1- TRAMONTATA LA PASSIONE PER LA7, DE BENEDETTI STAREBBE PENSANDO A RAI2 (NON C’È STATA PRIVATIZZAZIONE ITALIANA CHE NON SIA STATA COMPLETATA A PREZZI DA SALDO) 2- LA TV DI STATO IN ODOR DI PRIVATIZZAZIONE È PRONTA A DIMAGRIRE. DODICIMILA DIPENDENTI, PUBBLICITA’ IN DEPRESSIONE, UN DEBITO CONSOLIDATO CHE A FINE ANNO PUÒ SFIORARE I 400 MILIONI (5 ANNI FA, ERA ZERO), ASCOLTI MOSCI E OFFERTA ECCESSIVA 3- I RAPPORTI DI ‘’REPUBBLICA’’ CON MONTI SONO IN VIA DI EVANGELIZZAZIONE. IL PREMIER SARÀ L’OSPITE D’ONORE A BOLOGNA E SCAMBIA LETTERE GARBATE CON EUGENIO SCALFARI 4-E STASERA A BOLOGNA SI PROIETTERÀ UN FILM RAI DI MINOLI SULLA STORIA DI “REPUBBLICA”

Malcom Pagani e Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

Nei corridoi di Repubblica la chiamano "interpretazione verticale della filiera contenutistica". Un rebus di facile risoluzione. Dopo la web tv e il digitale terrestre, la televisione generalista. Quella vera. Carlo De Benedetti crede alla trinità e sa far di conto. Osservando con relativa serenità l'approssimarsi dell'ultima puntata del Lodo Mondadori, progetta il futuro.

La sentenza della Cassazione con relativa messa a bilancio dei 564 milioni di euro che al momento Berlusconi dovrebbe riconoscergli è alle porte e
Quattordici canali tematici. Troppi. Soltanto la tedesca Zdf può permetterseli, contando, però, su 8,6 miliardi di canone, mentre viale Mazzini è incagliata a 1,7 miliardi. L'unica soluzione, e Mario Monti non è d'accordo, sarebbe quella di aumentare la tassa più odiata dagli italiani.

Poi c'è la stravaganza di aver investito 500 milioni di euro per il lancio delle nuove tecnologie e la rimanente elemosina per riempire di senso canali costretti al sistematico saccheggio delle teche. Un quadro desolante, al cui interno, si dipinge l'acquerello a tinte fosche della composizione del Cda. Per un candidato competente e caro all'ingegnere che si autoesclude, l'editorialista Giovanni Valentini, un treno con 7 carrozze da riempire. Sotto le pensiline, affollamento. Valentini declina l'invito "ringraziando tutti".

Poi spiega: "Scrivere a Zavoli mi pareva presuntuoso, ma entrare in Cda non mi sembra opportuno. Non ci sono condizioni operative per rilanciare una Rai dove il cancro si cura con l'Aspirina. La Gasparri è ancora legge e Bersani, che qualche giorno fa era d'accordo, ha cambiato idea. Predicando bene e razzolando male. La sua proposta di apertura alla società civile, spiace dirlo, suona come una sorta di lottizzazione. Sarebbe stato più credibile se avesse adottato lo stesso criterio per le Authority, ma in quel caso preferì accordarsi con Casini".

Così ballano altri nomi. Quelli in quota Pdl. Antonio Pilati (ex Antitrust), Rubens Esposito (ex ufficio legale di Viale Mazzini), Giancarlo Galan (autocandidato, non manca mai), Giampaolo Rossi, il presidente di Rai Cinema, Franco Scaglia.

La Lega desiste, l'Udc vuole un posto. Il Pd ha incaricato quattro associazioni della società civile di esprimere due nomi per votarli in Cda. Dopo il sincero no di Valentini, i sindacati (Usigrai-Fnsi) sarebbero intenzionati a suggerire la scrittrice Lorella Zanardo. "Libertà e giustizia", invece, potrebbe presentare una donna. Corrono Sandra Bonsanti e la sua fraterna amica Concita De Gregorio. In una parola, Repubblica.

Che ora, non solo metaforicamente, potrebbe entrare in Rai. In Viale Mazzini meditano comunque rivoluzioni per rimodulare quella che chiamano "offerta per i telespettatori", secondo un antico schema, in oasi recintate: un canale di intrattenimento (Rai1), uno col pubblico più fedele (Rai3), uno per le notizie (Rainews) e un paio per le serie televisive e i bambini (Rai4 e Rai Ragazzi).

Il ramo secco è Rai2, quello più costoso e in concorrenza interna (con Rai4). De Benedetti riflette proprio sull'ipotesi più ardita, Rai2, ma è interessato anche ai canali tematici. Ufficialmente, interpellato dal Fatto, attraverso i suoi collaboratori nega con decisione: "Non esiste nessuna ipotesi di investimento televisivo da parte del Gruppo Espresso che continua la sua attività con le reti del gruppo".

In realtà De Benedetti sarebbe ingolosito dalla sinergia fra giornali, rete (presto il lancio di Huffington Italia) che, qualunque (previsto) riassesto della Legge Gasparri, trascinerà con sé nella prossima legislatura. De Benedetti è già proprietario di Rete A. Non potrebbe aggiungere frequenze. Ma ora che Monti ha spedito i tecnici in Rai per annaffiare le zone aride, tutto potrebbe cambiare. La cessione ripristinerebbe i parametri del servizio pubblico riallineandolo a quello europeo (30-35% di share) e liberando contestualmente nell'etere sette-otto punti. Ascolti. Soldi. Pubblicità. Ancore di salvezza. Persino per il Cavaliere e La7.

I rapporti dell'area Repubblica con il governo Monti sono comunque in via di evangelizzazione. Il premier sarà l'ospite d'onore della tre giorni di Bologna e scambia lettere garbate con il fondatore, Eugenio Scalfari.

Così mentre sulla storia del quotidiano stasera in Emilia si proietterà un film Rai di Minoli (altra coincidenza), dove si decide davvero, Monti ha già fatto le sue mosse. Imponendo Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi come tutori di una Rai che va trasformata: promettono ordine, distanza dai partiti, lotta agli evasori del canone. Il ritornello che da anni fuoriesce da Palazzo Chigi.

Al settimo piano di Viale Mazzini si aspettano rientri per 500 milioni di euro, e la vendita parziale di Raiway, la società del gruppo che detiene torri e tralicci, non può bastare. In attesa del miracolo, serve pragmatismo. Quello che fin dai tempi della Sme a Carlo De Benedetti non è mai mancato. Così l'opzione Rai prende forma. Non c'è stata privatizzazione italiana che non sia stata completata a prezzi da saldo.

E lo sconto da praticare alla Cir, in questo caso, renderebbe del tutto velleitaria la tentazione di ieri. Entrare a La7 acquistandone il 40% per circa 300 milioni, spendere per l'emittente che a diventare Terzo Polo, proprio non riesce. La7 gode di ottima stampa e ha buoni (a tratti eccellenti) risultati del Tg di Mentana.

Ma rimane ferma a un 3% di media che è poco per contare e quasi niente per competere. All'investimento iniziale, per gareggiare, esistere, dare ragione all'impresa e vincere le resistenze del figlio Rodolfo, l'ingegnere avrebbe dovuto aggiungere quasi il doppio. La piattaforma Rai metterebbe in circolo motivazioni differenti. Il partito di Rep. La sua (anelata) dimensione pedagogica. Ieri i sondaggisti lo stimavano a un incredibile 7%. Allargare il consenso è la frontiera moderna. Tentare dal piccolo schermo, l'antica regola di un avversario che l'ingegnere conosce bene.

 

CARLO DE BENEDETTI GIOVANNI VALENTINI E SIGNORA viale mazzini medium frr06 sandra bonsanti gilia tedescoCONCITA DE GREGORIO EUGENIO SCALFARI MARIO MONTI TARANTOLA GUBITOSIEnrico Mentana

Ultimi Dagoreport

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...