LA BENZINA COSTA COME IL VINO E PATONZA FA IL PIENO (DI VAFFA) - PER LA TERZA VOLTA IN UN ANNO IL GOVERNO DEL ‘MENO TASSE PER TUTTI’ ALZA LE ACCISE SULLA BENZINA E LA VERDE VOLA AL PREZZO RECORD DI 1,648 € (MA AL SUD SFIORA L’1,7) - CODACONS E SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA: AUTOMOBILISTI, I SOLITI POLLI DA SPENNARE - E SENZA LA CONFERMA DEL BONUS FISCALE ARRIVA LO SCIOPERO FRA I GIORNI 8 E 11 NOVEMBRE…

Luigi Grassia per "la Stampa"

C'è un altro record nel prezzo della benzina, che nei distributori Q8 tocca la punta massima di 1,648 euro al litro (e ci vogliono 1,551 euro al litro per il gasolio), secondo la rilevazione di Staffetta quotidiana. E in una parte d'Italia va anche peggio, perché il Quotidiano Energia rileva che al Sud il prezzo massimo della verde sfiora 1,7 euro al litro (precisamente 1,694) e quello del carburante diesel arriva a 1,575 euro. Il trend al rialzo si osserva anche negli impianti no-logo.

L'associazione di consumatori Codacons calcola che i recenti aumenti delle accise su carburanti costeranno agli automobilisti italiani su base annua in media 89 euro in più per i soli effetti diretti, cioè per la spesa dal benzinaio, senza considerare i rincari indiretti dovuti agli aumenti di prezzo che subiscono tutte le merci trasportate su gomma. Il Codacons annuncia perciò che ricorrerà al Tar del Lazio contro l'ultima decisione del governo di aumentare (ed è la terza volta in un anno) le accise sui carburanti.

La tassa secondo l'associazione comporta 60 euro di aggravio annuo per l'aumento delle accise entrato in vigore tra giugno e luglio, 13 euro per l'aumento deciso per aiutare le popolazioni alluvionate di Toscana e Liguria, e altri 16 euro all'anno per l'aumento dell'Iva al 21% (non calcolando gli arrotondamenti, altrimenti si sale a 21 euro). E considerando che in Italia ci sono 36 milioni e 728.000 veicoli circolanti, la stangata complessiva sui consumatori sarebbe di 3 miliardi e 268 milioni di euro.

Il Codacons rincara la dose: «Con l'ultimo aumento delle accise, il governo Berlusconi è arrivato al record italiano di 10 provvedimenti presi contro gli automobilisti, considerati evidentemente come dei polli da spennare».

Il sindacato dei benzinai Faib-Confesercenti protesta a sua volta: «Nel ribadire la massima solidarietà per le popolazioni delle aree colpite, non possiamo non denunciare l'incapacità del governo di far fronte alle difficoltà del Paese senza ricorrere a nuovi prelievi, sintomo di un'assenza sconcertante di programmazione e di prudenza che si richiede a qualsiasi buon padre di famiglia».

Sono sul piede di guerra i sindacati Figisc e Anisa Confcommercio, che fanno sapere che, se non sarà rinnovato il bonus fiscale a loro vantaggio, i distributori di carburante resteranno chiusi dalla sera dell'8 novembre alla mattina dell'11.

Il ministero dello Sviluppo economico ha convocato le parti per oggi. I gestori dicono che il bonus fiscale, «come più volte sostenuto e come evidenziato nella nota di preavviso dell'agitazione che Figisc ed Anisa hanno inviato nei giorni scorsi al presidente del Consiglio e ai ministri competenti, trova motivazione nella funzione del servizio che i gestori svolgono in qualità di esattori di ingenti, e progressivamente crescenti, valori di imposte sui consumi dei carburanti per conto dell'Erario, con l'assunzione di tutti i rischi ed oneri di carattere economico derivanti, e anche dei pericoli rispetto alla propria sicurezza connessi alla movimentazione di ingenti quantità monetarie (come peraltro recenti fatti di cronaca hanno evidenziato all'intera opinione pubblica)».

Il mancato rinnovo di questo provvedimento «costringerebbe alla chiusura migliaia di piccole gestioni, mettendo sul lastrico le imprese, le loro famiglie e i loro dipendenti». L'associazione di agricoltori Coldiretti denuncia che «la spesa per i trasporti, i combustibili e l'energia elettrica delle famiglie ha sorpassato quella per gli alimentari e le bevande, raggiungendo il 40% delle spese degli italiani».

 

pompe di benzinaPozzi di petrolioBERLUSCONI-TREMONTI

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