PRESIDENTI NEL PALLONE! - I CAPOCCIA DEL CALCIO ITALIANO SCAPOCCIANO ALLA GRANDE: LAURENTIIS SBROCCA NEL POST-PARTITA, CELLINO CACCIA LOPEZ E RICHIAMA PULGA E PULVIRENTI ESONERA PER LA SECONDA VOLTA MARAN!

Gabriele Romagnoli per ‘La Repubblica'

Sentono il tempo fuggire via: mancano sei rappresentazioni poi cala il sipario. Devono far qualcosa prima che le luci si spengano: salire sulla ribalta, scacciare gli attori, sputare sul pubblico, qualunque cosa purché li si noti. Lo spettacolo l'hanno finanziato loro, non è stato granché, ora vogliono farlo direttamente. È un attimo, gli va la goccia al cervello e i presidenti si riprendono la scena, il mandato dell'allenatore, il rispetto dei tifosi. Mettono sotto i piedi e come bambini infelici calpestano tutto finché resta niente. Son sempre gli stessi: De Laurentiis, Cellino, Pulvirenti. Per quelli a cui fosse mancato Zamparini è già lì che aspetta l'ascensore facendo proclami e, perso come tanti nel calderone di calcio e politica, annuncia: "Siamo andati oltre i sondaggi!".

La donna della domenica, incarnata da Jacqueline Bisset, era affascinante. Il guidatore della domenica, incarnato da mezza Italia, irritante. Il presidente della domenica, uno e trino, imbarazzante. Cellino sobbolle, Pulvirenti accende la miccia, De Laurentiis erutta. Hanno aspettato tutta la settimana scalpitando. Per rispondere alle poco signorili osservazioni di Marotta, De Laurentiis aveva mandato avanti il figlio. Par di vederlo, folgorato da un raggio di saggezza: "Vai tu che se parlo io m'arrestano". Poi girava per casa imbufalito, neppure il cellulare gli avevano lasciato, dopo il tweet su Ilaria D'Amico da cartellino rosso di vergogna.

Non si teneva, voleva sfogarsi, con qualcosa o qualcuno. Se n'è andato via dallo stadio dopo una sconfitta dichiarandosi né deluso né arrabbiato. Per sua fortuna scrittura attori che recitano meglio di così. De Laurentiis non riesce a dire, forse neppure a dirsi, la verità: quest'annata è una boiata pazzesca. Voleva sfregiare la Juve, le ha fatto il solletico con una vittoria fuori tempo massimo. Voleva l'Europa, ha avuto un miraggio. Voleva Benitez, l'ha avuto, ci si è spalmato sotto, ne ha accettato la filosofia catalanesca, sussunta nel terminale: "Ci manca qualcosa". Un'ipotesi: Lavezzi e Cavani?

A metà settimana li può rivedere in eurovisione, mentre eliminano il Chelsea di Mourinho. Son cose che fanno male. E allora o uno cerca di riconsiderare il percorso della sua vita e correggerlo per il futuro. O va a casa e mena il bambino. Quando la goccia gli ha ingrossato la vena De Laurentiis se l'è presa con un tifoso. Non uno che lo insultava, come fanno a migliaia con il bolognese Guaraldi. Uno che voleva un contraddittorio sul tema: "Napoli tra luci e ombre: grande con le grandi, piccolo con le piccole, problemi e prospettive". Uno che non aveva visto abbastanza tv: non si discute, si urla. Se tu mi fai una domanda civile, io ti sbrano: come ti permetti? Un punto interrogativo a me? De Laurentiis, scusi la grave offesa, ma davvero le basterà, eventualmente, la Coppa Italia?

Di certo si prenderebbe la scena per un giorno, mettendole le orecchie e chissà che cosa s'inventeranno allora Cellino e Pulvirenti. Nello stesso momento, per non essere da meno, hanno emesso due provvedimenti sensati come un disegno di legge a firma Giovanardi. Cellino, inebriato dall'acquisto del Leeds, la sua Ferrari, bucava un'altra gomma alla 500 del Cagliari esonerando Lopez. Sostituendolo con l'ex vice Pulga, cacciato a febbraio per mandare un avvertimento a Lopez: ti sto facendo il vuoto intorno, se non reagisci ti caccio. Per sostituirti con uno più bravo? No, con quello che consideravo un po' meno. Sarebbe il colmo dell'assurdo se non irrompesse "Minchia!"

Pulvirenti ri-licenziando Maran in una replica dell'epico omicidio (vile) di un uomo morto. Questo allenatore l'anno scorso ha fatto il record di punti. In estate gli disossa la squadra rompendo gli equilibri. Dopo la falsa partenza lo licenzia, poi lo riprende, ma troppo tardi per i miracoli e adesso che ci sarebbe soltanto da invecchiare insieme, alè: altro divorzio. Davvero pensa che Pellegrino possa salvare qualcosa di questa stagione che lui stesso ha sabotato?

Meglio non chiedere, la prendono male. Per fortuna presiedono squadre di calcio e non altro. Oddio, qualcuno in effetti ci si è spinto. Ma il loro modello di comportamento resta il presidente Cossiga, quello che si toglieva sassi e autografava sogliole. È un virus italiano. Al confronto emerge per statura diplomatica il malcapitato Thohir. Da Torino gli fanno battute che nemmeno in un cortile della Falchera e lui replica per iscritto: "La storia dell'Inter risponde da sé". Va allo stadio, vede una squadra inerme e il giorno dopo leggi il titolo: "Thohir furioso conferma Mazzarri". Quanto può durare uno così? Un attimo. Poi fugge.

 

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