ilva giuseppe conte

SENZA SCUDO NON VADO - COME FUNZIONA L'IMMUNITÀ PENALE PER ILVA? PARLA FLICK, EX MINISTRO DELLA GIUSTIZIA E PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE, PIÙ VOLTE CHIAMATA A PRONUNCIARSI SUL TEMA. ''ALLA FINE NON C' È MAI RIUSCITA PERCHÉ NEL FRATTEMPO CAMBIAVA SEMPRE LA LEGGE. IL PROBLEMA ERA LA POTENZIALE INCOSTITUZIONALITÀ DI UNA NORMA CHE FAVORISCE UNA SOLA AZIENDA''

 

Rita Querzè per il “Corriere della Sera

 

L' Ilva è come una macchina uscita fuori strada. Per riportarla in carreggiata è necessario completare il piano ambientale.

giovanni maria flick

Ma finché questo non sarà ultimato - Arcelor Mittal si era impegnata a farlo entro il 2023 - continuerà a inquinare oltre i limiti. Senza il cosiddetto scudo penale davvero chi gestisce la fabbrica rischia qualcosa? La questione, spiega Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Consulta, è strumentalizzata da più parti («da chi accusa l' impresa di cercare un pretesto per uscire, da chi accusa lo stato di aver cambiato le carte in tavola; da chi in sostanza vuole chiudere l' Ilva e chi la vuol tenere aperta»). Ma resta cruciale per il destino dell' Ilva.

 

I rischi per i dirigenti

Flick cerca di fare ordine. «Beh, per cominciare non lo chiamerei scudo penale; l' immunità in sede penale deve restare una eccezione e non diventare una regola», spiega. Senza scudo i manager dell' Ilva rischiano o basta a proteggerli l' articolo 51 del Codice penale? «La responsabilità penale è personale, per cui nessuno può essere chiamato a rispondere per reati commessi da altri in passato. Ma se commetto reati "ex novo" o semplicemente la fabbrica continua a inquinare mentre cerco di provvedere alla bonifica facendola funzionare, potrei essere chiamato a risponderne.

giuseppe conte contratto ilva

 

È stato invocato a questo riguardo l' articolo 51 del codice penale («L' esercizio di un diritto o l' adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la punibilità») ma resto perplesso: l' ordine deve essere legittimo e non può essere quello di commettere un reato; l' ordine può essere dato a chi agisce per conto e nell' interesse pubblico come commissario mentre l' attività del privato finalizzata al profitto è un 'altra cosa». Non solo i vertici dell' azienda possono essere chiamati a rispondere, «ma anche tutta la catena gerarchica», precisa Flick, in base alle deleghe ricevute, secondo i problemi che derivano dall' applicazione del decreto legislativo 231.

 

Il ruolo della Corte costituzionale

Più volte la magistratura ha sollevato eccezione di incostituzionalità rispetto allo scudo penale davanti alla Consulta. Come è andata a finire? «È vero che più volte la Corte è stata chiamata a pronunciarsi ma alla fine non c' è mai riuscita. Perché la norma è stata cambiata più volte prima che i giudici della Corte avessero il tempo di dire la loro. È successo anche di recente: l' 8 novembre scorso la Consulta ha restituito gli atti al Gip del tribunale di Taranto invitandolo a esaminare se con la normativa in essere (nel frattempo lo "scudo" era stato tolto, ndr; ) la questione continuasse a sussistere.

 

giovanni maria flick

E desta qualche perplessità questo andirivieni tra il mettere e il levare». Ma se mai si decidesse di reintrodurre la protezione legale per chi gestisce Ilva, come dovrebbe essere articolata? «Sicuramente una protezione di questo tipo deve tradurre un principio generale che possa essere applicato a tutte le aziende che oggi o domani si trovino nella stessa condizione. Questo perché, come dice l' articolo 3 della Costituzione, la legge è uguale per tutti e quindi non ci possono essere norme ad personam - risponde Flick -. Poi deve essere compatibile con l' articolo 32 («La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto») e con l' articolo 35 («La Repubblica tutela il lavoro»). E infine con l' articolo 4 (La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro») e il 41 («l' attività d' impresa non si può svolgere in modo da recare danno alla sicurezza»). «Occorre trovare un equilibrio ragionevole e solo la Corte costituzionale è competente a decidere se quell' equilibrio ci sia».

 

lucia morselli 2

Intervento eccezionale Alla fine si torna alla questione delle questioni: come contemperare il diritto al lavoro con quello alla salute. «Per orientarci su questa delicata questione ci viene in aiuto una sentenza della Corte costituzionale, la numero 85 del 2013», spiega Flick. Nel 2012 il giudice aveva disposto il sequestro di ampie aree dell' impianto oltre che «del prodotto finito e/o semilavorato». Si intervenne allora con una modifica dell' Autorizzazione integrata ambientale per riprendere la produzione. Fu allora che il giudice sollevò eccezione di incostituzionalità e «girò» tutto alla Consulta, che disse che la questione era infondata.

 

In pratica, diede torto al giudice. «Nella sentenza la Corte chiarì anche che per la nostra Costituzione non esiste una gerarchia tra i valori ma la necessità di garantire tra di essi un equilibrio in modo ragionevole e proporzionato», spiega il giurista.

In conclusione, secondo Flick una protezione penale nei casi ilva e simili può forse avere senso ma dovrebbe essere concessa solo in casi eccezionali e temporanei.

ilva taranto 3

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...