PER FORTUNA, RENZI NON MANTIENE LE PROMESSE - AD APRILE AVEVA ANNUNCIATO PRIVATIZZAZIONI (SVENDITE) PER 10 MILIARDI. ORA SI PARLA DI 4, E IL MERCATO TURBOLENTO LE FA SLITTARE ANCORA

Luca Iezzi per “Affari & Finanza - la Repubblica

 

RENZI E PADOANRENZI E PADOAN

Poste, Ferrovie, Eni. Le privatizzazioni “pesanti” sono ormai rinviate al 2015. Per quest’anno il governo si accontenta di 4 miliardi, sperando che l’Europa non se la prenda troppo e i mercati siano clementi. L’aggiornamento del Documento di economia e finanza ha seppellito ufficialmente l’obiettivo di abbattere di 10 miliardi (lo 0,7% del pil) il debito pubblico nel 2014 con la vendita di pezzi del portafoglio pubblico. Nel nuovo Def si parla di un più ampio traguardo di 40 miliardi fra il 2015 e il 2018.

 

La realtà dei numeri l’ha fotografata la Banca d’Italia: «Per il programma privatizzazioni nel 2014 l’obiettivo è ridotto allo 0,28% del Pil», ha detto il vicedirettore Federico Signorini alla Camera. «È importante procedere con decisione facendo tesoro delle esperienze degli altri paesi affinché il piano sia rispettato e se ne valuti una possibile accelerazione ». Le prescrizioni di Via Nazionale mostrano apprensione per il ritardo perché nemmeno il livello minimo di 4 miliardi sarà facilmente raggiunto.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

Sin dai primi annunci di Padoan e Renzi è apparso chiaro che gran parte del successo del programma sarebbe dipesa dalla cessione del 5% di Eni e Enel. «Entrambi i dossier sono sul tavolo ma non ci sono scadenze, le operazioni saranno effettuate al momento giusto», assicurano dal Tesoro. Sondando il mercato, solo Enel sembra realmente in dirittura d’arrivo, e a cifre lontane dalle valutazioni degli anni scorsi.

 

Sono già arrivate diverse manifestazioni d’interesse per una vendita a fondi di private equity o investitori istituzionali. Incasso certo di 1,7-1,8 miliardi: saranno i primi veri soldi che affluiscono sul conto 522 della Banca d’Italia, quello che il Tesoro usa per il Fondo di ammortamento del debito pubblico. Tutte le operazioni avviate in questi mesi hanno mancato il bersaglio: Fincantieri portata in Borsa dopo anni di dibattito, ha ottenuto a malapena i fondi (350 milioni) per sostenere il suo piano di sviluppo.

descalzidescalzi

 

Cdp Reti, che tra poco ingloberà le partecipazioni di controllo di Terna e Snam già in portafoglio di Cdp, ha sì fruttato 2,1 miliardi con la cessione del 35% alla State grid of China, ma serviranno diversi altri passaggi come un dividendo straordinario, per far tornare quelle risorse ai soci Tesoro e Fondazioni.

 

Nessun effetto neanche se arriverà in porto la quotazione di Raiway, i cui proventi resteranno a viale Mazzini per compensare il taglio da 200 milioni sui trasferimenti dal canone previsto dal governo. Per raggiungere i 4 miliardi serve altro. In questo contesto il 4% di Eni in portafoglio a via XX settembre (valore 2,9 miliardi) potrebbe seguire la stessa sorte di Enel, con un collocamento riservato ad investitori istituzionali. Una decisione sarà presa in base alle notizie che arriveranno da Bruxelles. Nel pieno di un transizione delicata, lo Stato non può scendere sotto il 30% di Eni alla leggera.

il progetto dell'area Ex Enelil progetto dell'area Ex Enel

 

Il programma di privatizzazioni di aprile nasceva dalla convinzione che i 10 miliardi d’incasso del 2014 sarebbero stati l’ultimo tassello per evitare la procedura d’infrazione per mancato taglio del debito (il fiscal compact tra le altre cose prevede una riduzione di 1/20 ogni anno del rapporto debito Pil per i prossimi tre anni). La recessione, il cambio dei criteri Eurostat sul calcolo del Pil e soprattutto la decisione di palazzo Chigi di rinviare di un anno il pareggio di bilancio hanno fatto saltare tutti i punti di riferimento. Il braccio di ferro con l’Europa è diventato talmente imprevedibile da sconsigliare di sparare una cartuccia importante come Eni senza certezza di risultato.

 

visco ignazio visco ignazio

Poche certezze (e negative) arrivano poi dall’immobiliare, dove ancora la Cdp è l’unico acquirente-interlocutore e i governi degli ultimi vent’anni hanno dato prova di creatività: dalla Patrimonio spa e le cartolarizzazioni Scip di Tremonti al federalismo demaniale, dalle aste su Internet fino all’ultimo tentativo dei “fondi dei fondi” che nell’attuale programma dovrebbero garantire più di un miliardo.

 

In tutti i casi gli incassi si sono rivelati al di sotto delle aspettative e il patrimonio immobiliare si è rivelato molto sopravvalutato, con i compratori (specie stranieri) spaventati da burocrazia, tasse alte e proprio dai continui cambi di politica di settore. Più facile che soldi immediati, almeno 800 milioni, arrivino dal 50% della holding di controllo di Stm.

 

L’opzione più concreta è la solita scorciatoia di girare le quote alla Cdp, un pratica non immune da critiche per cui il custode del risparmio postale è una sorta di compratore di ultima istanza sulle necessità di finanza pubblica. Cdp ha ricevuto in questi anni le quote di controllo di Eni, Fintecna, Simest, Terna e Snam, le ultime due le ha poi impacchettate e rivendute in Cdp Reti. E di seconda vendita si tratterebbe anche per Sace, la società che assicura le nostre aziende nel mondo: via XX settembre l’ha già girata alla Cdp due anni fa, ma ora una quota di minoranza è di nuovo nella lista delle privatizzazioni e la plusvalenza pronta a tornare nelle casse del Tesoro.

 

FINCANTIERIFINCANTIERI

Sace doveva essere una quotazione sicura. Il gruppo assicurativo è in utile e interessa i big nazionali, ma gli attuali mercati finanziari sono un’incognita: in primavera in piena euforia da ripresa annunciata e ansiosi di investire su aziende italiane, oggi con l’umore esattamente opposto come dimostrano le Ipo naufragate il ritorno di spauracchi sul rischio-paese. L’ad di Cdp ha chiarito che «su Sace è in corso una riflessione».

 

claudio descalzi 638x425claudio descalzi 638x425

Così come a passo ridotto procede la quotazione di Enav, bloccata finora dal cambio di cda e dalla rinegoziazione del contratto di servizio. Dal governo ritengono che la finestra dei mercati finanziari non sia chiusa: «In recenti incontri con investitori internazionali a Londra abbiamo potuto constatare che l’interesse per l’Italia rimane forte - spiega Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica di Padoan anche in presenza di mercati non effervescenti, un’opportunità di acquisto in imprese italiane, sul mercato, ma anche di private equity, è comunque considerata. Questo ci fa essere ottimisti sull’accoglienza delle aziende in corso di privatizzazione».

 

Paradossalmente il peggioramento del quadro generale, sia della finanza pubblica che dei mercati, ha dato più tempo ai tecnici del Tesoro sulle due grandi: Poste e Ferrovie. «Abbiamo ben presente che il processo di privatizzazione non ha come unico obiettivo quello di fare cassa per lo Stato e abbattere il debito - dice Pagani - come già successo per le altre grandi aziende pubbliche quotate, pensiamo che l’ingresso dei privati avrà un effetto positivo che ne garantirà il futuro.

francesco staracefrancesco starace

 

L’essere quotidianamente sotto il giudizio delle borse, raggiungere il livello di trasparenza richiesto dalle società quotate le renderà più efficienti, trasparenti e solide. I due obiettivi vanno di pari passo». Accantonata l’idea di incassi consistenti e veloci scorporando solo le parti appetibili dei due ex monopolisti (le attività assicurative-finanziarie per Poste e l’alta velocita per Ferrovie) ora il governo è deciso a portare a Piazza Affari entrambe le holding creando due grandi gruppi con un base di piccoli azionisti e un guida ancora pubblica, sulla falsariga di quanto successo con Enel.

Giovanni Gorno Tempini Giovanni Gorno Tempini

 

I manager delle due aziende condividono l’impostazione, ma ciò impone loro di sciogliere numerose contraddizioni di una gestione parapubblica. Francesco Caio sta preparando un piano industriale rivoluzionario, che affronta il crollo della corrispondenza ordinaria e la decisione del suo predecessore Massimo Sarmi di non investire nella logistica e nell’attività di consegna, unico segmento core in crescita, ma dominato da colossi mondiali.

 

Così come la gestione precedente ha sfruttato la crescita delle attività finanziarie (Poste Vita e Bancoposta) per coprire le inefficienze organizzative delle filiali. Il 2015 sarà all’insegna del confronto con i sindacati per gli inevitabili esuberi e le inevitabili ricadute sociali che ogni intervento sull’infrastruttura degli uffici postali comporta (negoziazione da fare anche con la politica attraverso il nuovo contratto di servizio).

poste italiane sarmi  poste italiane sarmi

 

luigi gubitosiluigi gubitosi

Solo dopo si potrà affrontare l’esame anche dei mercati. Discorso parallelo per Ferrovie, che in più deve aspettare l’entrata a regime del sistema regolatorio dell’Autorità dei trasporti, la creazione di regole certe su servizio universale e trasporto regionale. Tempi lunghi, ma solo così gli ultimi due grandi gruppi al 100% pubblici potranno garantire una parte consistente dei 40 miliardi promessi nel 2018.

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)