1- A RIGOR MONTIS COSTA UN LUNGO “TOUR DI RASSICURAZIONE” AVER ANNUNCIATO (BUGIARDELLO) CHE SI SAREBBE RITIRATO PER SEMPRE DIETRO LE QUINTE: ALLA MERKEL UN RICICCIO DI BERLUSCONI, BASTA ANCHE NOMINARLO, LE FA ARRIVARE UN COCCOLONE 2- TRA UN ANNO QUANDO NAPOLITANO SARÀ USCITO DI SCENA, I GIOCHI RITORNERANNO NELLE SUE MANI E A TIRARGLI LA VOLATA SARÀ B. CHE HA COME UNICO INTERESSE DI SALVARE LE SUE AZIENDE ENTRANDO COME “AZIONISTA” NELLA GRANDE COALIZIONE DEL MONTI BIS 3- C’È UN PICCOLO BUCO ACCADEMICO PER IL NUOVO PRESIDENTE DELLA BOCCONI: NON HA IL DOTTORATO PHD. MA NON È UN GRAN MALE PERCHÉ ANCHE MONTI NE SAREBBE PRIVO 4- CONI DA ACCHIAPPARE TRA MALAGÒ E PAGNOZZI. MA MEGALÒ CONTA SU LETTA E GNUDI 5- L’ASSENZA DI MAURO MORETTI AL TAVOLO CON MONTI DOVUTA ALLO SGARBO DI “ITALO”?

1- IN VIAGGIO CON SUPERMARIO
Con lo spread che sfonda la soglia dei 520 punti, l'euro che tocca i minimi storici e i titoli delle banche sospesi in Borsa per eccesso di ribasso, c'è chi si chiede che cosa stia facendo Mario Monti in Russia. Ieri sera per quattro ore ha cenato con 17 imprenditori italiani raccontando barzellette che hanno fatto venire le lacrime agli occhi all'inquisito Giuseppe Orsi e alla boccoluta Luisa Todini.

Qualcuno potrebbe dire in maniera superficiale che mentre l'Italia si trova sull'orlo dell'abisso SuperMario si aggrappa al suo ego e nell'arco di una settimana saltella dalle Montagne Rocciose della Sun Valley alla dacia di Sochi dove sui lettoni ci sono ancora le tracce delle capriole di Putin e del suo amico Berlusconi.

A rendere perplessi sul significato della missione in Russia c'è l'assenza dei ministri (primo fra tutti Corradino Passera) quando la prassi contempla che per la firma di accordi commerciali siano presenti i responsabili dei principali dicasteri economici accompagnati da plotoni di portaborse.

Monti evidentemente preferisce giocare in solitario e questo alimenta le voci che anche questo viaggio, come quello della settimana scorsa nell'Idaho, gli serva soprattutto per rafforzare la sua immagine. D'altra parte se si guarda al contenuto delle intese che oggi saranno firmate tra Italia e Russia l'obiezione può avere una sua consistenza.

Nella maggior parte dei casi si tratta di accordi dal contenuto piuttosto labile e in alcuni casi già preparati nel tempo. È il caso ad esempio della partnership tra l'Eni e Rosneft, la prima compagnia petrolifera russa, che già nell'aprile scorso aveva siglato un'intesa da 100 miliardi sui depositi di petrolio in Mar Nero e nel mare di Barents. E nemmeno le trombe squillate da Massimo Sarmi per l'alleanza con Russian Post impressionano più di tanto perché si tratta dello sviluppo di una consulenza già siglata il 24 giugno dell'anno scorso.

Il pacchetto sembra quindi meno consistente di quanto appaia a prima vista e, ad eccezione di un impianto della Techint e di uno stadio da 276 milioni di euro della società friulana guidata da Claudio de Eccher, resta l'euforia di Mauro Moretti, il capo delle Ferrovie che dopo un blitz in California nei giorni scorsi sabato era a Mosca per lanciare l'Alta Velocità.

È noto da tempo che la Russia ha bisogno di ammodernare la rete dei trasporti, ma è curioso il fatto che Moretti lanciando progetti da decine di miliardi di dollari, ieri sera ha disertato la cena con Monti e si è fatto rappresentare da Alberto Mazzola, un 56enne funzionario minore delle Ferrovie che ha fatto qualche esperienza a Bruxelles e in Romania.

Qualcuno dei 17 commensali che alla cena con Monti ha dovuto ingurgitare le crepes russe con panna acida, sosteneva che l'assenza di Moretti fosse dovuta allo sgarbo subito due giorni prima in Italia quando il Premier è salito sul treno "Italo" di Luchino di Montezemolo per raggiungere la moglie a Milano.

Ironia a parte resta il fatto che la visita del Premier ha un doppio scopo. È sicuramente un'operazione di immagine da parte di un uomo che all'ombra del Cremlino ha citato De Gasperi con queste parole: "un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alla prossima generazione".

Sono espressioni inconsuete sulla bocca di un "tecnico", ma fanno capire che il Professore di Varese si sente molto sicuro di sé e del suo destino. Lo spettacolo della politica romana è talmente miserando da spalancargli le porte per un governissimo di salute pubblica che potrebbe farlo entrare nella galleria degli statisti, uomini che "guardano le prossime generazioni" mentre 8 milioni di disgraziati entrano nella classifica dei poveri e altri milioni di poveracci si fottono i risparmi affidati alle banche.

A spingerlo in questa direzione non è quindi una fiammata di amore per l'economia reale, ma la convinzione che tra un anno quando Napolitano sarà uscito di scena, i giochi ritorneranno nelle sue mani come accadde a Cincinnato quando fu richiamato per la seconda volta a salvare la Repubblica romana.

E a tirargli la volata sarà anche quel Cavaliere impunito che ha come unico interesse quello di salvare le sue aziende entrando come "azionista" nella Grande Coalizione del Monti bis.

In questa prospettiva si colloca la visita a Mosca, una missione povera di contenuto politico e commerciale da considerare come una tappa verso la Finlandia e l'Olanda per convincere quei Paesi a non camminare come pecore dietro la massaia di Berlino Angela Merkel.

Questa è la strategia di Monti. Tecnico, professore, statista in nuce, che coltiva il suo orticello dopo aver detto (bugiardello) che si sarebbe ritirato per sempre dietro le quinte.


2- IL BOCCONIANO COL BUCO (ACCADEMICO)
Alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, c'è molta ammirazione per le mosse del Professore di Varese che nel 1994 è stato eletto presidente e ha infilato dentro il Governo una serie di allievi eccellenti.

Questa attenzione non impedisce di seguire anche le sorti dell'università dove è stato appena nominato il nuovo rettore al posto dell'economista Guido Tabellini che governava dall'ottobre 2008. Il blasone è stato assegnato ad Andrea Sironi, un professore classe 1964 che non porta sul viso le tracce sofferte degli studiosi.

Nel suo curriculum si legge che insegna Economia degli intermediari finanziari e si è specializzato nello studio dei mercati internazionali e nella gestione dei rischi.

La sua aria da benestante, senza rughe e sopracciglia cadenti, forse deriva dal fatto che il nonno ha costruito le prime case a Porto Cervo con il patron della SanPellegrino, l'azienda delle acque minerali fondata a Bergamo alla fine dell'800.

A quanto pare il nipote, oggi rettore, ha beneficiato di questa fortuna come dimostra la sua splendida villa con vista su Cala di Volpe e sul campo da golf del Pevero. Al bocconiano doc sembra non mancare proprio nulla, ma in realtà c'è un piccolo buco nel suo percorso accademico che qualche collega si è divertito a segnalare. Sembra infatti che dopo la laurea il professor Sironi non abbia acquisito il Phd, quel dottorato di ricerca che è un titolo accademico acquisito in genere presso le università straniere per completare il curriculum.

Ma non è un gran male perché, secondo quanto sussurrano nei corridoi della Bocconi, anche Monti ne sarebbe privo.


3- CONI DA ACCHIAPPARE
Giovannino Malagò, per gli amici Megalò, oggi alle 12 ha rotto le acque.

Durante una conferenza stampa organizzata al circolo Canottieri Aniene per la presentazione della squadra olimpica e paraolimpica che andrà a Londra, ha sciolto la riserva sulla sua candidatura alla presidenza del Coni.

Da settimane si sussurrava nei salotti romani dove Malagò fa strage di sguardi femminili, che l'amico di Luchino di Montezemolo e prima ancora di Gianni Agnelli sarebbe sceso in campo per occupare la poltrona di Gianni Petrucci.

La partita finale si giocherà a febbraio 2013 ma ad accelerare i tempi è stato l'annuncio con cui Raffaele Pagnozzi, il braccio destro di Petrucci, ha messo un'ipoteca sul Comitato olimpico intorno al quale girano una paccata di milioni. Adesso Petrucci deve vedersela con le grane del Circeo dove due mesi fa è diventato sindaco (latitante) e subisce il fuoco incrociato dei suoi avversari politici.

Forse è già pentito di aver accettato questa carica ed è per questo che sta spingendo il fido Pagnozzi senza perdere di vista il Coni dove vorrebbe rientrare come presidente della Federazione di Pallacanestro. È una delle Federazioni più ricche, ha 12 milioni in cassa ed è presieduta dal 2009 dal campione di basket Dino Meneghin. A Petrucci l'idea di continuare a parti invertite il tandem con Pagnozzi sembra una soluzione geniale per continuare a ficcare il naso dentro il piccolo impero sportivo con tanto di scrivania e di autista pagati.

Per Malagò la battaglia si presenta dura ma non impossibile perché può schierare al suo fianco personaggi del calibro di Gianni Letta e Piero Gnudi, il ministro del Turismo e dello Sport che nella sua vita ha esercitato soprattutto la disciplina delle parcelle, e viene da Bologna la città che ha dato i natali a Luchino di Montezemolo.


4- UNA LICIA PER TORINO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che questa sera a Torino sarà eletto il nuovo presidente della Confindustria locale.

Per la prima volta nella storia dell'Associazione sarà una donna, Licia Mattioli (45 anni, madre di due figli), a rappresentare gli imprenditori sabaudi. L'aspetto curioso di questa nomina è che la Mattioli non viene dal mondo dell'industria metalmeccanica, ma lavora e vende gioielli che le hanno consentito di diventare nel 2011 presidente di Federorafi.

Sarà lei a misurarsi con il dossier pesante di Marpionne e della Fiat, sempre più intenzionati a tagliare la corda dall'Italia".

 

 

VLADIMIR PUTIN ALLA FESTA PER IL SUO GIURAMENTO DA PRESIDENTE APPLAUDITO DA SILVIO BERLUSCONI LESPRESSIONE ALLUCINATA DI MARIO MONTI jpegpassera e punzoposte italiane sarmi scaroni GUIDO TABELLINIANDREA SIRONI RAFFAELE PAGNOZZI fer60 giovannino malagogianniletta LICIA MATTIOLI E ALBERTO MONCADA

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