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APOCALISSE AUSTRALIA – LE FIAMME CONTINUANO A DEVASTARE MIGLIAIA DI ETTARI NEL PAESE, IL BILANCIO DEI MORTI SALE A 23 E DIECI MILIONI DI PERSONE PRESTO DOVRANNO FARE I CONTI CON L’ARIA CHE STA DIVENTANDO IRRESPIRABILE – IL GOVERNO È ACCUSATO DI NON SAPER GESTIRE L’EMERGENZA E I VOLONTARI SI RIFIUTANO DI DARE LA MANO AL PREMIER SCOTT MORRISON – RICHIAMATI 3MILA MILITARI RISERVISTI – VIDEO

 

AUSTRALIA, RICHIAMATI 3MILA RISERVISTI PER FERMARE I ROGHI: È LA PIÙ GRANDE MOBILITAZIONE DAL DOPOGUERRA

Da www.lastampa.it

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Le autorità australiane hanno richiamato in servizio oltre tremila militari della riserva per contrastare l'emergenza incendi che da settembre ha già causato 23 morti, la distruzione di 1.500 case e di un territorio grande il doppio del Belgio. L'annuncio della più grande mobilitazione del dopoguerra è stato fatto dal premier, Scott Morrison, dopo che i roghi nelle foreste hanno causato altre due vittime nell'Isola del canguro, la terza del Paese, situata a 112 chilometri dalla città meridionale di Adelaide. Si tratta di due persone la cui auto è stata avvolta dalle fiamme vicino a Parndana.

 

vigile del fuoco si rifiuta di stringere la mano a scott morrison

Sull'isola dal 20 dicembre i roghi hanno distrutto 100mila ettari di foreste, per lo più nel parco nazionale Flinders Chase che ospita 60.000 canguri, 50.000 koala ed esemplari di altre specie in via d'estinzione. «Stiamo pagando un alto prezzo», ha ammesso il premier Morrison mentre le temperature continuano a superare i 40 gradi con punte di 48,9 alla periferia di Sydney, e i forti venti contrastano l'azione dei vigili del fuoco. Sono oltre 100.000 le persone evacuate in tre Stati. Il governo ha anche disposto che la nave da guerra Adelaide collabori alle operazioni di evacuazione e che le basi militari ospitino gli sfollati. Inoltre sono stati stanziati 20 milioni di dollari australiani (12,4 milioni di euro) per l'acquisto di quattro aerei per lo spegnimento degli incendi. Morrison è da tre settimane sotto accusa per i ritardi nella risposta agli incendi e per il mancato impegno nella lotta ai cambiamenti climatici.

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Le previsioni indicano che le condizioni meteorologiche non miglioreranno nei prossimi giorni, con caldo e vento ad alimentare le fiamme. Nello Stato di Victoria sono stati segnalati 73 nuovi incendi che si sommano ai 53 dei giorni scorsi, per lo più nella parte orientale confinante con il New South Wales, dove 3mila pompieri sono alle prese con 150 roghi. 

 

INCENDI IN AUSTRALIA: I VOLONTARI SI RIFIUTANO DI STRINGERE LA MANO AL PRIMO MINISTRO

Da www.corriere.it

 

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«Perché da noi solo quattro camion (dei vigili del fuoco)? Perché abbiamo pochi soldi?. Se fossimo a Sydney saremmo sommersi di donazioni». In visita nel Nuovo Galles del Sud, il premier australiano è stato insultato e accolto con rabbia. Scott Morrison, che per le vacanze di Natale era partito con la famiglia per le Hawaii (per poi rientrare in anticipo dopo le polemiche) è accusato anche politicamente di essere passivo di fronte ai problemi del clima e di essere in combutta con la lobby del carbone.

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Nei video pubblicati dalle emittenti australiane si vedono alcuni residenti della città di Cobargo, tra gli altri anche vigili del fuoco, che non hanno voluto neppure stringergli la mano. Dall’inizio degli incendi, lo scorso autunno, sono morte 19 persone; le fiamme hanno distrutto più di 1.400 abitazioni e una superficie boschiva pari a 5 milioni di ettari.

 

 

L'AUSTRALIA NON RIESCE A SPEGNERE I ROGHI "QUI NON SI RESPIRA PIÙ, DOBBIAMO FUGGIRE"

Stefano Stefanini per “la Stampa”

 

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L' Australia sta reagendo agli incendi con rabbia e coraggio, con storie di eroismo e di abnegazione di pompieri, volontari e militari. Ma cresce anche il risentimento verso il governo, percepito come tardivo nel reagire e incapace di empatia. L' ottimismo del primo ministro, Scott Morrison, nel messaggio di fine anno gli si è ritorto contro nei fischi con cui è stato accolto quando ha visitato le località colpite. Morrison è un politico popolare, appena rieletto. Si ostina a considerare gli incendi come una crisi grave ma di ordinaria amministrazione. Non lo è e la gente lo sente. Il filo diretto si è incrinato.

 

La devastazione

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Si stima che quasi dieci milioni di australiani, più di un terzo della popolazione, dovranno fare i conti con l' aria irrespirabile. Capodanno è arrivato a Canberra con una nuvola di fumo tossico. E così la capitale australiana è schizzata in testa alla graduatoria mondiale delle peggiori città del mondo per la qualità dell' aria, superando Delhi e Lahore che detenevano il triste record.

 

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Le condizioni meteorologiche non fanno sperare in apprezzabili miglioramenti nei prossimi giorni. C' è di peggio: nella cittadina marittima di Bateman' s Bay, nell' adiacente stato del Nuovo Galles del Sud, il livello di tossicità era quasi doppio. È stata evacuata, come altri centri turistici sotto l' attacco degli incendi. Qualsiasi evacuazione è una sfida logistica. A maggior ragione quando viene a mancare il carburante nei distributori o smettono di funzionare le infrastrutture di telefonia mobile - chi di noi saprebbe cosa fare in un' emergenza senza i fidi telefonini o dove andare senza Google maps? In queste condizioni si sono trovate molte località australiane assalite dalle fiamme. Sono entrati in azione i militari, unici ad avere le risorse, organizzazione e mentalità per gestire queste operazioni. Quella che è in corso in questi giorni è la più ampia mai avvenuta in Australia, dove c' è comunque una lunga storia di cicloni e una solida preparazione ad affrontare anche i disastri naturali.

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La popolazione in fuga

A malincuore, recalcitrante, lasciando dietro una scia di disperazione ed incredulità, la gente abbandona case e beni, campi e bestiame, s' incolonna e si muove verso l' incognita salvezza. Non sanno cosa li attende, se e cosa ritroveranno quando potranno tornare, probabilmente solo macerie fumanti. Le facce smarrite, i sorrisi forzati, le lacrime e le famiglie abbracciate raccontano le loro storie di fuga dall' inferno di fuoco.

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A Canberra, o Sydney dove pure stanno tornando le nubi di fumo, la minaccia non sono le fiamme ma l' aria diventata irrespirabile. Non c' è bisogno di evacuazione ma ci si adatta a una città semiparalizzata, dove le poste hanno sospeso i servizi, alcune procedure medico-diagnostiche come la risonanza magnetica sono diventate impraticabili, si raccomanda di stare a casa. I rischi alla salute sono reali - un' anziana viaggiatrice ha perso la vita per problemi respiratori appena atterrata. Chi non ha avuto la preveggenza di dotarsi per tempo di mascherine P2, oggi introvabili, come ha fatto l' Ambasciatrice Francesca Tardioli per tutto il personale dell' Ambasciata italiana, deve starsene chiuso a casa e sperare.

 

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Dietro la cortina fumogena che avvolge Canberra si annidano tre verità che l' Australia e il mondo devono affrontare. Primo, la vulnerabilità alle forze della natura dei sistemi, dalle comunicazioni alla sanità, su cui poggia il nostro modo di vivere e di operare.

 

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Secondo, la nuova devastante normalità climatica conseguenza dell' aumento medio di poco più di un grado di temperatura. Terzo, l' inevitabilità di conseguenze ancor ben più catastrofiche se l' aumento - che continuerà - non sarà mantenuto almeno nel limite dell' 1, 5 in più della conferenza di Parigi. Se non vogliamo parlare di cambiamenti climatici mentre gli incendi infuriano, prepariamoci parlare di molto peggio in un futuro non lontano.

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