apple google

PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO – DOPO LA MULTA DA 318 MLN AD APPLE, LE MULTINAZIONALI FANNO I CONTI CON LA GUERRA ALL’ELUSIONE FISCALE – SECONDO GLI ULTIMI CALCOLI, LE GRANDI AZIENDE EVADONO OGNI ANNO 7600 MLD DI DOLLARI DI TASSE

APPLEAPPLE

Federico Rampini per “la Repubblica

 

Ha fatto il giro del mondo la notizia anticipata ieri da Repubblica, sulla sanzione da 318 milioni che Apple ha pagato al fisco italiano. E si capisce perché. È una notizia che può avere sviluppi notevoli, nel mondo intero. Riguarda i privilegi fiscali delle multinazionali e il loro impatto sulle finanze pubbliche, dall' Unione europea agli Stati Uniti. L' ultima volta che un vertice internazionale si è occupato di elusione fiscale è stato due mesi e mezzo fa a Lima.

 

 Al summit fu presentata la ricerca di un economista della University of California, Gabriel Zucman, secondo cui le grandi imprese nascondono al fisco un imponibile pari a 7.600 miliardi di dollari. In quella sede il Fondo monetario e l' Ocse hanno stimato annualmente a 250 miliardi di dollari di tasse in più, il gettito di un' azione concertata contro l' elusione delle multinazionali. È il valore di molte "manovre di austerity".

 

ELLEKAPPA - GIGANTI DEL WEB E EVASIONE FISCALEELLEKAPPA - GIGANTI DEL WEB E EVASIONE FISCALE

Anche le ricadute politiche possono essere a 360 gradi. Nella corsa alla Casa Bianca sono già affiorate proposte anti-elusione, perfino il Repubblicano Donald Trump per conquistare consensi tra gli elettori parla di caccia ai privilegi fiscali delle mega-aziende. In quanto all' Unione europea, si dibatte in contraddizioni stridenti. La sua commissaria alla Concorrenza ha già colpito alcune multinazionali - tra cui Fiat e Starbucks condannate a versare 30 milioni ciascuna. Al tempo stesso la Commissione di Bruxelles è presieduta da un ex premier lussemburghese che firmò di suo pugno quei patti scellerati dove si offriva "asilo fiscale" alle multinazionali. Comunque la si giri, con una posta in gioco di 250 miliardi annui, questa è una polveriera politica, economica, finanziaria. Le origini della "sindrome Apple" sono antiche.

tim cook di apple e jeff bezos di amazon, in mezzo il ceo di tencent pony matim cook di apple e jeff bezos di amazon, in mezzo il ceo di tencent pony ma

 

L' inchiesta della magistratura milanese ha inchiodato il colosso digitale della California per "omessa dichiarazione dei redditi dal 2008 al 2013".

Ma non è solo in Italia che Apple si comportava così. Il meccanismo è lo stesso che veniva raccontato dal New York Times nell' aprile 2012 con un reportage da Reno, città del Nevada sui bordi del lago Tahoe, celebre per i suoi casinò e non certo per le sue prodezze nell' innovazione tecnologica. Così iniziava l' articolo del New York Times: «Apple non progetta gli iPhone qui. Non ha un servizio di assistenza al consumatore in questa città. Non produce iPad nelle vicinanze… ».

 

 E tuttavia nei bilanci della multinazionale, i profitti che sarebbero dovuto appartenere alla sede centrale di Cupertino, nella Silicon Valley californiana, misteriosamente scomparivano dal quartier generale per riapparire appunto nella filiale di Reno, Nevada. La ragione: lo Stato della California ha una tassa sugli utili societari dell' 8,84% mentre nel Nevada quella tassa non esiste. È pari a zero. Il gioco è identico a quello effettuato con l' Irlanda e altri paradisi fiscali offshore.

pandiere a mezz asta applepandiere a mezz asta apple

 

Dal Nevada spostiamoci all' intero pianeta, e torniamo dunque a quel summit di Lima del Fondo monetario internazionale che si è occupato di "Base erosion and profits shifting" (Beps), cioè erosione della base fiscale e spostamento dei profitti. Lì perfino il ministro delle Finanze cinese si è indignato. Lou Jiwei, in occasione del meeting di Fmi e Banca Mondiale in Perù ha dato la sua adesione all' accordo internazionale che invoca un' operazione trasparenza. «Molte multinazionali - ha detto il ministro cinese - non pagano le tasse nei paesi in cui le attività commerciali generano profitti, ma trasferiscono quei profitti all' estero per evitare la tassazione».

magazzino amazonmagazzino amazon

 

Anche se la magistratura di Milano è riuscita a inchiodare Apple per evasione vera e propria, in altre situazioni le multinazionali non hanno bisogno di evadere. I loro uffici legali studiano le normative fiscali per trovarvi architetture "lecite" che consentono di minimizzare la pressione fiscale: creano sedi societarie fittizie, "scatole vuote" domiciliate in paradisi off-shore, e spostano con esercizi di virtuosismo contabile i loro profitti in quelle società. Così l' aliquota effettiva sui profitti di Apple "spostati" nelle scatole vuote irlandesi ha oscillato fra il 2% e lo 0,05%.

Cioè una frazione perfino rispetto all' aliquota irlandese che vale per altre società, già una fra le più basse del mondo: 12,5%.

 

jeremy clarksonjeremy clarkson

Qui si tocca un peccato originale del mercato unico europeo, la cui architettura non ha mai veramente impedito la "concorrenza fiscale" tra Stati: meccanismo perverso, con cui qualche Stato membro cerca di attirare sul proprio territorio le aziende altrui a colpi di sconti fiscali. Il risultato è che la spesa pubblica viene finanziata spostando il carico su chi non può fuggire: lavoro dipendente, ceto medio, piccola e media impresa. Il danno è enorme sotto ogni profilo, ivi compresa «la fiducia dei cittadini nelle istituzioni», ha ricordato il segretario generale dell' Ocse, Angel Gurrìa.

 

google cardgoogle card

La gara dell' elusione è diventata ancora più facile nell' economia digitale. Apple e Amazon ricavano solo una parte del proprio fatturato da produzioni di oggetti; Google e Facebook operano solo nell' ambito di servizi digitali, immateriali. Anche chi produce cose come gli iPhone, ne estrae valore prevalentemente sotto forma di royalties, brevetti, copyright. Cioè prezzi attribuiti all' ingegno umano, all' algoritmo del software, al design. È più facile in questi casi sostenere che l' origine del valore non è in un luogo fisico, geografico.

 

Istruttiva da questo punto di vista l' intervista che il Chief executive di Apple, Tim Cook, ha rilasciato proprio alla vigilia di Natale a Charlie Rose della tv americana Cbs. Contiene un durissimo attacco alla normativa fiscale americana: «Arretrata, fatta per l' epoca industriale non per l' era digitale, deleteria per l' America ».

 

google glass per aiutare la memoriagoogle glass per aiutare la memoria

Segue da parte di Cook l' ammissione che se lui dovesse rimpatriare i 200 miliardi di dollari cash che parcheggia all' estero, il fisco americano gli infliggerebbe una stangata del 40%. Di che intaccare la redditività dell' azienda più quotata di tutte le Borse mondiali. La durezza del tono di Cook in quell' intervista può avere tante spiegazioni. Una è che forse il vento sta cambiando.

 

La campagna elettorale americana ha toni "populisti", sia a destra che a sinistra, e i boss delle multinazionali non sono più riveriti o addirittura idolatrati come ai tempi di Steve Jobs.

FACEBOOK VS GOOGLE 1FACEBOOK VS GOOGLE 1

 

Nell' Unione europea si attende un giudizio sull' Irlanda: Bruxelles potrebbe stabilire che ha violato sistematicamente le norme sulla concorrenza, se si dimostra che gli accordi "ad hoc" firmati con questa o quella multinazionale equivalgono ad aiuti di Stato. Dopo l' Irlanda, toccherà finalmente al Lussemburgo? E che dire del Regno Unito, di Londra, altra oasi di privilegi fiscali per un certo tipo di architettura societaria?

Ultimi Dagoreport

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO

donald trump

COME STA IN SALUTE DONALD TRUMP? DOPO LE FOTO HORROR DELLE CAVIGLIE FORMATO ZAMPOGNA DEL PRESIDENTE, ANCHE NEGLI STATES INIZIANO A FARSI DELLE DOMANDE - C’È UNA CORRENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO, VICINA A BERNIE SANDERS, CONVINTA CHE LA SALUTE DI TRUMP SIA PIÙ TRABALLANTE DI QUANTO I MEDICI DELLA CASA BIANCA NON VOGLIANO AMMETTERE. I PUGNACI DEPUTATI DEM STAREBBERO VALUTANDO DI CHIEDERE L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MEDICA INDIPENDENTE PER VALUTARE LE REALI CONDIZIONI DEL PRESIDENTE… - TRA INSUFFICIENZA CARDIACA E DEMENZA SENILE, SUI SOCIAL I COMPLOTTARI MORMORANO: "QUALUNQUE COSA NASCONDA, STA PEGGIORANDO"

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO