treni bloccati dal freddo e neve agliacozzo-e-carsoli-4-1024x682

PROCESSO ALLE FS – HA CERCATO SOLO GLI UTILI (IN VISTA DELLA QUOTAZIONE IN BORSA) E HA DIMENTICATO LA MANUTENZIONE. LE MAGAGNE DELLA GESTIONE MAZZONCINI (IMPOSTO DA RENZI) SONO USCITE CON DUE FIOCCHI DI NEVE – I BIGLIETTI DEI PENDOLARI DI LOMBARDIA E LAZIO CRESCIUTI DEL 30% PER GARANTIRE SEMPRE PIU’ FLUSSI AL TESORO, AUMENTATI DEL 66%

 

Umberto Mancini per il Messaggero

 

TRENI BLOCCATI DAL FREDDO E NEVE 2

L'obiettivo di quotarsi in Borsa è sfumato ad un passo dal traguardo. Per i dubbi del Tesoro e per il no, arrivato in extremis, dallo stesso Pd, che ha preferito rinviare lo sbarco delle Frecce sul listino. Due stop che hanno visto evaporare le ambizioni di Renato Mazzoncini, il capo delle FS a cui appena nominato furono delegati poteri che nemmeno il suo roccioso predecessore, Mauro Moretti, si era mai sognato di chiedere. Sicché per riuscire a portare i treni superveloci a Piazza Affari, Mazzoncini non ha incontrato ostacoli a mettere in secondo piano il grave problema dei pendolari, vera emergenza mai risolta, pur di accrescere la redditività del gruppo in vista del gran balzo in Piazza Affari.

 

IL BOOM DEI PROFITTI

TRENI BLOCCATI DAL FREDDO E NEVE

Un esempio per tutti: il boom dei profitti nel suo primo bilancio, quello relativo all'esercizio 2016, chiuso con un utile netto di 772 milioni, in aumento del 66% sul 2015. Un biglietto da visita di tutto rispetto per attrarre gli investitori e futuri azionisti, volendo dimostrare una solidità di gruppo che certamente avrebbe aiutato al momento di collocare sul mercato le azioni della controllata ad alta velocità.

 

delrio renzi mazzoncini

Il tutto, ovviamente, in un'ottica di gestione sempre più privatistica sebbene con l'ombrello aperto dello Stato. Ma così facendo si sono trascurati aspetti essenziali della gestione complessiva, perché oltre alla pessima qualità dei viaggi dei pendolari, alla fine è passata in secondo piano anche la questione delle manutenzioni. «Soprattutto da ultimo - conferma Andrea Pelle, segretario dell'Orsa Ferrovie - si è pensato troppo alla crescita patrimoniale e poco alle manutenzioni. Non è un'opinione, sono i fatti di queste ultime settimane che lo provano». Basti dire che allo scopo di tagliare i costi, gli addetti al buon mantenimento degli impianti sono stati ridotti di oltre 3 mila unità, 800 solo nel Lazio. 

 

TRENI BLOCCATI DAL FREDDO E NEVE

Si domanda retoricamente Pelle: «Quanti di questi tagli hanno contribuito ad aggravare la paralisi della più importante stazione del Paese?». E conclude pungente: «Annunciare un piano da 100 milioni per acquistare scaldiglie, come ha fatto Mazzoncini, appare grottesco, un'autentica operazione elettorale, forse ad agosto annunceranno un piano da 100 milioni per acquistare ventilatori per raffreddare le rotaie». 

 

delrio mazzoncini

Sulla stessa linea Claudio Tarlazzi, numero uno della Uil Trasporti: «Mettere in sicurezza il sistema anti-ghiaccio a Roma, coprendo tutti i 300 scambi, sarebbe costato una inezia rispetto agli utili da 180 milioni di Rfi».  Anzi, probabilmente sarebbe bastato che funzionassero le scaldiglie esistenti, molte delle quali evidentemente mal tenute anche per mancanza di personale. Del resto, l'Agenzia nazionale sulla sicurezza ferroviaria insiste a puntare il dito sulla manutenzione dopo il grave incidente di Pioltello, minacciando «pesanti sanzioni se non si cambia rapidamente registro». Parole chiare, indirizzate ai vertici di Fs e della controllata Rete ferroviaria italiana.

TRENI BLOCCATI DAL FREDDO E NEVE

 

Va anche detto che negli ultimi anni sotto la gestione Mazzoncini sono stati praticati aumenti del 30% per i pendolari in Lombardia e Lazio, mentre la media nazionale si è attestata al 20%. Nel frattempo il servizio, è opinione diffusa, è addirittura peggiorato. Viene da chiedersi come i soldi degli aumenti siano stati impiegati. Difficile non pensare che il vertice di Fs abbia preferito concentrarsi sul piano Borsa sottovalutando nodi oggi venuti al pettine. E non a caso per motivi diversi.

 

SCUSARSI NON BASTA

Non è qui il caso di evocare il terribile incidente di Viareggio, ma gli episodi più recenti fanno pensare che dopo una ripresa di maggiore attenzione, un certo lassismo sia tornato a dominare. Come conferma del resto il caos di Termini per una nevicata di dieci centimetri.

TRENI BLOCCATI DAL FREDDO E NEVE

 

«Adesso Mazzoncini chiede scusa degli errori ai viaggiatori - osserva Salvatore Pellecchia, segretario generale aggiunto della Fit-Cisl - ma le Fs non sono una scuola fatta per chi pensa di imparare sbagliando. Evidentemente tra quei manager c'è scarsa preparazione. Per non dire dello stucchevole scaricabarile in tema di responsabilità». Insomma, correre ai ripari dopo aver fallito nell'affrontare l'emergenza non è certo una strategia a misura di un gruppo d'importanza centrale come le Ferrovie.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?