TUTTI I PARADISI FISCALI DEI VIP D'ITALIA - MARGHERITA AGNELLI HA UNA SOCIETÀ DA 1,5 MILIARDI ALLE ISOLE VERGINI. LA FAMIGLIA BARILLA PREFERISCE HONG KONG-  FRANCESCO CORALLO, IL RE DELLE SLOT MACHINE, NASCONDE OLTRE 42 MILIONI DI EURO A DUBAI. MAI SEQUESTRATI NONOSTANTE L'ARRESTO - DA PANAMA LE NUOVE CARTE: STEFANO PESSINA (BOOTS), UNO DEGLI ITALIANI PIÙ RICCHI E POTENTI AL MONDO, NON NASCONDE CHE…

 

P.B.; G.R.; L.S. per l’Espresso

 

MARGHERITA AGNELLI

La lite familiare più ricca della storia d' Italia si era chiusa in Cassazione, nel 2015, con un verdetto chiaro: Margherita Agnelli, l' erede insoddisfatta di casa Fiat, non ha ottenuto un soldo in più di quello che aveva già incassato nel 2004, un anno dopo la morte del padre. Anni di processi però non hanno svelato il dato di fondo: a quanto ammontava l' eredità di Gianni Agnelli e quanto aveva ricevuto esattamente la figlia Margherita?

 

L' unica cifra conosciuta, all' inizio, era un bonifico bancario di 109 milioni.

Poi un avvocato svizzero, vistosi accusare di aver preteso una parcella esagerata, ha replicato che Margherita avrebbe ottenuto beni per un valore complessivo di 1.166 milioni. Ora, per la prima volta, è lei stessa a quantificare il suo tesoro ereditario, che supera ogni precedente stima: un miliardo e mezzo.

Gianni e Margherita Agnelli il giorno delle nozze di John Elkann

 

A rivelare questo e molti altri tesori offshore dei ricchi d' Italia sono i nuovi Panama Papers: 1,2 milioni di documenti ottenuti dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung e condivisi con il consorzio giornalistico Icij, di cui fa parte L' Espresso. Le nuove carte fotografano gli effetti della prima, colossale fuga di notizie su oltre 200 mila casseforti offshore create dal 1977 al 2015 dallo studio Mossack Fonseca. Il 3 aprile 2016, quando oltre 300 giornalisti di tutto il mondo cominciano a pubblicare i nomi dei ricchi e potenti con società e conti nei paradisi fiscali, a Panama City scoppia il panico.

 

Lo studio delle offshore avrebbe dovuto identificare e registrare tutti gli azionisti, invece decine di migliaia di società sono totalmente anonime. Solo a Panama, su 10.551 offshore in attività, 7.913 hanno beneficiari sconosciuti. Alle British Virgin Islands, su 28.427, sono fuorilegge 20.465. Alle Seychelles, su 5.575, solo 118 hanno titolari registrati. I giornalisti della squadra Icij continuano a svelare nomi di oligarchi russi, miliardari arabi, politici europei, stelle dello spettacolo e personalità di tutto il pianeta con tesori segreti nei paradisi fiscali, mentre le autorità di molti Stati premono sul governo di Panama e professionisti di mezzo mondo, infuriati, temono la fuga dei clienti più ricchi.

 

PATTO 2004 CON CUI MARELLA E MARGHERITA AGNELLI RINUNCIARONO A OGNI PRETESA

A Panama parte così una caccia disperata ai nomi dei beneficiari. E alle certificazioni sull' origine delle loro ricchezze. Nel tentativo di evitare il disastro poi verificatosi: arresto dei titolari, chiusura dello studio, indagini in decine di stati, compresa l' Italia, dove il fisco indaga su una prima lista di 800 signori delle offshore.

 

In questo clima, il 22 settembre 2016, un fiduciario svizzero della Fidaudit si sente chiedere chi sia il suo cliente, titolare di una società ricchissima, Blossom Investment Services Corp., fondata alle British Virgin Islands il 4 giugno 2003 e controllata da un' altra offshore, Seashell Holding Corporaton. La filiale di Mossack Fonseca a Ginevra riceve la risposta il 20 ottobre: il beneficiario unico è la signora Margherita Agnelli.

 

margherita agnelli

Nel modulo sulle ricchezze, il suo fiduciario svizzero, che è anche amministratore della società-cassaforte, scrive a penna che l' attività della Blossom è «la gestione di conti bancari per investimenti finanziari in Svizzera, Lussemburgo, Singapore e Nassau», del valore di «1,5 miliardi», che provengono dalla «eredità di suo padre Giovani Agnelli» (scritto così, senza una enne).

 

Margherita Agnelli vive da anni in Svizzera. E i suoi avvocati italiani, interpellati da L' Espresso, precisano che non ha obblighi fiscali verso l' Italia.

Margherita e Marella Agnelli

Nei nuovi Panama papers compare anche un' altra prestigiosa dinastia industriale italiana. Due anni fa, nei primi documenti, L' Espresso aveva trovato una offshore di Emanuela Barilla: Jamers International, creata nel 2014 nelle Isole Vergini Britanniche e controllata dalla Maya International Foundation di Panama.

 

Le carte più recenti mostrano che quella fondazione, domiciliata nella sede di Mossack Fonseca, era azionista anche di un' altra offshore delle Isole Vergini, chiamata Kimora Industries Ltd, che ha per beneficiari gli altri tre fratelli: Guido Maria, Paolo e Luca. Il primo è l' attuale presidente del gruppo di Parma, gli altri sono consiglieri d' amministrazione.

 

mossack (sinistra) fonseca (destra)

La Kimora Industries nasce nell' autunno 1999 e fin dall' inizio fa capo ai tre attuali beneficiari. Tra il 2015 e il 2016 un loro avvocato svizzero riceve l' incarico di aprire e gestire un conto a Hong Kong, alla Standard Chartered Private Bank. Le comunicazioni si interrompono nella primavera 2016, quando esplode lo scandalo dei Panama papers. Un anno dopo i tre fratelli Barilla decidono di liquidare la Kimora, che viene chiusa il 7 aprile 2017.

 

A quel punto i vari consulenti, Mossack Fonseca a Panama e lo studio Kellerhals Carrard in Svizzera, pianificano di spostare altrove i fondi usciti dalla Kimora. Destinazione prescelta: Emirati Arabi. A riceverli saranno altre due società offshore, Starsight Trading e Samag Resources, sui rispettivi conti alla First Gulf Bank di Dubai.

fonseca

I professionisti svizzeri chiedono ai colleghi di Panama, che devono liquidare la Kimora, di non mandare i soldi direttamente sui conti di Dubai, ma di usare come intermediario la Citibank di New York.

 

Emanuela Barilla con la sua Jamers, l' unica offshore già rivelata nel 2016, decide di seguire un' altra strada. Il 21 agosto 2017 i gestori della sua offshore cancellano i titoli di proprietà della Maya Foundation e li sostituiscono con un solo certificato che vale 50 mila azioni, intestato a Emanuela Barilla.

 

Che da quel momento è la beneficiaria diretta della Jamers, senza più lo schermo ormai bruciato della fondazione di Panama. Alla fine del 2017 i suoi consulenti avviano le pratiche per creare una nuova società, senza specificare dove, ma a quel punto i documenti si interrompono.

 

PAOLO BARILLA

Guido Maria Barilla, anche a nome dei fratelli, ha risposto alle nostre domande con questa importante dichiarazione: «I componenti della famiglia Barilla sono in regola con le obbligazioni tributarie in Italia».

 

Dall' industria di Parma che ha reso famosa nel mondo la pasta italiana è arrivata anche un' altra precisazione: «Il Gruppo Barilla è completamente estraneo ai fatti, dati o circostanze riportati» nei Panama Papers.

 

Stefano Pessina è un famoso imprenditore italo-americano che è diventato il re della distribuzione di farmaci, come primo azionista della multinazionale Wallgreens Boots Alliance. Il suo nome era già comparso nei Panama Papers del 2016. Ora i nuovi documenti svelano altre sue offshore e, soprattutto, quantificano la sua immensa ricchezza. Quando è scoppiato lo scandalo di Panama, l' ingegner Pessina non ha fatto una piega.

stefano pessina ornella barra boots

 

È rimasto cliente di Mossack Fonseca e ha risposto tranquillamente, il 4 aprile 2017, alle richieste di fornire tutti i documenti per identificare i beneficiari di tre società delle British Virgin Islands: Ambassador Rose International, Empire Rose Management e Pecove Holding. Attraverso i consulenti, ha trasmesso la copia del suo passaporto e una bolletta di casa, per provare la sua residenza. A quel punto lo studio ha potuto rilasciare il certificato di titolarità delle tre offshore, che oltre a Pessina hanno altri due azionisti: Claude Sol Cohen e Antonella Fiorentino Vedeo. La trafila si ripete per la società Zenith delle Isole Vergini, controllata solo da Pessina e Cohen, usata per gestire proprietà immobiliari nel Principato di Monaco.

 

Qui la bolletta allegata riguarda la residenza di Pessina a Montecarlo, chiamata con ironia «Villa Farniente». E proprio nel dossier sull' origine dei fondi destinati alla Zenith («parecchi milioni di euro»), nell' ultima pagina, Pessina quantifica la fortuna complessiva accumulata con la sua «carriera nell' industria farmaceutica»: «oltre 10 miliardi di dollari americani».

FRANCESCO CORALLO

 

Di tutt' altra specie sono le ricchezze nascoste alla Mashreq Bank di Dubai da Francesco Corallo, il re delle slot machine oggi inquisito per una maxifrode fiscale da oltre 200 milioni e per la presunta corruzione di Gianfranco Fini, con almeno sei milioni versati ai suoi familiari Elisabetta e Giancarlo Tulliani. L' allarme a Panama scatta solo nel dicembre 2016, dopo l' arresto di Corallo: «Urgente - Alto rischio - Il beneficiario della nostra offshore è stato incarcerato».

 

 La cassaforte segreta di Corallo, svelata da l' Espresso nell' aprile 2016, è una società delle Seychelles chiamata Vales Tru Admin Services Limited. Sui conti di Dubai (tre personali, tre della offshore) sono arrivati oltre 42 milioni di euro sottratti allo Stato italiano, secondo le accuse documentate dai finanzieri dello Scico, che hanno convinto i magistrati di Roma a ordinarne il sequestro. Non ancora eseguito, però, dagli Emirati Arabi. Ma anche in Italia l' imputato Corallo continua non avere problemi con le autorità politiche: a difenderlo in tribunale è ancora lo studio dell' avvocato Giulia Bongiorno, oggi ministro della Lega.

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…