1. LA PRIMA DIFESA DI MUSSARI E’ L’ATTACCO: “SE MI FACESSERO DOMANDE TECNICHE SUI DERIVATI IO NON SAPREI NEPPURE COSA RISPONDERE. I CONTRATTI? DECIDEVA BALDASSARRI” 2. L'EX PRESIDENTE SENTE IL FIATO DELLA PROCURA E SCARICA IL FARDELLO SU BALDASSARRI, L’EX CAPO DELL'AREA FINANZA MPS: AVEVA AUTONOMIA FINO A 2 MILIARDI DI EURO 3. MUSSARI È CONVINTO DI POTER SPIEGARE OGNI DETTAGLIO E OGNI CIFRA SULL'ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA E RIVENDICA "OGNI RESPONSABILITÀ MORALE" NELL'AFFAIRE 4. RESPINGE INVECE OGNI ACCUSA PER I DERIVATI AD ALTO RISCHIO: “SI SENTE UNA VITTIMA” 5. MUSSARI E BALDASSARRI. DUE DESTINI SEPARATI, ALMENO A PAROLE. OGNUNO PER SÉ

Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

Anche oggi Giuseppe Mussari è tornato a casa. Ogni avvistamento dell'ex presidente del Monte dei Paschi nel giardino della sua villa di Montalbuccio, ai bordi della città, viene ormai segnalato come un evento, interpretato come possibile inizio di un capitolo decisivo in una vicenda che si annuncia ben lunga.

Il rientro a Siena è stato in realtà quasi contestuale alle dimissioni «con effetto immediato e irrevocabile» dal vertice dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana. Era il 22 gennaio, soltanto otto giorni fa. Quella decisione, che venne facile legare alla incombente vicenda dei derivati sottoscritti segretamente nel 2009 da Mps, ha dato il via a una lunga settimana di turbolenza politica e giudiziaria con l'avvocato senese di adozione nel ruolo del convitato di pietra.

La sua nuova vita non è certo quella di un recluso, basata sulla semplice attesa degli eventi. Sono state almeno due le riunioni con gli avvocati che seguiranno la sua vicenda giudiziaria. Le persone vicine a Mussari riferiscono che in attesa della notifica di nuovi atti giudiziari la sua strategia difensiva sia già delineata nelle linee principali.

«A essere sincero, se mi facessero domande tecniche sui derivati io non saprei neppure cosa rispondere» avrebbe detto. Non si tratta certo di una professione d'ignoranza o di una battuta. Tutt'altro. Piuttosto, sarebbe invece una netta separazione della sua sorte da quella di Gianluca Baldassarri, ex capo dell'area finanza di Monte dei Paschi.

Mussari è convinto di poter spiegare ogni dettaglio e ogni cifra del «polo aggregante federativo», il progetto di espansione del Monte attraverso l'acquisto di altre banche che portò infine all'acquisizione di Antonveneta, ovvero il peccato originale. Compreso il prezzo, che oggi, «ma solo oggi» dice, viene considerato esagerato da qualunque osservatore.

Altra faccenda, nonché altro filone di inchiesta, è quella dei derivati ad alto rischio, come gli ormai celebri Alexandria e Santorini, stipulati tra il 2008 e il 2009. Nei colloqui avuti in questi giorni Mussari ha spesso citato la sua avversione verso la cosiddetta finanza creativa, esplicitata negli anni anche con dichiarazioni pubbliche. Baldassarri gestiva in proprio, con deleghe di ampia portata, un portafoglio da due miliardi di Euro. E lo faceva da Milano e da Londra, dettaglio che ricorre spesso nelle sue conversazioni, quasi a ribadire una distanza anche fisica da Siena.

L'unica persona alla quale doveva rendere conto era il direttore generale Antonio Vigni, anche se la sua autonomia era tale da rendere impossibili i presunti «ordini superiori» per il reperimento immediato di denaro attraverso la giostra dei derivati. «Non c'è mai stato un indirizzo della banca in tal senso» ripete Mussari, che manifesta una certa impazienza per la tendenza riscontrata sui quotidiani a unire in un unico mazzo due inchieste che si lambiscono ma che hanno genesi ben diverse.

Da una parte la Banca, con la maiuscola, questo è il ragionamento. Dall'altro l'area finanza. Quasi due entità separate, spesso in conflitto tra loro, in un contrasto interno che non sembra ininfluente sulla storia recente del Monte. Mussari ribadisce che i derivati al centro della nuova inchiesta della Procura di Siena siano giunti all'attenzione del Consiglio di amministrazione di Mps solo nel 2010, quando Bankitalia sollevò il problema. Prima l'intervento di sindaci e revisori, infine il Cda, la sequenza è stata questa.

«Noi abbiamo saputo quando l'irreparabile era ormai avvenuto» ripete l'avvocato.
La rivendicazione di "ogni responsabilità morale" nell'affaire Antonveneta si accompagna alla presa di distanza da ogni accusa nei suoi confronti per i derivati ad alto rischio. «Si tratta di due vicende ben distinte» dicono le persone vicine a Mussari. «E nella seconda anche lui si sente una vittima». Due inchieste che si incrociano, due destini separati, almeno oggi, almeno a parole. Ognuno per sé.

 

 

GIUSEPPE MUSSARI gianluca baldassarri Giuseppe Mussari Giuseppe Mussari ADS MONTE DEI PASCHI DI SIENA MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA mps Monte dei paschi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)