OPA O MAI PIÙ - IL PATTO TRA ARPE E LA PALLADIO DI MENEGUZZO & DRAGO PER SCALARE FONSAI (IN CULO A NAGEL E PALENZONA) HA QUALCHE ZONA D’OMBRA: I TRE POSSIEDONO L’8% DELLA COMPAGNIA DI LIGRESTI E POTREBBERO SALIRE ANCORA MA È DURISSIMA ESTROMETTERE PREMAFIN E UNICREDIT (CHE POSSIEDONO IL 40% DI FONSAI) - LA STRATEGIA DEGLI ‘SCALATORI’ POTREBBE ESSERE QUELLA DI ‘DISTURBARE’ CON UN FINTO ASSALTO PER TOGLIERSI DI MEZZO ALLA FINE IN CAMBIO DI DENARO LIQUIDO, AZIONI O IMMOBILI…

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Il banchiere Matteo Arpe e la finanziaria veneta Palladio vanno all'attacco di Mediobanca e lanciano la scalata a Fonsai. Dopo giorni e giorni di grandi manovre in Borsa incomincia finalmente a delinearsi lo scenario della battaglia di potere che si sta combattendo attorno alle spoglie del gruppo assicurativo di Salvatore Ligresti.

Con un comunicato diffuso ieri in serata la coppia di scalatori ha annunciato di controllare in totale l'8 per cento di Fonsai. Un 5 per cento fa capo alla Palladio gestita da Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo e il resto alla Sator di Arpe.

I due alleati hanno anche reso noto di aver stipulato quello che in gergo tecnico si chiama un patto di consultazione. Cioè si sono impegnati a sostenere insieme i prossimi aumenti di capitale della compagnia di assicurazioni, che ha bisogno urgente di nuovi mezzi. Di certo, comunque, siamo solo alla prima puntata di una vicenda che avrà di sicuro nuovi sviluppi, anche clamorosi.

É probabile che la quota dell'8 per cento ora in mano agli scalatori sembra destinata ad aumentare, così come non è escluso che altri soci si aggiungano alla cordata. Nei giorni scorsi sono circolati i nomi del gruppo De Agostini e di Leonardo Del Vecchio, il patron della Luxottica in ottimi rapporti con i manager di Palladio. Del resto i titoli in mano ai due alleati rappresentano solo una frazione delle azioni passate di mano nell'ultima settimana di frenetici scambi in Borsa.

Non è escluso che pacchetti anche importanti siano stati parcheggiati all'estero in attesa del momento più opportuno per venire allo scoperto. E pensare che solo qualche giorno fa i giochi sembravano già chiusi con la disastrata Fonsai destinata tra le braccia di Unipol e i costi del salvataggio, oltre 2 miliardi di euro, scaricati sulle spalle delle coop (azioniste di Unipol) e dei risparmiatori.

In cabina di regia, a orchestrare l'operazione, si erano insediati i due maggiori creditori di Ligresti, cioè la Mediobanca guidata da Alberto Nagel insieme a Unicredit, ovviamente interessati a salvaguardare i loro prestiti al gruppo del finanziere siciliano, che complessivamente ammontano a oltre 1,5 miliardi. E a un certo punto, incredibile ma vero, era arrivata anche la benedizione del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che lasciata la sua divisa istituzionale si era trasformato in un facilitatore di affari altrui.

Nelle settimane scorse sia Arpe sia Palladio si erano fatti avanti con i Ligresti per gestire il salvataggio di Fonsai. Il veto di Mediobanca aveva però chiuso la partita ancora prima che iniziasse . "Niente da fare", è stata la risposta della banca che fu di Enrico Cuccia. "L'operazione va fatta a modo nostro". E cioè con una fusione a quattro tra Fonsai, la controllata Milano assicurazioni, la holding Premafin dei Ligresti e infine la Unipol, anch'essa molto esposta verso la solita Mediobanca.

Adesso tutto cambia. Se l'8 per cento messo sul piatto dagli scalatori dovesse aumentare e magari, grazie al contributo di altri investitori, arrivare fino a una soglia vicina al 20 per cento, l'operazione predisposta dalle due banche creditrici potrebbe essere bloccata in assemblea. Già, ma dove vogliono arrivare Arpe e Palladio?

In teoria non è nemmeno da escludere che siano intenzionati a lanciare un'offerta pubblica d'acquisto rivolta ai piccoli azionisti, anche se la Premafin di Ligresti e Unicredit possiedono oltre il 40 per cento di Fonsai, una quota tale da rendere complicato raggiungere la maggioranza assoluta da parte degli scalatori e ancora più difficile l'eventuale gestione successiva della compagnia. Allora non è da escludere che l'obiettivo finale di questo colpo di mano in Borsa sia quello di assicurarsi un pezzo dell'impero Fonsai.

In altre parole Arpe e Palladio potrebbero alla fine togliersi di mezzo in cambio di una contropartita in denaro liquido, in azioni (per esempio quelle della Milano) oppure in immobili scelti tra quelli del ricchissimo patrimonio del gruppo Ligresti. Solo ipotesi, per il momento, perchè siamo solo al primo round di uno scontro che si annuncia ancora molto lungo.

 

 

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