1. CHE SENSO HA QUESTA GITA A NEW YORK IN UN FINALE DI GOVERNO GRAVATO DA SCANDALI INTERNAZIONALI E DALLA CAMPAGNA ELETTORALE, DEI VARI CONTI E SCARONI, RAGNETTI E CUCCHIANI, IBARRA DI WIND E L’AMBASCIATORE IN ITALIA THORNE, PER PARTECIPARE A UNA TAVOLA ROTONDA SUL TEMA “PERCHÉ L’ITALIA CONTA NEL MONDO” (UN CAZZO!), CHE AVRÀ COME PROTAGONISTI GIULIANO AMATO E IL PALLIDO VITORIO GRILLI? 2. LA VERA RAGIONE DELLA VOLATA TRANSATLANTICA E’ PER CASO LA MESSA A PUNTO DEL CONTRATTO CHE GRILLI STAREBBE PER CHIUDERE CON UNA GRANDE MERCHANT BANK USA? 3. NEL GIRO MEDIOBANCA QUANTO SI PENTONO DI AVER SPEDITO A TRIESTE MARIO GRECO 4. FINMECCANICA, UN’ALTRA GRANA PESANTISSIMA LO SCANDALO DEI FILOBUS DI ALEDANNO 5. QUEL BIRICHINO DI GIAMPAOLINO CHE FA FELICE LETTA RIFILANDO BOTTE A MONTI

1. TUTTI IN GITA A NEW YORK IN UN FINALE DI GOVERNO, APPESANTITO DA SCANDALI INTERNAZIONALI
Nelle prossime ore New York sarà investita da una tempesta che dovrebbe portare fino a 60 centimetri di neve.

Il governatore dello Stato Andrew Cuomo ha lanciato il grido d'allarme e ha già attivato le operazioni di emergenza. L'evento rischia di compromettere il ricevimento in onore del pallido Vittorio Grilli che il console italiano ha organizzato per le 18 (ora americana) nella sede di Park Avenue.

Se il ministro riuscirà ad arrivare nella Grande Mela non dovrà pronunciare un discorso, ma rispondere alle domande degli italo-americani e dei giornalisti che in queste ore stanno ricevendo le schede per le elezioni italiane. Sicuramente qualcuno gli chiederà che cosa è successo a MontePaschi quando lui era al dicastero di via XX Settembre come direttore generale, ma è possibile che qualche giornalista impertinente gli chieda perché è venuto in America e quali incontri sono previsti nella sua agenda.

La risposta ufficiale del pallido Grilli sarà duplice: sono venuto per assicurare gli investitori Usa sulla stabilità del nostro Paese e ho dato la mia adesione all'evento organizzato per lunedì dall'Italian Business & Investment Iniziative. Questo organismo è uno dei tanti che si agita per favorire i rapporti tra l'Italia e l'America ed è nato nel maggio 2011 per iniziativa di Ferdinando Napolitano, un manager che dopo aver studiato a Napoli e all'Harvard Business School è entrato a far parte nel 1990 della società di consulenza Booz Allen Hamilton scalando i gradini più alti.

Per l'incontro di lunedì ha fatto le cose in grande e nel convegno che si risolverà nella mattinata ha chiamato a raccolta numerosi big italiani. Se la neve non chiuderà gli aeroporti di New York alla tavola rotonda sul tema "Perché l'Italia conta nel mondo", dovrebbero partecipare personaggi come Fulvio Conti, Enrico Cucchiani e Maximo Ibarra di Wind. Accanto a loro siederanno (salvo imprevisti determinanti dagli ultimi eventi giudiziari), anche Paoletto Scaroni e Andrea Ragnetti, il genietto del marketing che sta per essere catapultato dalla poltrona dell'Alitalia.

Ma non finisce qui perché il frenetico Ferdinando Napolitano ha previsto anche una tavola rotonda che avrà come protagonisti Giuliano Amato, l'ambasciatore in Italia Thorne e il pallido Grilli. A quest'ultimo qualcuno potrebbe chiedere che senso ha questa gita a New York in un finale di governo, e non è escluso che una vocina smaliziata gli chieda se la vera ragione della volata transatlantica non sia per caso la messa a punto del contratto che Grilli starebbe per chiudere con una delle più grandi merchant bank americane.

2. NEL GIRO MEDIOBANCA QUANTO SI PENTONO DI AVER SPEDITO A TRIESTE MARIO GRECO
Negli ambienti della finanza milanese comincia a tirare un'aria strana nei confronti di Mario Greco, il 43enne ex-McKinsey ed ex-Zurich che dall'agosto scorso guida la corazzata delle Generali.

In questi mesi il manager delle assicurazioni ha cercato di rivoltare come un guanto la struttura polverosa della Compagnia di Trieste dove il buon Perissinotto faceva il bello e il cattivo tempo con poteri di firma fino a 300 milioni di euro. Adesso quella pagina è un ricordo lontano e nell'organigramma Greco ha infilato uomini di sua fiducia presi dal serbatoio di Zurich e di altre società dove ha lavorato.

La rivoluzione è piaciuta agli azionisti come Leonardo Del Vecchio e Caltariccone che hanno visto il titolo riprendere fiato dopo il declino provocato dalle turbolenze al vertice della società.

Il consenso più caldo gli è arrivato da Lorenzo Pelliccioli e Drago, i patron di De Agostini che possiedono il 2,43% di Generali. Non a caso sono stati pizzicati come badanti silenziose di Greco durante l'Investor day che Greco ha organizzato poco tempo fa a Londra per spiegare la sua strategia.

È una strategia aggressiva che vuole riportare a splendore il Leone sonnacchioso di Trieste che sconcerta Greco per la scarsa redditività, e vuole rimettere in discussione le partecipazioni detenute dalle Generali dentro realtà primarie come Mediobanca, Pirelli, Telecom, Rcs-Corriere della Sera.

Il manager ex-Mc Kinsey ha dichiarato che il suo compito è quello di creare valore, non quello di fare l'azionista strategico, né di speculare sul mercato. Da qui la decisione di sciogliere pian piano gli incroci azionari che legano le Generali alle roccaforti del capitalismo.

La strada è piena di insidie ed è questa la ragione per cui intorno a Greco ha cominciato a tirare un'aria di sospetti. L'idea che la Compagnia possa uscire da Telecom dove attraverso il 30% in Telco controlla il 22% dell'azienda di Franchino Bernabè, è difficile da digerire come del tutto immaginario sembra il percorso per sganciarsi dal "Corriere della Sera" e soprattutto da Mediobanca che con il suo 13,46% è il principale azionista della Compagnia e attinge moneta preziosa per far quadrare i suoi bilanci.

Di fronte a questo scenario il napoletano Mario Greco non sembra però intenzionato a frenare la sua determinazione di "tedesco" e forse non ha ancora capito che sullo sganciamento da Mediobanca si giocherà gli attributi.

A dare fastidio ai manager di Piazzetta Cuccia e delle altre società partecipate c'è poi il fatto che il capo delle Generali ha orecchie per intendere soltanto quando parla con lo zio Franzo Grande Stevens, il celebre avvocato che insieme a Gabetti è stato un pilastro della Sacra Famiglia degli Agnelli.

In pratica ,l'unico vero advisor è diventato lo zio 85enne, napoletano come lui, mentre nessun altro riesce a dialogare con Greco per capire fino in fondo le intenzioni.


3. FINMECCANICA, UN'ALTRA GRANA PESANTISSIMA LO SCANDALO DEI FILOBUS DI ALEDANNO

Questa mattina gli uscieri di Finmeccanica hanno deciso di lasciare il palazzo di piazza Monte Grappa e si sono spostati davanti al tribunale del riesame di Roma che si trova a poche centinaia di metri.

Qui sarà valutata la richiesta di scarcerazione dell'ex-amministratore delegato di Ansaldo Breda, Roberto Ceraudo, implicato nella vicenda delle tangenti pagate all'ex-ad dell'Eur Riccardo Mancini per la fornitura di 45 filobus.

Seduti sui marciapiedi ghiacciati gli uscieri hanno ingannato il tempo leggendo l'ultimo ordine di servizio di Orsi che sistema l'Area della Comunicazione di Carlo Maria Fenu, ma si sono bloccati davanti al micidiale articolo di "Repubblica" sull'intreccio tra i flussi di denaro delle tangenti e la firma del contratto di subappalto che la ditta vincitrice della gara da 131 milioni ha girato ad Ansaldo con una commessa di oltre 30 milioni di euro.

Gli uscieri si sono scaldati le mani e il cervello quando hanno letto con enorme stupore che il contratto di subappalto firmato con la Breda sarebbe stato siglato il 27 febbraio del 2009, vale a dire ben 7 mesi prima dell'autorizzazione rilasciata da Roma Metropolitane, la società che ha indetto la gara.

Non solo: due settimane dopo, il 16 marzo del 2009, l'imprenditore D'Incà Levis ha girato a Roberto Ceraudo 233.360 euro per il pagamento della prima tranche della tangente destinata a Riccardo Mancini, il fedelissimo del sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno. Dalle carte emerge che i vincitori della commessa (guidati dalla società De Sanctis spa) avevano fretta di ottenere tutte le autorizzazioni per la concessione del subappalto e il 17 giugno del 2009 hanno inviato una lettera a Roma Metropolitane per chiedere di velocizzare le procedure.

La cronaca ricostruita con minuzia dal giornalista di "Repubblica" spiega inoltre che un mese dopo, il 17 luglio del 2009, è arrivata a Ceraudo la seconda tranche di 204.100 euro per la tangente.

Ed ecco che magicamente il 30 luglio la De Sanctis propone per la prima volta ufficialmente la BredaMenarinibus come destinataria del subappalto. Solo a questo punto i tecnici di Roma Metropolitane iniziano a verificare se la controllata del Gruppo di piazza Monte Grappa rispetta tutti i requisiti imposti per l'assegnazione del subappalto.

Nel frattempo arriva l'autunno e insieme ad esso anche la terza tranche della tangente. Siamo al 24 settembre del 2009, e il giorno dopo la De Sanctis torna a inviare nuova documentazione su Breda alla società appaltante.

E il 9 ottobre, vale a dire sette mesi dopo la firma del contratto, Roma Metropolitane autorizza l'assegnazione del subappalto a Breda.

Un'autorizzazione che in realtà la De Sanctis e Finmeccanica si erano già date da sole sette mesi prima.


4. QUEL BIRICHINO DI GIAMPAOLINO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che nei corridoi della Corte dei Conti presieduta dal 75enne magistrato campano Luigi Giampaolino, si continua a spettegolare sulla gaffe dei giorni scorsi quando il condono fiscale proposto dal Cavaliere impunito ha ricevuto la benedizione della Corte.

Gli impiegati e i dirigenti sono convinti che le parole pronunciate durante la conferenza stampa dal procuratore generale Salvatore Nottola non siano state pronunciate a caso. Più attendibile è la tesi che tra Giampaolino e il napoletano Nottola ci sia stato un gioco delle parti per dare una bottarella al Governo Monti in nome dell'amicizia storica che l'ineffabile presidente della Corte ha sempre avuto con Gianni Letta".

 

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