donald trump dollaro dollari

TRUMP, O È PAZZO O HA UNA STRATEGIA PER AFFOSSARE IL DOLLARO – IL PRESIDENTE AMERICANO TORNA AD ATTACCARE IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE, JEROME POWELL, DEFINENDOLO “GRANDE PERDENTE” PERCHÉ NON VUOLE TAGLIARE I TASSI. E I MERCATI REAGISCONO CON UN PROFONDO ROSSO – LA MONETA AMERICANA PERDE ANCORA VALORE E RAGGIUNGE QUOTA 1,15 SULL’EURO (RECORD NEGATIVO DAL NOVEMBRE DEL 2021) – GLI INVESTITORI SCAPPANO E L’ORO VOLA A UN NUOVO RECORD: SUPERATI I 3.500 DOLLARI L’ONCIA

lingotti d oro

PREZZO ORO SALE ANCORA, COMEX SUPERA I 3.500 DOLLARI, +2,39%

(ANSA) - Sale ancora il prezzo dell'oro: il metallo prezioso con consegna a giugno (Comex) passa di mano a 3.507,20 dollari l'oncia con un aumento del 2,39% mentre l'oro con consegna immediata è scambiato a 3.485,24 dollari con un aumento dell'179% dopo aver toccato i 3.495 dollari. (ANSA).

 

FUGA DAL DOLLARO

Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “La Stampa”

 

donald trump e il coniglio cerimonia dell easter egg roll

Donald Trump demolisce anche gli ultimi granuli di certezze sui mercati. Ce n'è una che vuole che all'indomani della Pasqua i mercati siano tradizionalmente pigri.

 

Ma dinanzi all'ennesimo assalto del 47esimo presidente statunitense all'indipendenza della Federal Reserve, ieri i listini hanno segnato un rallentamento degli scambi su asset denominati in dollari e di conseguenza anche la perdita di valore del biglietto verde che ha un certo punto ha toccato 1,1572 sull'euro (record dal novembre del 2021) per poi attestarsi a quota 1,1540, più alto valore da inizio del 2022.

 

trump jerome powell

Il presidente Usa è tornato ad attaccare Jerome Powell, governatore della Fed, definito «Mr. Too Late», il signor "Troppo tardi" e un «grande perdente» per la sua decisione di non voler intervenire sui tassi di interesse.

 

Donald pretende un taglio del costo del denaro per evitare il rallentamento dell'economia. Vorrebbe una misura preventiva per mettere al sicuro il Pil Usa. Secondo Trump l'inflazione non è più il maggiore guaio visto che in marzo ha segnato 2,4%. Il livello più basso registrato da anni, ma pur sempre superiore al 2% che è l'obiettivo della Federal Reserve.

 

donald trump scott bessent howard lutnick

Venerdì Powell […] aveva detto che le «tariffe ci allontano dagli obiettivi», facendo riferimento al contrasto dell'inflazione e alla possibile frenata della crescita. Trump si era scagliato contro il capo della Fed, da lui scelto nel 2018 per il dopo Janet Yellen e il cui mandato scade nel 2026.

 

Il presidente ha minacciato il «licenziamento». Cosa che tecnicamente non può fare. Ma Kevin Hassett, capo del Consiglio Economico della Casa Bianca, ha spiegato che si stanno cercando delle strade per sollevare Powell dall'incarico. Opzione cui si oppone il segretario al Tesoro, Scott Bessent. Ritiene che un braccio di ferro con la Fed verrebbe letto in maniera negativa da mercati gettando ulteriore turbolenza.

 

DONALD TRUMP IN VERSIONE NERONE BRUCIA MILIARDI DI DOLLARI - IMMAGINE CREATA CON CHATGPT

A Wall Street […] il tema cardine restano le tariffe: la pausa di 90 giorni su quelle reciproche è buona per i negoziati non per tenere a bada l'incertezza.

 

Che domina, viste le piroette trumpiane sull'imporre i dazi, rimodularli, toglierli, ammorbidirli, minacciarli ancora.

 

La Casa Bianca fa sapere di non temere il dollaro debole e nemmeno il suo status di moneta di riferimento. Ma le prospettive legate alla politica tariffaria potrebbero indurre diversi Paesi ad allentare la domanda di beni dollari.

 

Questo, e le bordate contro Powell, hanno portato ieri all'indebolimento del biglietto verde e a un aumento della quotazione dell'oro, bene rifugio, che ha toccato i 3.420 dollari all'oncia. Il mercato obbligazionario è stato altalenante. I bond a lunga durata – come quelli trentennali e i decennali, termine di riferimento per i mutui – hanno registrato rendimenti ancora in ascesa. Le obbligazioni decennali del Tesoro hanno toccato 4,37% di rendimento. I titoli a breve termine invece sono calati.

 

trump jerome powell

I listini di Wall Street hanno chiuso in territorio negativo anche se le perdite sono state ridimensionate parzialmente nell'ultima ora di contrattazioni: il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 2,48%; l'S&P il 2,36% e il Nasdaq il 2,55%.

 

La questione dei dazi dominerà gli Spring Meetings dei Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale di questa settimana. […] Oggi si entra nel vivo con i primi incontri e la diffusione del World Economic Outlook. Parto difficile poiché l'aggiornamento dei dati è coinciso con le decisioni di Trump di imporre le tariffe su scala globale il 2 aprile.

 

the trump slump il calo dello us dollar index

Gli esperti – sia al Fmi sia alla Banca Mondiale – hanno discusso per giorni sui modelli predittivi e su quale correzione adottare e non sono mancati – a quanto risulta a La Stampa – tensioni e vivaci discussioni nei rispettivi Board.

 

 La parola chiave è «imprevedibilità» poiché non è chiara ancora la portata dell'impatto che i dazi avranno sull'economia, anche se concordano tutti nell'attendersi una correzione al ribasso dei dati del Pil rispetto agli aggiustamenti del report di gennaio.

DONALD TRUMP JEROME POWELLDonald Trump holding a Million Dollars - Harry BensonMEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMPDONALD TRUMP JEROME POWELL

 

[…]

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?