzo elemento della concessione: il tempo. Aggiungo: è venuto il momento che si faccia un grande piano di mobilità intermodale che colleghi tutte le forme di trasporto in modo intelligente e che faciliti l' accesso ai nostri aeroporti, in particolare via ferro».

 

Negli scali le linee guida internazionali prevedono il distanziamento di un metro come misura anti-Covid.

«Il distanziamento negli aeroporti, con grande sforzo dei gestori, oggi è garantito. A bordo degli aeromobili è un problema oggettivo e va eliminato. Il distanziamento può essere superato con tre elementi: utilizzo delle mascherine, igienizzazione e un sistema di screening dei passeggeri».

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…