1. IL PASTICCIACCIO BRUTTO CAIRO-BERNABE’: ALLA FIRMA DELL'ACCORDO CON CAIRO PER LA CESSIONE DI LA7 È APPESO UN "REGALO" MILIONARIO AGLI AZIONISTI DI MINORANZA DI TI-MEDIA. UN REGALO CHE NON CI SAREBBE STATO CON L'OPA PROMESSA DA CLESSIDRA 2. DOV’E’ IL GUARDAGNO? PER TELECOM ITALIA LA CESSIONE A CAIRO DI LA7 AVREBBE UN EFFETTO ANALOGO A QUELLO CHE AVREBBE SOBBARCARSI GLI ONERI DI UNA CHIUSURA 3. SE LA RISTRUTTURAZIONE A CINGHIA STRETTA NON DOVESSE FUNZIONARE, PRIMA DI INTACCARE LA PROPRIA LIQUIDITÀ, CAIRO AVREBBE COMUNQUE TUTTO L'INTERESSE A TENERE IN VITA LA7 (E CON ESSA IL SUO FOLLE CONTRATTO DI RACCOLTA PUBBLICITARIA: 30% FINO A 126 MLN, OLTRE 50%) CERCANDO UN NUOVO ACQUIRENTE A CUI PASSARE LA SFIDA. E LO SCARPARO DELLA VALLE CON I FIDI MENTANA-SANTORO è PRONTO

1- EFFETTO CAIRO SUL VALORE TI-MEDIA
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Alla firma dell'accordo con Cairo per la cessione di La7 è appeso un "regalo" milionario agli azionisti di minoranza di Ti-media. Un regalo che non ci sarebbe stato con l'Opa promessa da Clessidra, poichè le condizioni della proposta scartata avrebbero prodotto un prezzo d'offerta inferiore alle quotazioni di Borsa.

La struttura dell'operazione connessa all'opzione Cairo, a quanto risulta a «Il Sole-24Ore», passa infatti dalla rinuncia dei crediti vantati dalla controllante Telecom Italia nei confronti della holding televisiva quotata, che, se fosse totalitaria, azzererebbe i debiti della società, pari a 260 milioni a fine 2012.

Ti-media passerebbe poi a La7 una dote di un centinaio di milioni affinchè l'acquirente abbia l'ossigeno sufficiente per tentare una ristrutturazione dell'emittente e riportarne i conti in pareggio. Arrotondando per comodità le cifre, il risultato è che l'enterprise value di Ti-media, pari a 500 milioni, modificherebbe la sua composizione, passando dalla somma tra 240 milioni di equity (dando per buona l'attuale capitalizzazione di Borsa, influenzata dallo scarso flottante) e 260 milioni di debiti (tutti nei confronti della controllante), a tutto equity: 500 milioni al momento iniziale che scenderebbero a 400 milioni dopo aver consegnato la dote a La7 in uscita dal gruppo.

In sostanza, cedendo La7 nell'ambito di questo schema, gli azionisti di minoranza di Ti-media vedrebbero salire la capitalizzazione di Borsa della società da 240 milioni a 400, con una lievitazione dell'ordine del 66%. Ti-media a quel punto sarebbe concentrata sui multiplex che stanno sotto Ti-broadcasting, società che non ha più grossi investimenti da fare, avendo completato la digitalizzazione dei canali, e che ha chiuso il 2012 con 75,1 milioni di ricavi (+20,2 milioni rispetto al 2011) e 43,2 milioni di Ebitda, vale a dire con una marginalità del 57,5%.

Resterebbe da sistemare MTv, l'emittente che lo scorso anno ha riportato 10,7 milioni di Ebitda negativo (rispetto a un dato positivo per 6,5 milioni nell'esercizio precedente) su 55,2 milioni di ricavi, ridimensionati del 25,2% rispetto ai 73,8 milioni del 2011. Ti-media ne detiene una quota del 51%, che presumibilmente cercherà di rivendere all'altro socio che ha il restante 49%, gli americani di Viacom, coi quali già lo scorso dicembre è stato raggiunto un accordo per la cessione del ramo d'azienda costituito dalle attività dedicate ai canali Nickelodeon, Commedy Central e Nick Junior.

Per Telecom Italia, di fatto, la cessione a Cairo di La7 avrebbe un effetto analogo a quello che avrebbe sobbarcarsi gli oneri di una chiusura. L'alternativa allo schema che passa dalla cancellazione dei crediti vantati nei confronti di Ti-media sarebbe quella di una ricapitalizzazione della società che dovrebbe aver chiuso il 2012 sul crinale dell'obbligo di abbattimento del capitale per perdite.

Sarebbe però improponibile batter cassa per ripianare i debiti di una società controllata ad amplissima maggioranza e per alleggerirsi della tv che è la maggior fonte di perdite (un centinaio di milioni quest'anno, stimano gli analisti), non solo regalandola, ma pagando qualcuno perchè se ne faccia carico. Oltretutto l'ultimo aumento di capitale da 240 milioni, nel giugno del 2010, era stato snobbato dal mercato che non aveva sottoscritto nemmeno il 40% della propria quota, costringendo a intervenire sull'inoptato l'azionista di maggioranza Telecom che così ha elevato la sua partecipazione dal 69,08% al 77,71%.

La Consob, che è in contatto con la società, assicura che al mercato saranno fornite tutte le informazioni del caso non appena la questione sarà definita. Cairo ha ottenuto un'esclusiva per La7 che scade a inizio marzo e, se il contratto sarà firmato, si potrà procedere con lo schema previsto, schema al quale non sarebbe dato seguito se l'accordo invece saltasse.

Banca Akros ha stimato il valore delle azioni Ti-media in dipendenza delle diverse ipotesi, calcolando in oltre 21 centesimi il prezzo delle azioni (ev, con la somma delle parti, di 305 milioni), nel caso in cui Telecom cancellasse effettivamente i 260 milioni di debiti della controllata e Ti-media girasse un centinaio di milioni a La7 come dote. Tuttavia poichè i dettagli contano e l'accordo è appeso alla volontà delle parti, il giudizio della Sim del gruppo Bpm è per il momento sospeso. Piazza Affari, però, si è portata avanti, spingendo le quotazioni di Ti-media in rialzo del 6,12% a 16,81 centesimi.


2- UN MILIONE PER SALVARE LA7
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Un anno: più o meno è il tempo che Urbano Cairo avrà a disposizione per cercare di rimettere in sesto i conti di La7. La dote di "accompagnamento" sarà infatti in grado di coprire al massimo le perdite di 12 mesi. Anche se La7 verrà consegnata pulita di debiti e perdite, l'impresa di portare a break-even l'emittente finora non è riuscita a nessuno. Già sotto l'attuale gestione, il management ha avviato un piano di taglio di costi, ma probabilmente dovranno essere rivisti anche molti contratti di ingaggio - voluti per arricchire il palinsesto e aumentare l'audience - che oggi non sono più sostenibili.

Cairo «illustri il suo progetto industriale, gli investimenti e le risorse indispensabili per tutelare i livelli occupazionali e la qualità dell'informazione, punto di forza dell'emittente», hanno sollecitato, insieme con la Fnsi, i giornalisti de La7. Di suo, l'editore piemontese ha una cinquantina di milioni di liquidità di scorta ma, secondo indiscrezioni attendibili, sul piatto della nuova avventura metterebbe solo un milione.

Difficile capire come questo possa produrre miracoli. Il buco nero dei conti della tv rischia di risucchiare anche il gruppo messo in piedi da Cairo (che nel 2012 ha riportato 18,6 milioni di utili su 275 milioni di ricavi, risultati positivi ma in flessione), si osserva in ambienti finanziari, a meno che l'operazione si traduca in un parcheggio per poi chiudere La7. Gli analisti però fanno notare che il vero movente per l'intervento di Cairo è la salvaguardia del suo contratto di raccolta pubblicitaria che ha margini fuori mercato (oltre il 30%) e apporta, sul minimo garantito, almeno 40 milioni di ricavi annui alla concessionaria.

Se la ristrutturazione a cinghia stretta non dovesse funzionare, prima di intaccare la propria liquidità, l'editore self made avrebbe comunque tutto l'interesse a tenere in vita La7 (e con essa il suo contratto) cercando un nuovo acquirente a cui passare la sfida. Diego Della Valle si era già fatto avanti.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…