daniel radcliffe emma watson rupert grint harry potter

LA MAGIA DI HARRY POTTER VALE SOLO AL BOTTEGHINO, MA NON PER I SUOI PROTAGONISTI - A 20 ANNI DALL’USCITA AL CINEMA DELLE AVVENTURE DEL MAGHETTO, GLI ATTORI SONO IRRICONOSCIBILI. O QUASI. DANIEL RADCLIFFE, DOPO ESSERSI SFONDATO DI ALCOL, È INVECCHIATO MALE. RUPERT GRINT, IL RON ROSSICCIO, SEMBRA RIMASTO ALL’ETÀ DELLA PUBERTÀ. MENO MALE CHE C’È LA BONISSIMA EMMA WATSON, CHE HA ABBANDONATO LA CHIOMA DA TRECCE SCIOLTE LA MATTINA, E OGGI È UNA SPLENDIDA DONNA… VIDEO

Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”

 

j k rowling daniel radcliffe emma watson rupert grint

Il maghetto da otto miliardi di dollari (di botteghino) è arrivato nei cinema vent' anni fa, quando la saga dei libri di Harry Potter era già un bestseller mondiale ma Daniel Radcliffe (oggi barbuto trentaduenne) era uno studente delle medie con difficoltà di apprendimento - lasciò la scuola dopo l'uscita del primo film, causa bullismo, e ha studiato con insegnanti privati - e la festa di compleanno di «Harry Potter e la pietra filosofale» sarà, inevitabilmente, un evento televisivo.

 

harry potter 4

Con una dose non elevatissima di fantasia lo speciale si chiamerà «Harry Potter, 20esimo anniversario: ritorno a Hogwarts», cioè ritorno sul set londinese dove è stato girato il primo film. Lo speciale sarà trasmesso il 1° gennaio sulla piattaforma di streaming Hbo Max. Ci saranno Radcliffe, Emma Watson (Hermione), Rupert Grint (Ron) e tanti altri attori adulti del cast - Robbie Coltrane (il mezzogigante Rubeus Hagrid), Tom Felton (Draco Malfoy), Helena Bonham Carter (Bellatrix Lestrange), Gary Oldman (Sirius Black), il regista Chris Columbus (l'autrice, J.K. Rowling, avrebbe voluto al suo posto l'immaginifico Terry Gilliam di «Brazil», figura però allarmante per i produttori hollywoodiani, così si preferì il disciplinato Columbus).

harry potter 3

 

Lo speciale televisivo è uno dei numerosi eventi pianificati per il ventesimo anniversario dalla Warner Bros: ci sono anche in programma un concorso a quiz per i fan di Potter condotto da Helen Mirren, con apparizioni speciali di celebrities che amano Harry Potter (tra loro i comici Pete Davidson e Jay Leno).

 

harry potter 2

Harry il maghetto è a capo di un enorme business globale: mezzo miliardo di copie vendute nelle librerie di tutto il mondo, una saga tradotta in 60 lingue, i film da 8 miliardi di dollari incassati, il merchandising onnipresente nelle case dove vivono bambini (e anche adulti: Harry Potter come spiegano gli esperti di marketing centra i rarissimi «quattro quadranti», uomini e donne di tutte le età).

 

harry potter 1

Nulla di tutto questo - gli special, il ventennale, i sogni di milioni di lettori grandi e piccini, i fatturati di case di produzione e editori - sarebbe successo senza Joanne Rowling, Membro dell'Ordine dei compagni d'onore e dell'Ordine dell'Impero britannico, che non aveva un soldo e ora è più ricca della regina (al contrario di molti miliardari del Regno Unito, ha rifiutato le proposte di «razionalizzazione» fiscale proposte dai suoi consulenti e paga le tasse fino all'ultimo penny «perché quando ho avuto bisogno di un sussidio, tanti anni fa, sono stata aiutata, adesso è ora di fare la mia parte».

 

emma watson 1

Eppure, nello speciale mancherà proprio Rowling: la mamma di Harry, creatrice del mondo magico di Hogwarts, non sarà tra coloro che faranno un'apparizione nello show. La scrittrice apparirà in filmati d'archivio, nient' altro: una serie di tweet giudicati come transfobici da molti utenti dei social media l'hanno resa al momento poco appetibile in termini di comunicazione (i cartelli «Muori J.K. Rowling» agitati in alcune manifestazione pro-diritti Lgbtq non hanno aiutato a superare la questione).

 

rupert grint 1

Ha appena pubblicato un nuovo libro, una fiaba per bambini, «Il maialino di Natale» (edito in Italia da Salani), per il quale non ha fatto promozione né rilasciato interviste, ha soltanto pubblicato un articolo introduttivo sul Times di Londra. Ha infranto la regola numero 1 del marketing globale ai tempi dei social media, «non offendere nessuno», della quale molti suoi colleghi hanno fatto un'arte con dichiarazioni generiche e con account social gestiti da attentissime redazioni sempre con un occhio ai sondaggi. La soluzione? Il basso profilo, per adesso. Più avanti? Dipende un po' da come procederà la cancel culture che - almeno al momento - non fornisce opzioni di espiazione della propria colpa che permettano di voltare pagina (digitale).

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