RENZI IN SOCCORSO DELLA CAMUSSO? MENTRE LA CGIL E LA FIOM VENGONO MASSACRATI NELLE FABBRICHE FIAT, SI PENSA A UNA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA SINDACALE CHE TAGLIA FUORI LE SIGLE INDIPENDENTI

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

CAMUSSO CONTRO RENZI CAMUSSO CONTRO RENZI

Dopo il tremendo flop dello sciopero Fiom a Pomigliano, la parola suicidio sembrava la migliore da accostare al sostantivo «sindacato». Invece, a palazzo Chigi gira un testo volto a mettere mano alla rappresentanza sindacale. Una articolata proposta di riforma, spinta da un gruppo di avvocati targati Fiat e Confindustria, che potrebbe trasformarsi in un fenomenale assist del governo di Matteo Renzi alla ex triplice Cgil-Cisl-Uil e in particolare alla sigla guidata da Susanna Camusso.

 

LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI

Un paradosso: mentre vive la stagione forse più critica e, tra altro, si lecca ancora le ferite per le recentissime batoste dell'ala dura Fiom negli stabilimenti auto Fiat-Fca, l'organizzazione di Corso Italia potrebbe trovarsi a gestire una sorta di monopolio nelle relazioni industriali con le associazioni datoriali, più o meno in tutti i settori produttivi, a cominciare da quelli di viale dell'Astronomia per arrivare al comparto banco-finanziario.

 

L'idea ha preso forma dentro un gruppo di esperti di diritto del lavoro autobattezzatosi «Freccia rossa» e, come accennato, è finalizzata a riscrivere drasticamente le norme sul peso dei sindacati. Raccontano che l'esecutivo stia cominciando a pensare alla riforma da un po'. E così quelli di «Freccia rossa» sperano di poter servire sul tavolo un piatto già pronto. Si tratta dunque di stabilire nuove regole per le trattative fra le parti sociali e non solo: numero di iscritti, sigle ammesse, ore di assemblea.

renzi e camussorenzi e camusso

 

Il testo, inoltre, definisce il concetto di «sindacati maggiormente rappresentativi» e li individua fra le organizzazioni dei lavoratori che, insieme o in associazione, superano il 50% nell'ambito dello stesso contratto. Ma non è tutto. Per essere maggiormente rappresentative, le sigle dovrebbero obbligatoriamente aderire a confederazioni che su scala nazionale hanno una rappresentanza superiore al 33%. Ecco il regalo alla Cgil, in seconda battuta pure a Cisl e Uil. Ritocchi in vista anche per le assemblee sui luoghi di lavoro con le ore divise fra le sigle sulla base dei voti ottenuti dalla Rsu e non più secondo il principio temporale.

 

Yoram Gutgeld Yoram Gutgeld

A parte il contenuto, chi sono gli avvocati sponsor della proposta portata all'attenzione del governo? Nel gruppo di lavoro sono rappresentate diverse anime del mondo accademico e professionale. Spiccano due figure: quella di Arturo Maresca, tra altro consulente della Confindustria di Giorgio Squinzi e del-l'Abi di Antonio Patuelli; e quella di Raffaele De Luca Tamajo, vicino alla Fiat e in particolare all'amministratore delegato Sergio Marchionne. In seconda fila c'è Riccardo Del Punta, in passato consulente dell'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, oggi impegnato nella stesura dei decreti attuativi del «jobs act».

 

I membri del team si danno un gran da fare con un enorme sforzo di «marketing»: la scorsa settimana, a esempio, hanno organizzato un convegno a Roma e adesso scommettono sui buoni contatti con Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi ed ex McKinsey. Fra gli addetti ai lavori, tuttavia, in tanti sono convinti che «Freccia rossa» sia destinato a deragliare rapidamente. Ragionamento che ruota attorno all'evidente contraddizione di fondo della proposta: perché la Fiat, attraverso i suoi consulenti, dovrebbe di fatto spalleggiare la Cgil massacrata nelle fabbriche? Ecco perché alcuni esperti sono convinti che il blitz «pro Cgil» non verrà mai accettato dal governo.

GIORGIO SQUINZI ALL ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA GIORGIO SQUINZI ALL ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA

 

Ciò anzitutto a motivo delle ombre di incostituzionalità che aleggiano sull'ipotesi di intervento: non solo perché si taglierebbero le gambe a determinate organizzazioni, dando il via a una riforma antistorica, ma anche perché certe regole sono per prassi determinate fra le stesse parti sociali. Il provvedimento, perciò, sarebbe un salto di qualità della legislazione italiana o una illegittima invasione di campo? Per il governo sarebbe un clamoroso autogol.

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