“UBER” ALLES – LA APP CHE BUCA LE GOMME AI TASSISTI È ARRIVATA A FATTURARE 10 MILIARDI L’ANNO, COME FACEBOOK, CHE PERÒ È PARTITA CINQUE ANNI PRIMA – L’80% DEGLI INTROITI VA AGLI AUTISTI

Martina Pennisi per “Corriere.it

 

UBER UBER

Si scrive Uber, si legge Google e guadagna quanto Facebook. La piattaforma per chiamare e pagare auto con conducente da smartphone è balzata agli oneri delle cronache, in Italia e non solo, per il complicato rapporto con i tassisti, restii ad accettare la concorrenza degli autisti privati e dei cittadini dotati della soluzione tecnologica che permette loro di dare passaggi a pagamento in tempo reale.

 

Dati alla mano, il braccio di ferro per le strade di mezzo mondo, che in California si è risolto con una legge ad hoc per regolamentare la presenza del nuovo attore del settore dei trasporti, non ha frenato lo sviluppo della startup americana. Tutt’altro. Secondo le ultime indiscrezioni, al miliardo e mezzo di dollari di finanziamenti rastrellato negli ultimi mesi da una serie di investitori di cui fa parte anche Google si starebbe per aggiungere un altro miliardo tondo tondo. Il valore della società supererebbe così i 30 miliardi.

UberUber

 

L’80% agli autisti

È Business Insider, invece, ad aver ottenuto le prime informazioni sugli incassi: si parla di un fatturato lordo annuo di 10 miliardi entro la fine del 2015. Considerando che Uber dà l’80% di ogni transazione ai suoi autisti, l’incasso è di 2 miliardi. Una cifra importante per una società nata solo 5 anni fa e che procede con una crescita del 300% ogni 12 mesi. Il confronto con Facebook la dice lunga: il social network da 1,3 miliardi di utenti toccherà quota 10 miliardi proprio quest’anno, dopo 10 anni di attività.

 

Il doppio di Uber. Le due realtà americane hanno modelli molto diversi, con Menlo Park che solo adesso sta iniziando a puntare sull’e-commerce per non dipendere esclusivamente dagli introiti pubblicitari, ma il traguardo (quasi) raggiunto dall’app è notevole e giustifica gli importanti investimenti per il reclutamento di nuovi clienti e autisti, tentati dalla rivale Lyft su cui sta puntando Alibaba.

IT TAXI
IT TAXI

 

Lo sbarco a Genova e Torino

Bisogna anche considerare come il contributo arrivi soprattutto dalle prime 10 città in cui Uber è sbarcata, tra cui San Francisco e New York. Ce ne sono altre 140 in più di 46 Paesi del mondo pronte a far tintinnare ulteriormente le casse. L’Italia è attiva con Milano, dove le proteste si sono fatte sentire maggiormente, e Roma. Genova, da inizio ottobre, e Torino, dai primi di novembre, sono appena entrate nella lista. La città ligure, spiega al Corriere della Sera la general manager di Uber Italia Benedetta Arese Lucini, “è quella in cui abbiamo visto la crescita più veloce di tutta Europa”.

 

E in cui, fra l’altro, è stata lanciata solo UberPop, la versione dell’app che consente di chiamare automobili guidate da altri privati cittadini, “perché non ci sono licenze Ncc (autisti privati, nda), o ce ne sono comunque pochissime”. Anche a Torino si è partiti con Pop per poi integrare la funzione classica.

 

taxitaxi

Oltreoceano Uber spazia con le consegne di pacchi e alimenti freschi, andando a sfidare Amazon e godendo del contributo dell’ex responsabile delle consegne di Google Tom Fallows, ma per vedere qualcosa di simile nei nostri confini dovremo attendere il raggiungimento di una massa critica consistente. Numeri precisi Arese Lucini non ne dà, ma fa notare come siano coinvolte città come New York o Los Angeles in cui Uber è 10 volte più grande rispetto a Milano.

 

A proposito del capoluogo lombardo, “la situazione sta migliorando e continuiamo a dare assistenza legale agli autisti che vengono fermati e multati. A Roma invece abbiamo abbassato i prezzi del 25% e costiamo quanto i taxi”. “L’intenzione è quella di raggiungere altre città prima dell’inizio dell’Expo”, anticipa la general manager, non escludendo di potersi spingere a sud di Roma. A livello globale, tiene a sottolineare, “ogni mese 50mila persone cominciano a lavorare, e a guadagnare, con Uber”.

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Musica in auto

Numeri che rendono l’ipotesi di una quotazione a Wall Street sempre più concreta, mentre a tenere banco oggi sarà un accordo con Spotify. Secondo il New York Times, le due giovani società sono pronte ad annunciare una collaborazione delle due applicazioni: una volta entrato nell’automobile appena chiamata con Uber, l’utente sarà in grado di ascoltare i propri brani preferiti di Spofity. Non è chiaro se questo avverrà grazie a una nuova funzione all’interno dell’una o l’altra app (probabile) o grazie a una nuova applicazione (più difficile). Di sicuro c’è che dalle parti di Uber si canta e si balla già da un po’.

 

 

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