UNICREDIT, LE FONDAZIONI SFONDANO I PIANI DI GHIZZONI - CASSAMARCA E BANCO DI SICILIA LO DICONO CHIARO: “NON VOGLIAMO UN TERZO AUMENTO DI CAPITALE” - TRA GLI AZIONISTI ITALIANI MANCANO I SOLDI, IL TITOLO È SOTTO UN TRENO, PER PUGLISI “NON POSSIAMO SCHIFARE GLI INVESTITORI CINESI O ARABI” (NESSUNO PARLA DEL 7,5% CONGELATO IN MANO AI LIBICI) - OGGI IL CDA, MA INVECE DELLA CRISI SI PARLERÀ DI MEDIOBANCA…

1 - CASSAMARCA E BDS GELANO UNICREDIT "NON VOGLIAMO IL TERZO AUMENTO"
Vi. P. per "la Repubblica"


La formalizzazione della lista per Mediobanca e la semplificazione interna, nella linea di quanto è già stato deciso per la riorganizzazione della banca. Il cda di Unicredit di oggi non affronterà ragionevolmente i temi più scottanti - aumento di capitale e piano industriale - ma la potenziale iniezione di mezzi freschi continua a tener banco, non solo sui mercati ma anche tra i propri azionisti. In particolare le Fondazioni.

Ieri è stata soprattutto Cassamarca, azionista allo 0,7%, ad esprimere freddezza rispetto alla partecipazione. «Tenendo presente che noi abbiamo già aderito a due aumenti, per un terzo ci sarebbe qualche problema», ha spiegato Dino De Poli, presidente dell´ente trevigiano. Anche perché, ha continuato, «dovremmo adoperare soldi delle nostre attività»: insomma, la coperta è corta e dunque la partecipazione all´aumento non è scontata. Del resto, già così la Fondazione Cassamarca ha dovuto varare un sostanzioso taglio alle erogazioni 2012.

E non è detto che anche da Cariverona (azionista di Unicredit col 4,21% e che attualmente riceve dai dividendi Unicredit un 30-40% dei ricavi) vi sarebbe un´adesione totale all´aumento di capitale: già nel 2009, in occasione dell´aumento realizzato con i cashes, la Fondazione della città scaligera si chiamò fuori.

Più esplicito è stato, sempre ieri, il presidente della Fondazione Banco di Sicilia Giovanni Puglisi, che ha detto di condividere le stesse perplessità di De Poli. «Dal punto di vista soggettivo ho delle perplessità - ha spiegato - che nascono da una difficoltà mia: ho un problema di liquidità a sottoscrivere una quota dell´aumento. Comunque, in questo momento di mercato, con questa volatilità, non mi sembra il momento di fare aumenti di capitale, del resto credo che nessuno ad Unicredit abbia preso una decisione, oggi».

Per quanto, continua ancora Puglisi, pensando a Piazza Cordusio in un´ottica di banca di sistema i ratio patrimoniali vanno rafforzati. Però, «oggi come oggi credo proprio di no, che non parteciperei ad un aumento di capitale, ma non certo per mancanza di fiducia sul management o sull´operazione».

Comunque, aggiunge Puglisi, i grandi azionisti di Piazza Cordusio «non sono nelle condizioni di fare troppo gli schifittosi», opponendosi all´ingresso o all´ascesa nel capitale di fondi sovrani cinesi o arabi. Quasi scontata la non partecipazione della Regione Sicilia (che ha un altro 0,6%, la stessa quota della Fondazione BdS) che per sottoscrivere avrebbe bisogno di fare una legge e infatti anche nei precedenti aumenti non ha messo mano al portafoglio.

Unicredit è l´unica tra le grandi banche a non aver programmato, finora, un´operazione sul capitale. In compenso, gli azionisti hanno dovuto già metabolizzare due aumenti, per un totale di 7 miliardi: 3 miliardi con i cashes nel 2009, seguiti da altri 4 miliardi nel 2010. La cifra dell´aumento attuale, sempre che venga lanciato, non andrebbe lontana dai cinque miliardi. Un impegno che, pro quota, non dovrebbe essere un grande problema per la Fondazione torinese (3,6%), che ha circa 300 milioni di liquidità. In ambienti torinesi molti ritengono che, a questi prezzi, sia persino un´opportunità di investimento partecipare ad un aumento in Unicredit.


2 - E I LIBICI?
Estratto da "Trend Online"
- (...) Se infatti le Fondazioni si trovano in difficoltà a reperire le risorse necessarie senza aver impatti negativi sulla loro normale attività, dall'altro non va dimenticata la presenza dei libici tra le file dei soci di riferimento di Piazza Cordusio. Sommando il circa 5% in mano alla Banca centrale di Tripoli e la quota in mano alla Lybian Investment Authority, il pacchetto attualmente congelato è pari a circa il 7,5% del capitale.

Difficile dunque procedere in assenza delle risorse di una quota così significativa, specie se gli altri soci non sembrano già di loro interessati a discutere della materia. Un sostegno potrebbe in caso venire da un altro azionista estero, ossia il fondo Aabar degli Emirati Arabi che attualmente detiene già una quota del 4,99%.

3 - UNICREDIT: OPERAZIONE MISTA PER AUMENTO CAPITALE...
(MF-DJ)
- Per l'aumento di capitale, Unicredit ha allo studio un'operazione mista. E' quanto scrive Il Corriere della Sera che spiega come, il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, e l'a.d., Federico Ghizzoni, lavorano a un 'ipotesi che prevede "un sistema misto taglio della cedola/aumento di capitale limitato (eventualmente con la riedizione dei 'cashes'), per centrare l'obiettivo di una ricapitalizzaizone da 4-5 miliardi a seconda del piano industriale e delle regole di Basilea 3 sulle banche sistemiche".

Il Sole 24 Ore scrive invece che Unicredit rimborsa anticipatamente due bond da complessivi 1,5 miliardi di euro, alla vigilia del Cda della banca che si terra' oggi a Milano. Il pagamento anticipato alla scadenza dei 5 anni conferma al mercato il segnale che il gruppo non ha problemi di liquidita'. Sul tavolo del board finira' il dossier Mediobanca e il rinnovo a ottobre del Cda di Piazzetta Cuccia, di cui il gruppo guidato da Federico Ghizzoni e' il primo azionista del patto di sindacato con l'8,66%.

 

FEDERICO GHIZZONI AD UNICREDIT Dieter Rampl di unicredit 9c12 depoliIl rettore dello Iul Giovanni PuglisiFOTOGRAFI IN PIAZZETTA CUCCIA Sede Unicredit

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