black & white ball truman capote

1966, QUANDO TRUMAN CAPOTE INVENTO’ IL CAFONAL PARTY - UN SAGGIO RICOSTRUISCE LA STORIA DEL "BLACK AND WHITE BALL", LA FESTA PIÙ ESCLUSIVA E MEMORABILE DEL ‘900, AL PLAZA HOTEL DI NEW YORK - LO SCRITTORE L’APPARECCHIO’ NON SOLO PER FESTEGGIARE IL SUCCESSO DEL SUO LIBRO-VERITÀ, "A SANGUE FREDDO": FU UNO STUDIO IN VITRO DELL’ALTA SOCIETÀ AMERICANA, DELL’ARISTOCRAZIA INTERNAZIONALE DEL DENARO, DEL DIVISMO DI HOLLYWOOD CHE POI ROVESCIO’ NELLE PAGINE DI ‘PREGHIERE ESAUDITE’, LA SUA PERSONALE ‘RECHERCHE’ NEL MONDO DEL JET SET - VIDEO

 

Alberto Anile per Robinson – "La Repubblica"

 

Truman Capote e la festa del secolo - Deborah Davis

«Chiamatelo puro snobismo. Per me è semplice attitudine alla selezione» . Regina dei salotti e editorialista più influencer degli influencer di oggi, Elsa Maxwell sarebbe stata certamente selezionata tra i 540 invitati del party del secolo se non fosse morta nel 1963. Truman Capote organizzò la “festa delle feste” all'Hotel Plaza di New York tre anni dopo, il 28 novembre 1966. 

 

In quel momento lo scrittore nato a New Orleans era all'apice della fama e del talento; dopo il debutto con Altre voci, altre stanze e il successo di Colazione da Tiffany, era stato definitivamente consacrato da A sangue freddo, un (quasi) inedito tentativo di ibridare il romanzo con l'inchiesta giornalistica. 

 

L'organizzazione del Black and White Ball fu insieme una prova di forza nell'agone della upper upper class newyorkese, un capriccio da milionari e uno studio in vitro dei personaggi che intendeva ritrarre in Preghiere esaudite, la sua personale Richerche nel mondo del jet set .

 

Messa in piedi dopo mesi di preparativi e di fibrillazione mediatica, la festa al Plaza è al centro di Truman Capote e il party del secolo (Accento, traduzione di Sara Reggiani), agile ricostruzione della carriera dello scrittore ma soprattutto del suo agognatissimo ricevimento. La firma la scrittrice e produttrice statunitense Deborah Davis.

 

Come indica il nome, il Black and White Ball imponeva che gli invitati dovessero vestire rigorosamente in bianco e/o nero; Capote fece un'eccezione solo per il maharaja e la maharani di Jaipur, ospiti dell'ultima ora, portati al Plaza direttamente dall'aeroporto. 

 

Gli ospiti sarebbero dovuti venire anche in maschera, qualunque cosa s'intenda con questa parola; e perciò ci fu chi arrivò con costruzioni sofisticatissime applicate al volto, chi con delle spennellate dorate intorno agli occhi, e ancora chi si fece porgere un diamante da sessanta carati e se lo fece incollare in fronte — mentre Capote optò per una semplice maschera nera comprata in un negozio di giocattoli per trentanove centesimi di dollaro.

 

Fu il party a cui tutti volevano intervenire, e che fece arrabbiare e deprimere centinaia di aspiranti che non ricevettero mai l'invito. Ci fu anche chi, pur avendolo ricevuto, decise di non partecipare, ma parliamo di Jackie Kennedy, Greta Garbo, Tennessee Williams, Liz Taylor e Richard Burton. Vennero invece Frank Sinatra (al braccio con Mia Farrow), Norman Mailer, Darryl F. Zanuck, Henry Fonda, Claudette Colbert, Lauren Bacall. 

 

Nella lista c'erano anche diversi italiani: Gianni e Umberto Agnelli, la principessa Luciana Pignatelli, Alfredo Todisco, Benedetta Barzini, i due principi Caracciolo, il conte Crespi, Domietta Hercolani, Gian Carlo Menotti, il duca di Verdura e il ristoratore Giancarlo Uzielli . 

 

La selezione fu un esercizio di raffinata crudeltà. Capote avvertì subito che chi non avrebbe ricevuto l'invito non avrebbe ottenuto una seconda possibilità, ma nel quadernino in bianco e nero (ancora oggi conservato alla New York Public Library), lo scrittore si deviò per tre mesi a togliere e aggiungere seguendo molteplici linee guida: la bellezza delle donne, il nome altisonante, l'affetto di lunga data, l'amicizia del momento, il capriccio imprevedibile. 

 

 

 

 

 

Dopo che l'invito, inquadrato da un luminoso bordo giallo e arancione, venne spedito, resistette stoicamente a quelle esclusioni che — con lusinghe o minacce — tentarono di rientrare in extremis fra i prescelti. L'organizzazione prevedeva anche che gli invitati venissero prima frammentati e smistati in varie cene, in modo da arrivare al ballo col migliore degli umori, alle dieci di sera. 

 

Dopodiché furono musiche e champagne, fino alle quattro del mattino. Al pianterreno la gente si assiepava per vedere chi entrava e chi usciva, mentre una troupe della Cbs filmava a futura memoria. «Gran parte dell'opera di Capote è ancora ritenuta buona, se non addirittura eccezionale», sostiene l'autrice del libro. «Ma non è mai stato messo in dubbio che il suo Black and White Ball sia stato il party del secolo». 

 

 

 

Per Truman Capote, comunque, quella festa fu l'inizio della fine. Diversi invitati sono diventati poi inconsapevoli protagonisti dei primi capitoli di Preghiere esaudite, anticipati fra '75 e '76 su Esquire. Messa in piazza nei suoi aspetti più disdicevoli, la bella società newyorkese gli diede l'ostracismo e Capote, un tempo ricercatissimo arbiter elegantiarum, diventò un reietto dedito ad alcool e droghe, che lo mandarono all'altro mondo a sessant'anni neanche completi.  Deborah Davis Truman Capote e la festa del secolo Accento Traduzione Sara Reggiani pagg. 336 euro 18 Voto 7/10.

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