COME DOPO IL CRAC DEL ’29, NUOVA LEGGE BANCARIA – SCAPPATI I BUOI, BRUXELLES CHIUDE LE STALLE: SEPARAZIONE DEL CREDITO DAL TRADING PIU’ RISCHIOSO

Marco Zatterin per "La Stampa"

Si profila una nuova Legge Bancaria come dopo la crisi del 1929, ripensata in salsa compromissoria europea e, per forza di cose, pesantemente riveduta alla luce di un sistema finanziario globale e rivoluzionato. Entro due settimane, la Commissione Ue inviterà gli stati a darsi la facoltà di imporre alle grandi banche la separazione delle attività di trading più rischiose da quelle pensate per la clientela ordinaria.

Non è il divorzio tout-court proposto dal comitato condotto dal presidente della banca centrale finlandese, Erkki Liikanen, che nell'ottobre 2012 definì «necessaria» la separazione legale fra il business di tutti i giorni e quello speculativo. E' però un passo avanti, l'ennesimo, per mettere in sicurezza una trentina di giganti creditizi, quelli «troppo grandi per fallire».

Le intenzioni di Bruxelles trapelano dalle indiscrezioni filtrate attraverso il «Financial Times», e in buona sostanza confermate da più fonti. Negli ultimi quattro anni gli interventi sui meccanismi finanziari e bancari operati dall'Ue sono stati massicci e mirati, come non si è mai stancato di ripetere il responsabile del dossier, il francese Michel Barnier, «a evitare che comportamenti azzardati e fraudolenti ricadano sui cittadini»: affari ricondotti sul mercato, contrattazioni controllate, briglie alle agenzie di rating, rafforzamento patrimoniale e, soprattutto, vigilanza unificata affidata alla Bce da fine anno.

L'intervento sulla qualità dei mestieri bancari è l'ultimo grande atteso per questa legislatura. La proposta dovrebbe essere intavolata il 15 o il 22 gennaio, dopo oltre un anno di difficile mediazione con le capitali. L'approvazione non è prevista prima di fine 2015, dunque recepimento e tempi di attuazione ricadranno fra le responsabilità dei nuovi esecutivo e parlamento.

L'idea che circola prevede la proibizione del trading speculativo slegato dall'attività dei clienti e da scopi di copertura dei rischi, dunque finalizzata al solo beneficio del gruppo, a partire dal 2018. L'eventuale separazione delle attività, che sarà decisa dai supervisori bancari locali, dovrebbe scattare dal 2020.

Il legislatore europeo si è ispirato alla nuova legge bancaria americana che entra in vigore questa primavera, la Volcker Rule, dal nome di Paul Volcker, già presidente della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Il testo, figlio della crisi scattata nel 2007, impedisce alle aziende di credito di effettuare alcuni tipi di investimenti che possano danneggiare i loro clienti. Bruxelles lo ha usato come riferimento, ma ha dovuto ammorbidire l'approccio. Francia e Germania, per non parlare dei big del credito, hanno opposto resistenza alla «costosa separazione legale». Normale amministrazione, nel condominio Ue.

Il piano prevede che i regolatori nazionali abbia il potere di obbligare il conferimento di alcune attività speculative - ad esempio, la compravendita di derivati - a società indipendenti e autonomamente capitalizzate. Questo dovrà accadere per i gruppi «sistemici» (una trentina, si stima, fra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo) la cui misure verranno identificate dall'Eba, l'autorità bancaria europea.

Questo non varrà per centinaia di piccole e medie banche, per le quali è giustificato un evidente sollievo, sebbene i loro clienti rimarranno potenzialmente a rischio. Il rapporto Liikanen suggeriva di evitarlo con un divieto generalizzato. Questa Europa, nonostante la crisi e il suo costo elevato, non è però in grado di farlo.

 

 

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