carlo messina

MESSINA ANDATA E RITORNO - IL CAPO DI BANCA INTESA È OTTIMISTA: ‘SUI NOSTRI CONTI PASSANO 15 MILIARDI DI TRANSAZIONI AL GIORNO, E VEDIAMO UN PAESE IN RECUPERO. LA RIPRESA C’È. ORA BISOGNA RIDURRE IL DEBITO - IL SUD HA GRANDI POTENZIALITÀ: HA ECCELLENZE NELL’AEROSPAZIALE E NEL TURISMO HA MARGINI DI CRESCITA. PUÒ DIVENTARE UNA DELLE GRANDI PIATTAFORME LOGISTICHE D’EUROPA’

 

carlo messina giovanni bazolicarlo messina giovanni bazoli

Nicola Saldutti per il ‘Corriere della Sera

 

«Sui nostri conti passano 15 miliardi di transazioni al giorno e quello che stiamo vedendo è un Paese in recupero. C’è una ripresa che viene dal mondo delle famiglie e delle imprese. Gli investimenti accelerano, ma tassi dell’1% non bastano. La disoccupazione è troppo elevata e per riassorbirla ci vuole una crescita più sostenuta. Per ottenerla bisogna ridurre il debito pubblico, che drena risorse e investimenti. Deve diventare una priorità».

 

Non ha nessuna tentazione di scendere in campo in politica, Messina. Eppure la banca è un pezzo rilevante del Paese?

«Gestiamo 860 miliardi di euro e anche per questo possiamo considerarci un architrave del Paese. In questi anni abbiamo gradualmente cambiato il nostro modo di fare banca, trasformandoci da istituto commerciale a wealth management company, cioè un’azienda capace di valorizzare quell’enorme risorsa rappresentata dal risparmio degli italiani. È il nostro punto di forza. Un modello unico a livello europeo: alti livelli di redditività associati a una struttura operativa con un rapporto tra costi e ricavi sotto il 50%, tra i più bassi d’Europa».

carlo messina   carlo messina

 

Generali: dopo la bocciatura del dossier il caso è definitivamente alle vostre spalle?

«Sì. È stato doveroso esaminare la logica di una nostra integrazione industriale con le Generali dopo che sono iniziate a circolare sul mercato voci di un interesse di un grande operatore internazionale verso il gruppo triestino: lo scenario competitivo nel wealth management avrebbe subito un significativo mutamento. Abbiamo condotto, in maniera trasparente, un’analisi attenta avendo come punti fermi la capacità di creare valore per i nostri azionisti e la solidità patrimoniale della Banca. Verificato che le condizioni non c’erano il caso è stato chiuso».

 

Come riuscirete a crescere ancora?

«Stiamo lavorando a un nuovo piano industriale, che presenteremo nel 2018. Puntiamo sull’ulteriore conversione di attività della clientela in risparmio gestito, non meno di altri 100 miliardi. In campo assicurativo, vogliamo raggiungere una posizione di leadership nel ramo danni. L’acquisizione della banca dei tabaccai darà nuovo impulso alle attività retail. È ragionevole prevedere una ripresa dei tassi di interesse, con un significativo beneficio sui nostri conti: 100 punti base in più corrispondono a una crescita dei ricavi da margini d’interesse di 1 miliardo».

 

Ma il problema principale nelle aziende sono i ricavi. Anche per le banche…

«Non si possono tagliare i costi all’infinito. Noi, ad esempio, abbiamo investito sulla riqualificazione di 4.500 risorse, individuando nuove professionalità. Abbiamo evitato esuberi valorizzando il nostro punto di forza: le persone di Intesa Sanpaolo.

carlo messina        carlo messina

 

Abbiamo così diversificato i ricavi con l’aumento della componente commissioni, che cresce ormai a doppia cifra. Dal 2013 ad oggi le masse da noi gestite sono salite di 80 miliardi. Possiamo contare su un data base che ci indica le scadenze degli investimenti dei nostri clienti per stare al loro fianco proponendo opzioni redditizie e sicure. E non vendiamo, da oltre dieci anni, bond subordinati (quelli sotto accusa nei crack bancari, ndr)».

 

Però è anche vero che il mondo bancario è ostaggio delle sofferenze, dei crediti a rischio…

«Noi ci siamo mossi con due anni d’anticipo sulla riduzione dei cosiddetti Non Performing Loans (sofferenze, ndr). Dal picco siamo scesi di 7,5 miliardi. A costo zero. Grazie a questo processo torneremo ai livelli pre-crisi a fine 2019».

 

Come a costo zero?

«Cioè senza aver bisogno di nuovi accantonamenti, che avevamo già effettuato. Abbiamo realizzato una macchina per la gestione delle sofferenze dove lavorano 1.500 persone: un vero e proprio fondo di private equity. Che ci ha consentito di dismettere crediti problematici senza perdite aggiuntive. E siamo, nel frattempo, riusciti a riportare in bonis quasi 60 mila aziende. Vuol dire 300 mila posti di lavoro e altrettante famiglie».

ALITALIAALITALIA

 

Non mi dica che la banca ha un ruolo sociale…

«Può averlo: penso al nostro impegno per il terzo settore, ai nostri progetti per l’infanzia o al ruolo che svolgiamo in campo culturale. Quanto alle aziende in crisi è nostro interesse non farle fallire. Noi lavoriamo perché l’impresa torni a fare impresa».

 

Sta pensando ad Alitalia?

«Non mi rende felice pensare che Alitalia possa fallire. Esserne azionisti come banca non è virtuoso nel medio periodo, e questo è un cordone destinato ad essere reciso. Però, se esistono progetti industriali con partner che possono dare vere prospettive di ritorno alla redditività della compagnia aerea, la banca li valuterà con estrema attenzione. Ci sono in ballo 20 mila posti di lavoro, tra azienda e suo indotto».

ALITALIAALITALIA

 

A proposito di prestiti, quel risparmio che gestite è una specie di polmone per alimentare i finanziamenti all’economia…

«Dal primo gennaio 2014 abbiamo erogato finanziamenti per 130 miliardi. Quest’anno puntiamo a farne almeno 50. Con un impatto sull’economia reale superiore a quello di una manovra del Governo. Siamo i più grandi erogatori di credito del Paese. E a giudicare dalla domanda di nuovo credito, per mutui e investimenti, l’economia mostra un recupero strutturale».

 

Non sarà troppo ottimista?

«No. Siamo stati tra i primi, nel 2015, a vedere i segni di una ripresa più sostenuta e a stimare per il 2016 un aumento del Pil dell’1%. Credo che il Mezzogiorno rappresenti una grande potenzialità: esprime delle eccellenze nel settore aerospaziale, farmaceutico e agroalimentare, può diventare una delle principali piattaforme logistiche d’Europa, nel turismo i margini di crescita sono enormi. Tutto ciò, come ho già detto, non è sufficiente a rimuovere i punti di debolezza del Paese. Come il debito».

 

Alenia Aermacchi Alenia Aermacchi

Cosa bisognerebbe fare?

«Pensare a un piano pluriennale per la sua riduzione. Si potrebbe pensare a un piano di dismissioni di asset immobiliari a livello centrale, regionale e locale. Diciamo almeno 100 miliardi in cinque anni. Secondo me si può e si deve fare».

 

Lo può fare anche questo governo?

«Sì, ci sono le risorse e gli uomini per gestire scelte di questa portata».

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...