florentino perez blackstone benetton

CHI VUOLE ATLANTIA? BLACKSTONE E FLORENTINO PEREZ FANNO SUL SERIO - APPENA ARRIVATO AL VERTICE DELLA HOLDING DI FAMIGLIA, ALESSANDRO BENETTON SI TROVA DI FRONTE A DUE DILEMMI: CEDERE ALLE OFFERTE CHE GLI STANNO ARRIVANDO E COME SCHIERARSI NELLA BATTAGLIA SU GENERALI: ALLA FINE I BENETTON POTREBBERO ASSUMERE UNA POSIZIONE SVIZZERA, NON VOTANDO IN ASSEMBLEA E MARCANDO COSÌ LA LORO NEUTRALITÀ…

Marco Zini per www.tag43.it

 

alessandro benetton

A Treviso se ne parla come della prima prova del fuoco per Alessandro Benetton, da qualche mese alla guida di Edizione, la holding che controlla Atlantia, cassaforte degli investimenti della famiglia di Ponzano Veneto nelle infrastrutture.

 

Da qualche settimana il primogenito di Luciano è alle prese con un non facile dilemma. Procedere in solitudine o dare ascolto a banche d’affari, consulenti e amici che gli portano dossier che i principali fondi di investimento internazionali hanno preparato per dare un futuro ad Atlantia, che a breve si troverà in pancia un asset di meno – le autostrade italiane di Aspi – e qualche miliardo in più frutto della cessione a Cdp in una cordata che comprende anche il fondo americano Blackstone e quello australiano Maquarie.

 

alessandro benetton

Il forte interesse di Blackstone a rilevare Atlantia

Quel tesoretto per impegno preso con il governo Conte, dopo la epica battaglia politica seguita alla tragedia del Ponte Morandi, dovrà restare in Atlantia e non finire come dividendo nelle tasche dei quattro rami della famiglia di Ponzano.

 

Ma come sempre è più difficile gestire una società straliquida che una indebitata, e così per Alessandro sono giorni complicati. Nelle stanze dell’alta finanza si sussurra di un forte interesse di Blackstone a comprare tutto, e questo imbarazza molto la famiglia Benetton, supportata da Enrico Laghi, ad di Edizione, perché si troverebbe come socio il fondo che gli ha pagato profumatamente Aspi.

 

E qualcuno, soprattutto a Roma, potrebbe viverla come una presa in giro, un accordo surrettizio magari maturato ai tempi della vendita indotta dalla tragedia di Genova.

 

ATLANTIA

Dalla Spagna anche le avance di Florentino Perez

Ma, oltre a quella del colosso americano del private equity, forte è anche la voce di un interesse di Florentino Peréz, patron del Real Madrid e della società di costruzioni spagnola ACS, che non ha mai nascosto la voglia di congiungere la sua potenza con quella dei Benetton.

 

L’indiscrezione è stata avanzata mercoledì 6 aprile da Bloomberg, ma non ha trovato ancora conferme. Tuttavia Alessandro qualcosa deve fare e di soci forti ed esperti in infrastrutture ne ha bisogno per far crescere la società con una espansione negli aeroporti e nella mobilità, nonché con un forte impulso all’innovazione e alla transizione energetica.

 

florentino perez

E qui viene la sua seconda sfida: riuscirà a convincere gli altri rami della famiglia, e in particolare la cugina Sabrina e il marito Ermanno Boffa, a puntare sul rilancio e non sulla rendita? Le prossime settimane saranno interessanti, anche perché si prepara un profondo ricambio del cda di Atlantia, a partire dall’arrivo del nuovo presidente, l’ambasciatore Giampiero Massolo, al posto di Fabio Cerchiai, che esce di scena al pari dei fondatori del gruppo di Ponzano.

 

blackstone

Il dilemma di con chi stare nella guerra sulle Generali

Ma, come se non bastasse il primo, c’è anche un ulteriore dilemma che Alessandro deve affrontare proprio in questi giorni: come votare alla assemblea delle Assicurazioni Generali che a fine mese dovrà rinnovare il cda.

 

Con la lista del consiglio patrocinata da Mediobanca o con quella targata Caltagirone-Del Vecchio? A Treviso nessuna decisione è stata ufficialmente presa, ma le indiscrezioni parlano di una decisione sofferta e che dovrà avere il beneplacito di tutta la famiglia.

 

Alla fine, visto che difficilmente il loro voto confluirà sulla terza lista di Assogestioni, i Benetton potrebbero assumere una posizione svizzera, non votando in assemblea e marcando così la loro neutralità.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”