CAFONALINO - AH, SE IL MARTINI POTESSE RACCONTARE LE SERATE AL VICOLO 88 – OGNI MARTEDÌ L’ALTRA ROMA SI DA APPUNTAMENTO PER SPARARSI IN GOLA IL CELEBRE COCKTAIL (AL SECONDO MARTINI RIESCI A BACIARE ANCHE TUA MOGLIE…)

Nanni Delbecchi per il "Fatto quotidiano"

Il Martini perfetto è come lo Yeti: vive tra i ghiacci, ma nessuno l'ha mai visto". La definizione si legge in Martini Eden (Nutrimenti), delizioso volumetto appena arrivato in libreria. Sei racconti d'autore (Filippo Bologna, Gianfranco Calligarich, Carolina Cutolo, Sapo Matteucci, Massimo Morasso, Filippo Tuena), guarniti da altrettante ricette, perché nessun Martini è uguale a un altro, e il confine tra vermouth e gin (e dell'oliva, che per molti è irrinunciabile) è mobile quanto quello tra realtà e immaginazione.

Uno, nessuno e centomila Martini, mitologia che abbraccia innumerevoli film, romanzi, dive, dandy, registi e soprattutto scrittori. E che pure, in questo mondo di master-chef, appare in declino come tutta la cultura del bere miscelato. Nonostante ciò, abbiamo voluto sfidare il suo fascino inafferrabile: in compagnia di tre sherpa di prim'ordine (Cutolo, Matteucci, Tuena) ci siamo incamminati tra i ghiacci di un bar romano per provare a evocare lo spirito di questo Yeti gentile, e capire qualcosa di più dell'attrazione tra alcol e ispirazione. A forza di domandare, a un certo punto il Martini ha risposto. Forse la sua voce era una suggestione, ci è parso solo di sentirla (quando se ne beve più di uno, può capitare); in ogni caso, questa è la fedele trascrizione di quanto abbiamo udito.

Caro Martini cocktail, da dove nasce la sua leggenda?
Forse dal fatto che mi baso su equilibri molto delicati. Ognuno ha la sua ricetta. Quando vengo preparato, basta un nulla per cambiare il sapore, e perfino il senso, proprio come quando si scrive una frase. Sono essenziale ma complesso, disperatamente elegante come lo è stata la migliore letteratura del Novecento, l'età dell'ansia. Non per nulla il bicchiere del Martini evoca una clessidra.

E così è diventato il migliore amico di tanti scrittori.
Non solo loro. Sono socievole con tutti, un compagno di conversazione, un compagno di avventure. Poi, se qualcuno decide di scriverle, quelle avventure, affari suoi. D'altra parte, questa è la vocazione di tutti i cocktail preparati a regola d'arte.

Su questo non c'è dubbio. Su sette premi Nobel americani del secolo scorso, cinque erano alcolizzati: Sinclair Lewis, Faulkner, Hemingway, Eugene O'Neil e Steinbeck. Ma si potrebbero aggiungere i nomi di Malcolm Lowry, Dylan Thomas, Scott Fitzgerlad, Carver, Truman Capote, Anne Sexton, Elizabeth Bishop, Robert Lowell, per arrivare fino a Charles Bukowski e Mordecai Richler. Lei come se lo spiega?
Ci sono motivazioni storiche, a partire dal fascino trasgressivo che il proibizionismo diede all'alcol, e in particolare al gin, la bevanda fornita all'esercito inglese per dare la carica ai soldati. Da qui, l'idea che l'alcol favorisca l'ispirazione, le "generazioni perdute" che fino agli anni Cinquanta elessero a loro residenza fissa i bar di Parigi, Londra e New York. Allora non c'erano scuole di scrittura, né factory, né talent show. Solo gare di boxe, e sfide a chi beveva di più.

La rivalità, anche alcolica, tra Hemingway e Faulkner è proverbiale.
Che è la rivalità tra gin e whiskey. C'è una lettera in cui Hemingway scrive a Faulkner: "Sai che quando ti manca il bourbon sulla pagina si vede ?", poi gli elenca punto per punto quali sono quelle pagine.

Ernest Hemingway, il più grande scrittore bevente.
Difficile batterlo. E impossibile battere i suoi personaggi. Anselmo, il protagonista di Per chi suona la campana, a un certo punto dice: "Il whisky ammazza quel verme che ti divora dentro". Ecco, forse bevevano per uccidere i vermi senza nome, i fantasmi che divorano. O forse per conviverci il più a lungo possibile, perché senza fantasmi non si scrive.

La musa anglosassone è sempre stata la più assetata?
Non sottovaluterei la musa russa. Bisogna sostituire la vodka al gin, ma il prodotto non cambia. Da Tolstoj a Dostoevskij, fino a Venedikt Erofeev, l'autore di Mosca sulla vodka , il più grande romanzo alcolico con Sotto il vulcano. Per Erofeev, l'alcol è la grande liberazione dal regime e insieme la fonte dell'immaginazione artistica, ossia l'unica rivoluzione possibile."

E in Italia?
Anche l'Italia ha il suo cocktail nazionale, lo inventò il conte Negroni al bar Giacosa di Firenze di ritorno da un viaggio a Londra. Il barman gli stava preparando il Milano-Torino, vermouth e Campari. E lui: "Artemio, mettici un po' di gin!".

Un colpo di genio.
Unico e solitario. Per il resto, la musa alcolica italiana va a vino. Niente età dell'ansia, niente disperazione metropolitana, l'ispirazione è molto più rustica e provinciale, come la musica di Verdi o la poesia di Carducci e Pascoli, grandi bevitori. Per non parlare del Leopardi.

Leopardi?
Altro buon bevitore, per sua ammissione. Nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare si chiede dove si può trovare l'unico conforto della vita, quello capace di trasportarlo dal buio della notte al "bruno dei crepuscoli, piuttosto grato che molesto". E la risposta è: "In qualche liquore generoso".

Mentre D'Annunzio, a sorpresa, era astemio.
Completamente. Nonostante avesse inventato il liquore Aurum, spendeva i soldi solo in fiori e in cocaina. Da questo punto di vista è stato il più anticipatore di tutti.

Veniamo ai nostri giorni, caro Martini cocktail. Quanto è cambiata la cultura del bere alcolico?
Molto. Fino agli anni Sessanta la prima regola del saper bere è stata mai più di due spiriti alla volta. Adesso invece vanno i cocktail con più zucchero, più ingredienti e più shakerati. Per intenderci, tutto il contrario del sottoscritto.

Perché?
La mia sensazione è che la fretta abbia rovinato tutto. Bisogna fare tutto nel modo più forte possibile, nel minore tempo possibile. Anche sbronzarsi. Dall'età dell'ansia siamo passati all'età dell'affanno.

Non ci sono più i barman di una volta?
Ci sono ancora ottimi barman, ma in pochi seguono i comandamenti della vecchia scuola: lentezza, esattezza e geometria. Un vero barman, poi, sa mescolare gli ingredienti ma anche gli umori, capisce al volo che tipo di cliente ha davanti ed è pronto a farsi raccontare la storia della sua vita. Temo che la fortuna degli psicoterapeuti sia cominciata con il declino dei barman.

Ora vanno di moda i barman acrobatici, i giocolieri dello shaker. Siamo in piena società dello spettacolo, si sentono tutti come Tom Cruise in Cocktail. Ma quello è un film, anche bruttino. In realtà, non c'è nulla di più triste che sedersi davanti al banco di un barman acrobatico, e magari dover assistere a un suo sbaglio.
Oggi anche la letteratura è più shakerata?
Sì, se con questo intendiamo la scrittura che cerca di stupire a ogni pagina. Velocità, facilità e suspense, come vuole il mercato. Per forza poi che i libri sono fatti in serie. Scrittori acrobatici, anche loro aspiranti Tom Cruise.

Vogliamo salutarci con un brindisi al personaggio letterario che beve meglio?
Volentieri, ma non sono sicuro della risposta. In Di là dal fiume e tra gli alberi il colonnello Cantwell beve troppo per bere bene. Anche James Bond non mi convince, è proprio lui a inaugurare la moda dello shaker con il suo Vesper Martini. La Babette di Karen Blixen non beve granché di suo, però offre ai suoi ospiti il meglio del meglio: Borgogna e fratellanza.

E poi c'è il grande Gatsby. Ma anche lui non beve.
No, però alle sue feste si versano fiumi di gin e di champagne, si ubriacano tutti meno lui. Gatsby soffre e muore per amore, che è molto peggio di qualsiasi Martini. E viene il sospetto che tutti gli altri bevano così tanto per non fare la sua stessa fine.

 

Yumi di Fabio Vicolo fans Vaelerio Massimo Manfredi Uberto Gattai DJ Theodora Bugel Fabrizio Mosca Helene Bernewitz Tender is the night Stefano Pulsoni e Peter Glidewell Sofia Rinaldo Dario Picone Silvia di Paolo Benedetta Jacovoni Roberto Perini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…