lehman-brothers

RICICCIA MR. LEHMAN – DICK FULD, L’UOMO CHE HA PORTATO LA BANCA AMERICANA AL FALLIMENTO TORNA SULLA SCENA FINANZIARIA. GESTISCE PATRIMONI DEI RICCONI. E CON LUI ANCHE GLI ALTRI SQUALI DI WALL STREET - LA GABA-INCHIESTA: PRODUSSERO UN DANNO ECONOMICO AL SISTEMA ECONOMICO PARI A 10 VOLTE IL PIL ITALIANO 

 

 

 

Milena Gabanelli e Massimo Gaggi per il Corriere della Sera

 

Dick Fuld è tornato: il banchiere che ha guidato Lehman Brothers negli ultimi 14 anni della sua vita, fino al fallimento del 2008, emerge da un lungo oblio per riproporsi come gestore dei patrimoni di alcune ricche famiglie americane con Matrix Private Capital Group, la finanziaria che ha creato con altri tre partner.

Dick Fuld capo Lehman Brothers

 

Negli Stati Uniti, nazione dalle manette facili (un tasso d' incarcerazioni dieci volte superiore a quello di Paesi europei come la Germania o l' Olanda), era diffusa la convinzione che Fuld avrebbe passato il resto della sua vita in galera.

 

Uomo più odiato d' America dopo la bancarotta che innescò un crollo finanziario planetario, Dick aveva sempre suscitato timore dentro la Lehman dove era soprannominato «the gorilla» per la brutalità dello stile manageriale. Fuld è stato a lungo inquisito per la sua gestione spregiudicata della banca, arrivata a investire in attività molto rischiose somme 30 volte superiori al capitale liquido a sua disposizione. Sono stati versati fiumi d' in-chiostro sulla scelta folle di scommettere sui precari mutui subprime.

 

Lehman Brothers

Fuld, che nel 2006 era stato nominato miglior Ceo finanziario d' America da Institutional Investor, la bibbia degli investitori, nel 2009 precipitò nella casella di «peggior amministratore delegato di tutti i tempi» (classifica della rivista Portfolio). Affari sciagurati ed errori madornali come il rifiuto di aprire le porte alla Berkshire Hathaway di Warren Buffett, disponibile a entrare nel capitale della banca in crisi.

 

Dopo il crack di Bear Stearns, altra banca d' investimento Usa, Fuld aveva capito di essere in pericolo e si era messo a cercare capitali. Allora (marzo 2008) la Fed, la Banca centrale Usa, evitò la tempesta finanziaria spingendo la JPMorgan Chase ad assorbire Bear Sterns prima che ne emergesse l' insolvenza. Subito dopo Fuld iniziò una serie di sondaggi, ma rifiutò la proposta di Buffett, giudicandola inadeguata.

 

Potrà apparire paradossale, ma quell' errore ha contribuito a salvare Fuld da un' incriminazione penale. Negli anni scorsi il banchiere ha dovuto affrontare vari giudizi in sede civile per la bancarotta di Lehman, ma non gli è mai stata contestata una frode. Per la legge americana, infatti, la truffa presuppone la consapevolezza delle conseguenze disastrose delle proprie azioni. Fuld, invece, è sempre stato convinto, fino all' ultimo, di potercela fare, e il rifiuto del salvagente lanciato da Buffett lo conferma.

richard fuld, lehman brothers 2008

 

In quel maledetto week end di fine estate, lo spregiudicato banchiere era ancora convinto di poter tenere a galla Lehman vendendola a Bank of America. 15 settembre: la trattativa, condotta in modo frenetico per annunciare l' accordo prima della riapertura dei mercati è quasi conclusa quando, all' improvviso questo istituto decide, invece, di salvare Merrill Lynch, l' altro grande malato di Wall Street.

 

Con JPMorgan già appesantita dal salvataggio di Bear Stearns e Citigroup troppo debole, rimase in campo solo la britannica Barclays che, però, decide di restare alla finestra. Rimaneva l' ultima spiaggia, quella dell' intervento del Tesoro, ma il ministro repubblicano del governo Bush, Henry Paulson, si rifiutò di nazionalizzare la banca, convinto che il mercato avrebbe retto all' urto del crollo di Lehman. Sbagliava: lo tsunami finanziario tre giorni dopo lo costrinse a fare col gruppo assicurativo Aig quello che non aveva fatto con Lehman: un salvataggio pubblico.

 

lehman brothers 2008

Fuld si è sentito vittima di una sorta di gigantesco gioco finanziario delle tre carte: illuso e poi abbandonato dai suoi colleghi, mentre l' ombrello protettivo delle autorità monetarie, sempre aperto in passato in circostanze analoghe, stavolta rimase ben chiuso. Le sue responsabilità sono comunque enormi: simbolo di un'incredibile era di avidità e stupidità a Wall Street, Fuld aveva creato un sistema di gestione della banca nella quale aveva passato tutti i 40 anni della sua vita professionale basato sul culto della personalità: la sua. Non voleva consiglieri ma cortigiani: così è stato azzerato lo spazio per le riflessioni critiche.

 

Fuld ha sempre respinto ogni accusa: si è autoassolto, individuando molti altri responsabili della morte di una banca che aveva 158 anni di storia: il governo che aveva abbassato troppo gli standard per l' erogazione del credito, i proprietari di case, accusati di aver «usato i loro immobili come dei bancomat», col rifinanziamento dei mutui e la Fed colpevole, secondo lui, di aver lasciato fallire Lehman mentre in passato crisi analoghe erano state tamponate per evitare crolli.

FOTO CRISI - TUTTI CONTRO FULD (EX LEHMAN BROTHERS)

 

Insomma, Fuld ha una bella faccia tosta a difendere il suo operato, ma non ha tutti i torti quando afferma di essere stato solo una ruota di un folle ingranaggio che ha guidato anche le altre banche. Ingranaggio grazie al quale, peraltro, lui ha incassato in pochi anni compensi per oltre mezzo miliardo di dollari.

 

Difficile sapere quanto gli è rimasto dopo aver pagato gli indennizzi per le cause civili. Difficile anche misurare l' immane distruzione di ricchezza seguita all' infarto del sistema finanziario mondiale. Il Gao, l' ufficio contabile del governo americano, ha stimato un impatto sui soli Usa di 22 mila miliardi di dollari: circa 10 volte il Pil italiano.

 

Lehman Brothers

Passato qualche anno, oggi l' ormai 72enne Fuld può tornare sul palcoscenico della finanza. Uno scandalo per molti, ma lui non è l' unico banchiere di quella stagione disastrosa di nuovo in attività: Vikram Pandit, che lasciò Citigroup quando la banca era in grave crisi, ora guida l' Orogen Group mentre Greg Fleming, il presidente di Merrill Lynch che convinse in extremis Bank of America a salvare la sua banca anziché Lehman, oggi gestisce i 100 miliardi di dollari di Rockefeller Capital Management.

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?