1. E MENTRE STALLONE MOSTRAVA ANCORA UNA VOLTA I MUSCOLI DAVANTI AI FAN ROCKYZZATI E RAMBAMBITI, IN VIA VENETO LE PRODUTTRICI NICOLETTA MANTOVANI E SONIA RAULE METTEVANO IN SCENA IL COCKTAIL-FUNERALE DEL FILM “E LA CHIAMANO ESTATE” 2. MASSACRATO DI FISCHI E SPERNACCHIAMENTI IN UN CRESCENDO DI BATTUTE TRASH: DOVEVA ESSERE UNO SCANDALO PER LA TOPA DI ISABELLA FERRARI, È STATO UN BORDELLO 3. LA REPLICA INDIGNATA DEL REGISTA PAOLO FRANCHI CITA IL FILOSOFO BERGSON: “BISOGNA FARE UNA CONSIDERAZIONE TRANSTEMPORALE DI UN RAPPORTO DI COPPIA” 4. AL CRITICO DI “REPUBBLICA” PIACE: “QUEGLI ECHI MORAVIANI PER UN AUTORE APPARTATO” 5. ULTRA DELL'UTRI: "SO CHE MICHELE PLACIDO VORREBBE FARE UN FILM SU DI ME, MA IO PREFERIREI UN BRAVO REGISTA COME ROSI E POTREI SCRIVERE IO LA SCENEGGIATURA. PLACIDO È UN BRAVO ATTORE. COME REGISTA PUÒ FARE UN FILM SU INGROIA"

Video-Cafonal di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

 

1- FESTIVAL DI STALLONE E SCOPATE
Massimiliano Lazzari per "Il Messaggero"

Elegantissimo e trash. Sylvester Stallone sul red carpet dell'Auditorium è più Rocky che mai. Muscoli che si percepiscono sotto il vestito dal taglio impeccabile, forse di sartoria italiana, pizzetto sale e pepe - una novità - e poi: vistoso anello d'oro, gemelli ancor più evidenti per grandezza, sempre in oro, e un pesantissimo orologio pure questo in oro. Ma Sly è Sly e se lo può permettere. I fan lo amano, lo acclamano, impazziscono, piangono per lui facendo pressione sulle transenne a bordo del lungo tappeto rosso a stento sostenute dagli addetti alla sicurezza.

È stata senza dubbio la serata di Stallone quella di ieri, accolto al Festival da cori da stadio da centinaia di fan che hanno reso la sua passerella la più lunga, in termini di tempo, di quelle finora viste al Festival. «Ma non è poi così alto», commentata qualcuno un po' deluso dopo avergli stretto la mano. Un altro fan riesce a sfiorarlo e subito dopo si scioglie in lacrime per l'emozione, un altro urla di gioia per un autografo avuto su un poster di Rocky. Stallone sembrava davvero uno dei suoi eroi cinematografici e c'era tutto il pubblico che si è immedesimato più volte in Rocky o Rambo.

Dopo il bagno di folla, Sly è entrato in sala a salutare il pubblico che assisteva al film dal titolo «Bullet to the head» che è venuto a presentare a Roma. È stato un successo, senz'altro la serata più riuscita con quella dedicata a Carlo Verdone.

E mentre Sly mostrava ancora una volta i muscoli davanti ai fan, facendo il gesto di gonfiare i bicipiti e snobbando le telecamere, in via Veneto le produttrici Nicoletta Mantovani e Sonia Raule accoglievano un centinaio di ospiti al cocktail di presentazione del film «E la chiamano estate» di Paolo Franchi e in concorso al Festival.

Molti amici delle due produttrici e degli attori hanno brindato con il cast formato da Isabella Ferrari, Jean-Marc Barr, Luca Argentero, Filippo Nigro, Eva Riccobono, Anita Kravos, Christian Burruano. Sulla terrazza di un hotel di via Veneto sono arrivati l'attore Fabrizio Gifuni, la signora Argentero Myriam Catania, Violante Placido con il suo nuovo compagno, il regista Massimiliano D'Epiro, il cantante Nek, la mananger cinematografica Valeria Licastro, Umberto Croppi e molti attori del cast.

Mancava solo Isabella Ferrari. Un'ora di chiacchiere e commenti sull'andamento della manifestazione, tra caponatina e fritture preparare dallo chef Filippo La Mantia e poi gli attori e le produttrici sono risaliti in macchina per tornare all'Auditorium, dove alle ventuno e quarantacinque hanno sfilato sul tappeto rosso. Qui, bellissima, fasciata da un elegante abito da sera, è apparsa anche Isabella Ferrari.

 

2 - BATTUTACCE E IRONIA PER LA COPPIA FERRARI-BARR...
Arianna Finos per "la Repubblica"

La prima risata in sala è arrivata a metà film. Quando il protagonista cerca di convincere l'ex della sua fidanzata a tornare con lei perché «una scopata non si nega a nessuno». Da quel momento un crescendo di battute ironiche e commenti salaci ha scandito la proiezione per la stampa del terzo italiano in concorso al Festival di Roma, E la chiamano estate di Paolo Franchi.

«E lo chiamano film!», urlano gli spettatori; «Bùttate!» si sente all'indirizzo del disperato personaggio. Sui titoli di coda fischi e qualche applauso. Reazione mista alla proiezione per il pubblico, presente il cast, molti spettatori hanno abbandonato la sala piena e alla fine applausi e fischi. Doveva essere lo scandalo annunciato, per il nudo frontale in primo piano di Isabella Ferrari, le scene di orge e fellatio che coinvolgono altri attori, è diventata una pagina triste per il Festival di Roma, seguita da una conferenza stampa carica di tensione.

«Una fossa dei leoni», l'ha definita la coproduttrice Nicoletta Mantovani, dove a un certo punto interviene una giornalista e sessuologa, per certificare che il personaggio «è affetto da impotenza secondaria situazionale che si risolve con una semplice terapia. Assurdo, dunque, che il protagonista non lo sappia pur essendo un medico». Sempre all'incontro stampa qualcun altro chiede il perché del titolo tratto dalla canzone di Bruno Martino che «non avrebbe apprezzato di essere associato a questo film».

«Per contrappunto», è la laconica risposta del regista. Una delle scene che più ha fatto arrabbiare nel film è la ripetizione di una lettera che il protagonista legge ossessivamente all'amata. La replica di Paolo Franchi che cita il filosofo Bergson, non parte bene: «Bisogna fare una considerazione transtemporale di un rapporto di coppia», dice. E poi spiega: «Il tempo non è concepito in maniera lineare. Reiterare una scena dunque significa rileggerla, in un racconto che non si sviluppa in senso longitudinale, dove passato, presente e futuro si mischiano»...

Nel film Dino (il francese Jean-Marc Barr) e Anna (Isabella Ferrari) stanno insieme da quasi un anno senza avere rapporti sessuali. Il sesso per lui è in locali per scambisti e con prostitute, da cui si fa anche urinare addosso.

Pur avvezzo agli scandali - aveva fatto discutere e diviso il suo Nessuna qualità agli eroi a Venezia nel 2008 - il regista si è detto offeso dalle risate e battute in sala: «Il mio è un tentativo di sperimentazione fuori dall'omologazione della tv. Non ho mai pensato di piacere a molti, ma ad alcuni. Sono comunque sorpreso e amareggiato dalla reazione così grossolana e sguaiata a un Festival internazionale».

Era successo a Michele Placido con Ovunque sei nel 2004 e più recentemente a Cristina Comencini con Quando la notte, entrambi fischiati dalla platea dei critici e dei giornalisti più che dal pubblico normale, ma non con l'intensità riservata ora a Franchi. Il quale difende la decisione del direttore Marco Müller di presentare il film in concorso: «La sua è forse una scelta anacronistica, quella di un film che può non piacere ma che è coraggioso e cita autori degli anni 60. I tempi sono cambiati, forse oggi la ricerca va fatta con altri mezzi espressivi. E comunque una risata è meglio della muta indifferenza».

Anche Nicoletta Mantovani, che ha prodotto il film con la sua Pavarotti international (un milione e mezzo di budget, 400 mila euro dal Mibac e 80 mila dalla regione Puglia, uscirà in sala il 22 novembre in 35 copie) è stupita dalle reazioni: «Ci si lamenta del cinema italiano fatto solo di commedie e poi noi siamo trattati come se avessimo fatto qualcosa di male». Isabella Ferrari: «non ho avuto imbarazzi. Questo è un film d'autore».

Filippo Nigro si aspettava reazioni forti, «quando vai a un festival lo metti in conto. Ma questo ruolo di scambista malato è un regalo per un attore». Jean-Marc Barr sancisce che «il cinema mondiale oggi è dominato dall'industria, sono poche le possibilità di un approccio diverso alla sessualità. Paolo mi ha ricordato Lars Von Trier per senso dell'umorismo, paranoia e curiosità. Condividiamo la poca passione per il consenso unanime e il gusto sano per la provocazione».

3 - QUEGLI ECHI MORAVIANI PER UN AUTORE APPARTATO...
Paolo D'Agostini per "la Repubblica"

In rete già circolano i peggiori lazzi sul conto di E la chiamano estate di Paolo Franchi. Non è da escludere che lo stesso regista lo avesse messo in conto. Assumiamoci il compito, in parte obiettivamente impervio, di difendere il suo film. Il terzo, dopo La spettatrice e Nessuna qualità agli eroi, di un autore che se non fosse una formula abusata definiremmo appartato. Anomalo in un panorama dominato dalle variazioni sul linguaggio della commedia.

Con la cadenza dell'inchiesta che ricostruisce gli antefatti di un drammatico esito e facendo ricorso con evidenza consapevole ad abbondanti echi moraviani nel profilare situazioni e personaggi (il protagonista si chiama Dino come nel romanzo La noia), il film indaga il nodo della non corrispondenza tra amore e sesso.

Dino ama pazzamente Anna ma non l'ha mai sfiorata, gli è impossibile, e cerca soddisfazione in altre situazioni mercenarie, promiscue, torbide qui rivelandosi il contrario dell'uomo parossisticamente rispettoso della donna che è nei confronti di Anna. La quale, pur soffrendo questo rapporto incompiuto, è altrettanto presa da Dino e trae da questa santificazione un effetto gratificante.

Accurato nella sua scelta stilistica algida e "antonioniana" (il bianco sparato della camera da letto dove i due si scambiano tenerezze senza seguito) Franchi, che ha personalità, non manca di apprezzabile imprudenza, di un anelito anche un po' esaltato al superamento di una moderazione che rischia spesso di appiattire tutto. Isabella Ferrari è molto funzionale al compito di icona che le viene affidato, mentre dell'interprete francese Jean-Marc Barr si può dire che abbia ecceduto oltre il limite nel nutrire di sgradevolezza il suo personaggio.

4. DELL'UTRI,PER FILM SU DI ME PREFERIREI REGIA DI ROSI
(ANSA) - "So che Michele Placido vorrebbe fare un film su di me, ma io preferirei un bravo regista come Rosi e potrei scrivere io la sceneggiatura. Placido è un bravo attore. Come regista potrebbe fare un film su Ingroia". Lo ha detto il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri, a margine del processo d'appello per concorso in associazione mafiosa a Palermo, commentando l'intenzione di Michele Placido di fare un film su di lui. "Ma poi perché fare una pellicola su di me? Forse sono passato alla storia, peccato, io volevo passare alla cassa..." ha ironizzato il senatore

 

 

sylvester stallone in bullet to the head STALLONE AL FESTIVAL DI ROMAViolante Placido Sonia Raule e Paolo Franchi Nicoletta Mantovani Mario Durso e Lella Bertinotti Myriam Catania e Luca Argentero Isabella Ferrari in E la chiamano estate Filippo Nigro e Filippo La Mantia E la chiamano estate Jean Marc Barr Nicoletta Mantovani e Sonia Raule Fabrizio Gifuni Ferdinando Brachetti Peretti Valeria Licastro e Umberto Croppi Anita Kravos e Chiara Fortuna Isabella Ferrari in E la chiamano estate E LA CHIAMANO ESTATE EVA RICCOBONO E ANITA KRAVOS E la chiamano estate Isabella Ferrari Jean Marc Barr E LA CHIAMANO ESTATE FILIPPO NIGRO

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...