L'OMINO COI BAFFI BIALETTI RINVIA L'ACCORDO CON LE BANCHE - IN USA BITCOIN TASSATI - UN CONVERTENDO DA 30 MLN DI PRIMA CLASS – CARIGE MODELLO SIENA: LA FONDAZIONE SCENDE

1. PARTERRE
Da ‘Il Sole 24 Ore'

BIALETTI RINVIA ANCORA L'ACCORDO CON LE BANCHE
L'omino con i baffi continua a soffrire. Il gruppo Bialetti, brand noto delle caffettiere, ha chiesto alle banche creditrici una nuova moratoria sui debiti e ha fatto slittare l'approvazione del progetto di bilancio 2013 di qualche mese per poter trovare l'accordo. La società ha chiesto agli istituti una proroga al 30 giugno prossimo dell'accordo di moratoria e standstill sottoscritto il 6 giugno 2013. L'intesa con le banche dovrebbe permettere il riequilibrio economico-finanziario della società e consentire di rispettare i presupposti della continuità aziendale.

Da inizio anno le azioni di Bialetti hanno guadagnato oltre il 220% proprio nell'attesa dell'accordo con le banche sul risanamento finanziario: un'intesa che, tuttavia, tarda ancora ad arrivare e che si rende sempre più necessaria per salvare un gruppo che ha dovuto far fronte anche a un mercato difficile, con vendite in calo per la contrazione dei consumi. (C.Fe.)

IL DELFINO DI DIMON SULLA VIA DI CARLYLE
JP Morgan perde l'erede di Jamie Dimon. E a soffiarglielo è' il colosso del private equity Carlyle Group, segno dei nuovi equilibri nella finanza e dei guai della grande banca americana. Michael Cavanagh, co-Ceo della corporate e investment bank, è stato finora in prima fila proprio nel sanare quei guai: quale delfino di Dimon ha guidato l'inchiesta interna sul caso della Balena di Londra, le scommesse sui derivati costate a JP Morgan miliardi di perdite e la reputazione di banca (quasi) senza macchia.

Dal 2012 ben 10 alti dirigenti l'hanno preceduto nell'uscita, ma la sua partenza pesa: «un peccato», ha detto Dimon. A Carlyle diventerà co-direttore operativo. Dimon ha indicato di voler restare al vertice di JP Morgan per altri cinque anni, senza erede però è gia' aperta la corsa alla successione: il favorito del momento è il direttore operativo Matt Zames. (M. Val.)

ROVERE APPRODA IN MORGAN STANLEY
Il ballo delle nomine nel real estate continua. Secondo le ultime indiscrezioni ai vertici di Morgan Stanley Sgr - la società di gestione di fondi immobiliari dell'omonimo gruppo - è in arrivo, infatti, Silvia Rovere in qualità di amministratore delegato. Rovere, che tuttora risiede nel consiglio di presidenza di Assoimmobiliare, lavora da dieci anni circa nel settore real estate, dopo precedenti esperienze nel private equity.

In passato ha ricoperto la carica di direttore generale di Ream Sgr, la società di gestione del risparmio delle fondazioni bancarie piemontesi, e prima ancora è stata direttore finanziario di Patrimonio dello Stato, la società del ministero dell'Economia e delle Finanze responsabile del programma di privatizzazioni immobiliari. Con l'arrivo di Silvia Rovere rivedremo Morgan Stanley protagonista come lo è stata lo scorso anno con il lancio del fondo da 630 milioni di euro e dedicato ai centri Auchan in Italia? (P. De.)

2. "I BITCOIN SONO INVESTIMENTI" - NEGLI USA ARRIVANO LE TASSE
Da ‘La Stampa'

La moneta del futuro? Per il momento, neppure una moneta. Almeno secondo l'Agenzia delle Entrate statunitense, che ha deciso di trattare i Bitcoin come proprietà e non come valute. Una piccola rivoluzione, che ha l'obiettivo di tassare le transazioni effettuate con il cyber-conio. Il regime fiscale sui guadagni, lo stesso a cui sono sottoposti i titoli azionari, sarà conveniente, stimano gli analisti americani, che prevedono un aumento deciso degli investitori, nonostante la lunga scia di fallimenti e scandali.

L'ultimo operatore a cadere è stato Vircurex, il sito di scambi che ha annunciato il blocco immediato di tutte le operazioni. A svuotare le casse della piattaforma sarebbe stato un attacco hacker. Il tentativo statunitense di regolamentare la moneta, che porterà a tassare anche gli acquisti al dettaglio, può dare una luce meno avventurosa al pianeta Bitcoin.

3. UN ‘CONVERTENDO' DI PRIMA CLASS CHE VALE 30 MILIONI
Da ‘Il Giornale'

Il gruppo Class Editori, ha appena archiviato una perdita di 22,8 milioni nel 2013, dopo i 12,9 del rosso 2012. Pesano, per Class come per l'intero settore, il calo di pubblicità e diffusioni. Il gruppo, quotato in Borsa, ha però migliorato l'ebitda (negativo di 13 milioni contro i 17 del 2012) e questo fa ben sperare. Tanto che proprio in questi giorni si è chiusa la trattativa con le banche creditrici per la ristrutturazione del debito, lievitato in un anno da 42,7 a 65,6 milioni. Sotto la regia di Intesa (una delle banche coinvolte) l'operazione prevede l'emissione di un prestito quinquennale convertendo di circa 30 milioni. Di qui al 2019 le banche potranno rientrare della loro esposizione, o diventare azioniste rilevanti del gruppo (che oggi capitalizza 42 milioni).

MODELLO MPS PER CARIGE, METTE SUL MERCATO IL 5-6%
F.d.R. per il "Corriere della Sera" - Il copione è simile a quello seguito a Siena. Anche la Fondazione Carige per uscire dalle secche dei debiti si prepara a vendere subito sul mercato una quota del suo cespite principale, Banca Carige; per provare a ripagare le banche creditrici, per poi attendere gli eventi (ossia l'aumento di capitale) prima di decidere cosa fare della quota residua.

Lunedì prossimo il consiglio dell'Ente ligure dovrebbe dare il via libera a un accelerated bookbuilding per collocare un 5-6% del capitale di Carige. Una mossa che porterebbe la sua quota sotto al 40%. Il pacchetto vale circa 70 milioni di euro ai prezzi attuali di Borsa, con cui la Fondazione guidata da Paolo Momigliano potrebbe dare un taglio netto all'esposizione bancaria, che è in prevalenza nei confronti di Mediobanca, che ha raggiunto i 100 milioni di euro (più una linea di credito di 40 milioni di Banca Carige che è stata però ridotta).

Lunedì prossimo sarà anche la giornata in cui l'amministratore delegato di Banca Carige, Piero Montani, si recherà in visita di lavoro alla Fondazione per illustrare il nuovo piano strategico che sarà sottoposto domani al consiglio di amministrazione della banca. L'incontro, secondo le attese della vigilia potrebbe essere decisivo per la definizione delle prossime mosse dell'ente che, una volta messo in sicurezza il bilancio, deve valutare se e quanto sottoscrivere dell'aumento di capitale da 800 milioni previsto per giugno.

VENETO BANCA ALLA RICERCA DI 850 MILIONI
F.Mas. per il "Corriere della Sera" - Ha resistito finché ha potuto. Ma ieri anche Veneto Banca ha dovuto prendere atto della realtà comune a tutto il sistema bancario italiano: la necessità di rafforzare il patrimonio in vista degli esami della Bce. Così l'istituto popolare di Montebelluna guidato da Vincenzo Consoli ha varato un'operazione da complessivi 850 milioni di euro, suddivisi tra un aumento di capitale vero e proprio da massimi 500 milioni e una conversione del bond convertibile da 350 milioni.

I soci dovrebbero dare il via libera all'operazione all'assemblea di sabato 26 aprile, così da far partire l'operazione in estate. Contemporaneamente il consiglio porterà avanti «le attività volte alla migliore valorizzazione di Banca Intermobiliare (Bim), attraverso la cessione del pacchetto di controllo», è scritto nella nota dell'istituto. Tutto pur di evitare l'esito temuto a Montebelluna, quello dell'integrazione con un'altra realtà, a cominciare dalla vicina Popolare di Vicenza.

Non a caso Consoli ha parlato di prospettive «stand alone» per l'istituto. L'obiettivo è arrivare a un livello di patrimonio del 9,5% entro giugno. Anche il bilancio 2013 approvato ieri rispecchia le pulizie in atto nelle banche italiane: il risultato finale è di una perdita di 96,1 milioni di euro dopo 459 milioni di euro di rettifiche complessive, di cui 354 sui crediti deteriorati.

BORSA, LA CARICA DEGLI STRANIERI ALLO STAR
F.Ch. per il "Corriere della Sera" - Le società quotate sullo Star piacciono agli stranieri. Da Amber Capital Uk a Jp Morgan Asset Management, da Ennismore a Camomille, in base a uno studio di Ir Top su dati Consob (febbraio 2013-4 marzo 2014) sono 13 i nuovi investitori esteri venuti a fare shopping sul segmento di Borsa Italiana, attratti soprattutto per i settori dei beni personali e della casa (Moleskine, B&C Speakers) e dei beni e servizi industriali (Ansaldo Sts, Cembre). Complessivamente sullo Star sono presenti 60 investitori istituzionali, di cui 48 stranieri e 12 italiani, che detengono 96 partecipazioni rilevanti (87 un anno fa).

Il valore totale degli investimenti è di 2,4 miliardi di euro, pari al 9% della capitalizzazione complessiva del segmento. Gli investitori esteri sono l'80% del totale, per un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro.

«Secondo la nostra analisi - spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top - aumenta l'interesse degli investitori istituzionali esteri sul segmento Star e cresce l'attenzione per le small cap: il 56% delle partecipazioni è concentrato sulle società con capitalizzazione inferiore ai 200 milioni, segno di un rinnovato interesse verso le Pmi». Tra gli stranieri che hanno aumentato le proprie partecipazioni c'è Norges Bank, che con un totale di otto società investite sullo Star si conferma fra gli investitori più attivi.

 

 

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