les filles du soleil

LA CANNES DEI GIUSTI - COSA NON SI DEVE FARE PER FARSI PERDONARE LA CANNES DI HARVEY WEINSTEIN E DEI PRODUTTORI MOLESTATORI DI UN TEMPO. IERI RED CARPET DI 82 ATTRICI E REGISTE, CAPEGGIATE DA AGNES VARDA E CATE BLANCHETT PER INTRODURRE IL PRIMO WAR MOVIE FEMMINISTA DELLA STORIA DEL CINEMA, “LES FILLES DU SOLEIL”, DEDICATO AL VERO BATTAGLIONE CURDO TUTTO FEMMINILE DI RAGAZZE YAZIDE RAPITE, VIOLENTATE DALL’ISIS

Marco Giusti per Dagospia

 

CANNES 2018 - 82 DONNE PROTESTANO PER LA PARITA DI GENERE

Cannes. Sesto giorno. Cosa non si deve fare per farsi perdonare la Cannes di Harvey Weinstein e dei produttori molestatori di un tempo. Ieri red carpet di 82 attrici e registe, capeggiate da Agnes Varda e Cate Blanchett per introdurre il primo war movie femminista della storia del cinema, Les filles du soleil, scritto e girato da Eva Husson, al suo secondo film, e interamente dedicato al vero battaglione curdo tutto femminile composto da ragazze yazide rapite, violentate e schiavizzate dall’Isis che hanno visto i loro uomini uccisi brutalmente e i loro figli.

 

E, come ben sappiamo, se un militante dell’Isis viene ucciso da una donna non andrà in Paradiso. Le guida la mitica comandante Bahar, interpretata dall’iraniana Golshifteh Farahani, la cui storia seguiamo in flashback man mano che il film procede. Ma il nostro narratore è un’altra donna forte, la giornalista Mathilde, interpretata da Emmanuelle Bercot, che ha perso un occhio durante l’assedio di Homs, ma che sa che il suo dovere è quello di essere sul fronte per documentare da vicino la realtà.

 

LES FILLES DU SOLEIL

Tutto giusto e sentito, ma di un retorico e di un semplicistico che fa un po’ effetto trovare in un film in concorso a Cannes. Però il film si vede, e perfino il meccanismo di racconto, identico, ahimé, a quello del famigerato Berretti verdi di John Wayne, dove il giornalista democratico alla fine si arruolava nella guerra giusta, funzionicchia. Ma tra la musica melensa e gli sguardi intensi della protagonista con due occhi, francamente, sembra un film che è stato scelto solo per il tema forte e per giustificare la giornata al femminile anti-molestie di ieri.

 

Ben altra musica si suonava alla Quinzaine, che l’arrivo di uno dei film più assurdi e stracult nn solo di cannes, ma di tutta la stagione, Mandy, scritto e diretto da Panos Cosmatos, americano nato a Roma e di origine greca, figlioletto cicciotto (è identico a Giuliano Ferrara giovane) del regista George Pan Cosmatos, autore di Cassandra Crossing e Tombstone.

 

LES FILLES DU SOLEIL

Mandy, interpretato da un Nicolas Cage angelo della vendetta armato di balestra e ascia gigante che si è forgiato da solo, è un violentissimo slasher con punte horror pesanti condito da musica rock, si parte coi King Krimson (“Starless”) e si seguita coi Carpenter. Nicholas Cage è un tranquillo bosciaolo freakkettone che vive con la sua donna, Mandy, Andrea Riseborough, nelle montagne, quando una banda di vecchi hippies rockettari, pieni di coca e Lsd, aiutati da quattro mostri nerovestiti con volto coperto, irrompono nella loro vita, uccidono la ragazza e feriscono pesantemente lui.

 

Ovviamente si vendicherà, come abbiamo detto, con ascia e balestra. E da anni non si vedeva un Nicholas Cage così incazzato, tutto rosso paonazzo in faccia di sangue e di rodimento. Il tutto è talmente eccessivo e fuori controllo, malgrado il gran lavoro del regista nel riempire ogni inquadratura di idee visive, animazioni da copertina di dischi, makeup alla Hellraiser, citazioni della tv vintage, che a un certo punto diventa impossibile non ridere.

LES FILLES DU SOLEIL

 

Non si capisce bene se le risate e le ironie sono volute, se cioè fanno parte del genere, o sono involontarie. Poco importa, perché la sala gremita della Quinzaine ha davvero accolto ogni eccesso con schiamazzi di ogni tipo, ma alla fine tutti hanno sinceramente applaudito Panos Cosmatos, salutato come fosse un nuovo maestro del genere. Tra le battute superiori, quella di Nicolas Cage che alle osservazioni dell’anico Bill Duke sui membri della banda e sulla loro mostruosità, risponde con un geniale “Su, non essere negativo”. O quella del cattivo, Linus Roach, che nello scontro finale, vedendo che le cose stanno a finire male, si lancia con un “Vuoi che ti succhi il cazzo?”,  rivolto a Nicholas Cage. Quasi capolavoro.

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