
LA PRESA DI PIAZZETTA CUCCIA – MPS SALE AL 62,3% DI MEDIOBANCA NELL’ULTIMO GIORNO DI CHIUSURA DELL’OFFERTA PUBBLICA DI SCAMBIO, CON UN BALZO RISPETTO AL 45,8% DI TITOLI RICEVUTO FINO A VENERDÌ – SOTTO LA SPINTA DEL TESORO, DI CALTAGIRONE E DI DELFIN, L’AD LOVAGLIO, CON LA MAGGIORANZA IN TASCA, ACCRESCE DI 1,3 MILIARDI LA DOTE FISCALE – INTANTO IL CDA DI PIAZZETTA CUCCIA PREPARA LE DIMISSIONI. SECONDO IL “FINANCIAL TIMES” LA PROSSIMA SETTIMANA NAGEL ANNUNCERÀ L’ADDIO…
Estratto dell’articolo di Andrea Greco per www.repubblica.it
Monte dei Paschi balza al 62,3% di Mediobanca nell’ultimo giorno di chiusura dell’offerta pubblica di scambio con un balzo rispetto al 45,8% di titoli ricevuto fino a venerdì. Risulta così raggiunto di slancio l’obiettivo della maggioranza del capitale, che dietro le quinte l’offerente si era posto con il rilancio di lunedì scorso.
Oggi sono state apportate 134.114.712 azioni, pari a circa il 16,5% del capitale, ma il dato, comunicato da Borsa Italiana, è destinato a crescere nel periodo di riapertura dei termini dell'offerta, previsto tra il 16 e il 22 settembre. A questo punto, anzi, è probabile che Mps superi il 66,7%, quota che inizialmente era stata indicata come condizione di efficacia dell’offerta, ma poi era stata tolta.
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
In Borsa i due titoli hanno marciato allineati, entrambi in rialzo di mezzo punto percentuale e su quotazioni che offrono un premio di otto centesimi rispetto al concambio ufficiale (2,533 azioni Mps più 0,90 euro in contanti per ogni titolo Mediobanca).
Il conseguimento della maggioranza, oltre a garantirle il controllo di fatto agli azionisti senesi, produce tre conseguenze strategiche vantaggiose per il nuovo azionista, che dietro i blasoni delle contrade senesi palesa gli interessi del Tesoro – ancora socio al 12% del Monte – e delle famiglie imprenditoriali Caltagirone e Del Vecchio, azioniste anche in Piazzetta Cuccia e nella sua grande partecipata Generali.
La principale riguarda il “consolidamento fiscale” della contabilità della banca fondata da Enrico Cuccia, che in prospettiva potrà aumentare l’imponibile e gli utili del gruppo Mps, e rendere computabili come crediti fiscali altri 1,3 miliardi di euro di “attività fiscali differite” (in gergo, le “Dta”).
Il 26 gennaio, nel lanciare l’attacco a Mediobanca che ora sta andando a segno, l’ad del Monte, Luigi Lovaglio, aveva accennato al “tesoro di Mps”, riferendosi ai 2,9 miliardi di euro di tasse in meno che la banca avrebbe pagato all’Erario nei prossimi sei anni. Il superamento, di slancio, di “quota 50%” rende fruibili per intero quei crediti, che nel medio termine Lovaglio ha promesso di distribuire – anziché al Fisco - agli azionisti del nuovo polo, cui andrà il 100% degli utili realizzati nei prossimi sei anni.
La seconda conseguenza riguarda le sinergie di costo e di ricavo, che il management senese aveva stimato in 700 milioni. Per ottenerle integralmente servirebbe fondere Mps e Mediobanca, e detenere il 66,67% delle azioni per integrare i due gruppi.
Non è detto che ciò avvenga: ma lo status di azionista maggioritario contribuisce ad accelerare e ampliare lo sfruttamento delle sinergie tra i due marchi, presto uniti sotto un'unica egida.
Terza conseguenza, più immediata e rilevante, è quella che si produrrà sulla “governance” di Mediobanca. Se già oltre il 35%, raggiunto la settimana scorsa, Mps poteva dirsi primo azionista e controllore di fatto di Mediobanca, oltre il 50% il controllo è pieno, come anche la certezza di nominare un consiglio di amministrazione di gradimento dei senesi.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
A questo fine, l’ottenimento della maggioranza, che decreta l’esito positivo dell’operazione, dovrebbe essere riconosciuto dal cda di Mediobanca nella seduta del 18 settembre, in agenda per esaminare il bilancio 2024-2025.
L’opzione più lineare è che l’intero consiglio, presieduto da Renato Pagliaro e guidato da Alberto Nagel, si presenti dimissionario all’assemblea del 28 ottobre, che come ogni anno è chiamata a votare il bilancio. Stavolta, se i tempi collimano, gli azionisti di Mediobanca si troveranno a dover votare la lista dei nomi presentata dal nuovo socio senese: anche se ci sono solo venti giorni per trovarli e ci sono ancora poche certezze, da trovare nel dialogo difficile tra Lovaglio, il Tesoro, Caltagirone e gli eredi Del Vecchio.