IL PALIO DI SIENA - MPS DEVE TROVARE MONETA SONANTE PER RINFORZARE IL PATRIMONIO (HA IN PANCIA BTP PER 32 MLD €) - LA BANCA GUIDATA DA MUSSARI IN ESTATE HA APPROVATO UN AUMENTO DI CAPITALE DI OLTRE 2 MLD CHE, NON SOLO NON È BASTATO, MA HA PROSCIUGATO LE CASSE DEL SOCIO PRINCIPALE: LA FONDAZIONE MPS - DOVENDO TORNARE SUL MERCATO, QUEST’ULTIMA RISCHIA DI PERDERE LA PROPRIA QUOTA DI MAGGIORANZA…

Vittorio Malagutti per "il Fatto quotidiano"

I tempi cambiano. Eccome se cambiano. Prendete Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena e anche dell'Abi, la Confindustria delle banche. L'anno scorso Mussari si presentò alla Giornata del risparmio affermando sicuro che l'Italia "aveva attraversato la cruna di un ago". Nientemeno. Merito del ministro Giulio Tremonti che, secondo il banchiere, è stato "bravo". Passano dodici mesi e ieri il gran capo dell'Abi è tornato all'annuale celebrazione delle virtù del risparmio. Questa volta però, con aria grave, ha chiesto al governo di fare in fretta perché "non siamo più disposti ad assistere alla quotidiana distruzione di ricchezza, di risparmio, di lavoro per i rinvii e le esitazioni nel fare le scelte che il momento richiede".

Ma come? E la cruna? E l'ago? Il Paese tutto non li aveva attraversati grazie all'abile nocchiero Tremonti? Bisogna capirlo, Mussari. Dalle sue parti, a Siena, tira una brutta aria. Il Monte trema. Sul mercato è ormai luogo comune che la banca senese, il terzo istituto italiano per dimensioni, sarà presto costretto a batter cassa sul mercato. Servono soldi, spiegano gli analisti, per rafforzare il patrimonio in vista di eventuali contraccolpi della crisi del debito sovrano. L'invito, anzi l'ordine, arriva dall'Europa.

Entro giugno dell'anno prossimo gli istituti di credito dovranno dotarsi di coefficienti patrimoniali (core tier 1) pari almeno al 9 per cento. Di più: per calcolare l'eventuale necessità di capitali supplementari va tenuto conto dell'attivo investito in titoli di stato. Il Monte dei Paschi così come le altri grandi banche italiane negli ultimi anni ha puntato alla grande sui nostri Btp. E se adesso le regole europee imporranno una svalutazione (in una misura ancora da definire) di questi massicci investimenti i banchieri dovranno darsi da fare per racimolare denaro fresco con cui rafforzare il patrimonio.

Proprio ieri Mario Draghi, nuovo presidente della Bce, nel suo discorso alla Giornata del risparmio ha confermato che gli istituti dovranno dotarsi di capitali supplementari tenendo conto dell'esposizione al rischio sovrano. Mussari, secondo gli analisti, è messo peggio dei suoi colleghi. Il Monte ha in portafoglio la bellezza di 32 miliardi di titoli di stato italiani e per rimettersi in linea rispetto alle richieste delle autorità europee dovrà fare uno sforzo in proporzione maggiore rispetto a con-correnti come Intesa e Unicredit. Il guaio è che la banca senese ha appena battuto cassa agli azionisti.

In estate ha concluso un aumento di capitale da oltre 2 miliardi che però ha avuto l'effetto di prosciugare le casse del socio principale. Ovvero la Fondazione Monte Paschi, che nei mesi scorsi ha fatto i salti mortali per mantenere la propria quota di maggioranza. Ripetere l'impresa pare però molto difficile, se non impossibile.

Già l'estate scorsa per sottoscrivere la sua quota di azioni, la fondazione ha dovuto indebitarsi per 400 milioni, dopo aver messo in vendita per circa 100 milioni la sua quota in Intesa (lo 0,34 per cento). Adesso il piatto piange. Soldi in cassa per partecipare a un nuovo aumento non ce ne sono proprio più. Non per niente, proprio ieri, il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini ha tagliato corto sull'argomento. "Abbiamo già dato in abbondanza", ha detto Mancini.

Più chiaro di così. Il destino, a questo punto, sembra segnato. Se il Monte nei prossimi mesi chiederà ancora soldi al mercato la Fondazione dovrà rassegnarsi a veder calare la propria partecipazione al di sotto della maggioranza assoluta. Per la città toscana, che di fatto si identifica con la sua banca pluricentenaria, sarebbe un colpo durissimo. Ma c'è di peggio. Con l'aria che tira non è affatto detto che l'istituto senese sarà in grado l'anno prossimo di garantire un dividendo ai suoi azionisti, anche perché le regole europee potrebbero vietare la distribuzione di utili alle banche che necessitano di capitali aggiuntivi.

Come dire che alla fondazione verrebbe a mancare la sua principale, quasi unica, fonte di reddito, quella che le consente di finanziare le erogazioni che ogni anno vengono destinate a enti, associazioni, iniziative di ogni tipo sul territorio. Una catastrofe, o quasi, per la città. E neppure Mussari, in scadenza l'anno prossimo, si sente troppo bene.

 

GIUSEPPE MUSSARI Monte dei paschiGIULIO TREMONTI mario draghi Gabriello Mancini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…