john elkann e luca di montezemolo

“L’AUTO ITALIANA NON ESISTE PIÙ, RESTA SOLO LA FERRARI” – FATE SENTIRE A JOHN ELKANN COSA DICE LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO: “A TORINO C’È POCO O NIENTE. STELLANTIS È UN GRUPPO FRANCESE, NON ITALIANO. IL DESIGN CHE HA PRODOTTO IL NOSTRO PAESE È STATO E CONTINUA AD ESSERE, ANCHE SE NON PIÙ NELL’AUTO, UN VALORE CULTURALE” “QUESTA CITTÀ OGGI È TRISTE. FORSE LO DICO PERCHÉ MI VENGONO IN MENTE QUEI GIGANTI CHE HANNO SEGNATO UN’EPOCA. MA MI PARE UN TERRITORIO GIÙ, QUASI DEPRESSO…”

Christian Benna per www.corriere.it

 

marchionne montezemolo elkann foto mezzelani gmt 229

«Testardo e pignolo, impossibile fargli cambiare idea. Ma era uomo geniale e leale, attaccatissimo al suo territorio, simbolo di una Torino che purtroppo non esiste più». L’altro «Sergio» della vita di Luca Cordero di Montezemolo se ne è andato dieci anni fa, nel luglio del 2012. A differenza di Marchionne, con cui il rapporto in Ferrari è stato di traguardi raggiunti ma anche di curve, rotture e scontri, Sergio Pininfarina, il designer che dipingeva le forme delle Rosse più belle, il politico liberale che si batteva per la Tav e per rimettere Torino al centro della mappa, l’imprenditore devoto al Made in Italy, è stato soprattutto «un amico vero». «In prima fila ad applaudire quando ho ricevuto la laurea ad honorem in design, anche se avrebbero dovuto darla a lui visto che, aveva firmato nove modelli di Ferrari su dieci», e «il primo a chiamare dopo ogni vittoria in pista del Cavallino Rampante».

luca cordero di monzemolo gianni agnelli 3

 

Per rendere omaggio alla figura di Pininfarina, Luca Cordero di Montezemolo ha preparato un video messaggio di 12 minuti che sarà proiettato martedì all’Unione industriali di Torino in occasione delle presentazione del libro di memorie di Sergio Pininfarina, un volume che raccoglie i suoi discorsi e che è stato «assemblato» con cura dal figlio Paolo.

 

Luca Cordero di Montezemolo, quando ha incontrato per la prima volta Sergio Pininfarina?

«Una vita fa. Era la fine del 1973. Io ero appena entrato in Ferrari. Capitava di incrociarci quando veniva a parlare con Enzo Ferrari. Due miti a confronto e io che cercavo di farmi largo. All’epoca ero a capo della gestione sportiva, reparto corse. Quindi era una conoscenza vissuta da lontano. La collaborazione vera e propria è venuta molto dopo».

 

Sempre in Ferrari. Che ricordi ha?

SERGIO PININFARINA LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

«Nel dicembre 1991 divento presidente di Ferrari. Oltre alla gestione sportiva dovevamo mettere mano alle nuove auto. Parlai subito con lui, il principe dei car designer. La prima vettura a cui lavorammo fu la F355, 8 cilindri. Per fare auto bellissime in quegli anni bisogna venire a Torino, era un automatismo».

 

Oggi non è più così?

«Non esiste più l’auto italiana. Resta solo la Ferrari. A Torino poco o niente».

 

C’è Stellantis a Mirafiori, con la 500 elettrica e la Maserati.

«È un gruppo francese, non italiano. Il design che ha prodotto il nostro Paese è stato e continua ad essere, anche se non più nell’auto, un valore culturale. Sergio Pininfarina è stato l’emblema di quei valori. Quando posava la sua matita non c’era quasi bisogno di mettere il logo Ferrari o Made in Italy, lo capivi subito che quel prodotto arrivava da quella mano. Questo è un valore che rischiamo di perdere».

 

Torino soffre il declino perché orfana di grandi aziende italiane o di figure carismatiche come quella di Sergio Pininfarina?

«Le due cose vanno a braccetto. Tengo a ricordare che ci sono stati solo tre presidenti di Confindustria espressione del territorio: l’avvocato Gianni Agnelli, Sergio Pininfarina e il sottoscritto. Tutti esponenti di un mondo che viaggiava a motore e della grande filiera industriale dell’automotive. E non a caso durante la mia presidenza in viale dell’Astronomia ho voluto come vice Andrea, figlio di Sergio, un visionario e industriale vero come il padre».

 

JOHN ELKANN E LUCA DI MONTEZEMOLO

Come si ricostruisce una leadership industriale e di un territorio?

«Se penso a Sergio mi vengono in mente tre cose, tutte collegate al suo modo di lavorare. Era innovativo, sempre. Anche quando si confrontava con marchi storici come Ferrari. Aveva un’attenzione maniacale ai dettagli: non potete immaginare quante ore siamo stati a guardare e riguardare i particolari degli interni come degli esterni. Terzo: l’originalità. Lui era il brand dell’azienda. Unico e inimitabile. Questo è il modo in cui matura la leadership».

 

Pininfarina sarebbe un genio del design anche con la svolta elettrica?

«Non cambia nulla. Il design può avere libero sfogo anche su vetture elettriche. Semmai il problema è che non c’è più l’auto italiana: ribadisco, tolta la Ferrari non esiste più l’auto made in Italy, Lamborghini è tedesca, Fiat è francese. E anche tanti grandi carrozzieri torinesi sono spariti. Così è più difficile far emergere il talento dei nostri design e delle imprese».

 

Cosa pensa della Torino di oggi?

luca cordero di monzemolo gianni agnelli 4

«È triste. Forse lo dico perché mi vengono in mente quei giganti che hanno segnato un’epoca. Ma mi pare un territorio giù, quasi depresso. Torino è stata una delle capitali più importanti del mondo nel campo del design e dell’industria automobilistica. E si producevano prodotti che duravano nel tempo, che a volte diventavano quasi immortali».

 

Torino è destinata a diventare periferia?

«Oggi lo è. E Sergio ne sarebbe dispiaciuto: è stato il primo a parlare di Tav perché era talmente attaccato al territorio che non poteva concepire l’idea di una Torino periferica. Sergio temeva che l’isolamento avrebbe prosciugato la città. Anche in questo la pensavamo allo stesso modo: non a caso ho fondato Italo».

 

Non ci sono degli eredi?

«Purtroppo è venuto a mancare il figlio Andrea Pininfarina. Oltre che un amico, era uomo dalla schiena dritta, uno dei più grandi ambasciatori dell’industria Italia, un grande interprete del made in Italy nel mondo».

JOHN ELKANN E LUCA DI MONTEZEMOLO

 

C’è anche un’eredità morale a cui tutti possono attingere.

«Le cose che lui ha detto sono ancora valide. Per certi versi ha anticipato i tempi. Sergio fu eletto con il Partito Liberale ed era davvero un liberale: un gran signore, una persona educata che aveva una straordinaria passione per Torino e un profondo senso dello Stato. Ce ne sono altri così in circolazione?».

JOHN ELKANN - MONTEZEMOLO - SERGIO MARCHIONNEMARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN luca cordero di monzemolo gianni agnelli 1gianni agnelli jas gawronski luca cordero di montezemolo luca cordero di monzemolo gianni agnelli 2montezemolo agnelli e edoardoAgnelli Montezemoloanselmi elkann montezemolo napolitano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)